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15 marzo 2022

Dopesick

Mondo Serial

C'è un'epidemia che in America ha fatto più morti del Covid-19.
C'è un'emergenza sanitaria che non guarda in faccia ceto, sesso, età.
Ci sono morti che pesano sulla coscienza, ricoveri che pesano sull'economia, soccorsi che non sono in grado di funzionare.
Il tutto, causato da una medicina legale.
Approvata dall'FDA, prescritta senza preoccupazioni da medici di base che hanno le migliori intenzioni nei confronti dei loro pazienti.
E ora, c'è una miniserie che racconta tutto questo, dalle origini alle conseguenze più recenti.
Il farmaco, si chiama OxyContin ed è un oppioide.
La miniserie, si chiama Dopesick.


Dopesick, ovvero quel malessere insostenibile tra una dose e l'altra, che porta chi è tossicodipendente a volerne ancora, anzi, di più, assuefatto come diventa.
Presente l'emergenza eroina degli anni '90?
Ci troviamo in una situazione simile, anzi, in una situazione che diventerà uguale, visto che con il costo e il difficile reperimento dell'OxyContin che diventano un problema, molti  Oxy-dipendenti opteranno per la più economica ma letale eroina.


Ma partiamo dall'inizio, partiamo dalla famiglia Sackler divisa al suo interno.
Un Impero di miliardi di dollari e il sogno di creare il farmaco che eliminerà il dolore, diventando allo stesso tempo il più venduto nel mercato.
Che importa se si deve mentire sugli effetti della sua dipendenza?
Che importa se a suon di dati camuffati, analisi fasulle e marketing aggressivo, si raggireranno i migliori medici?
Ci si può comprare tutti, i membri dell'FDA, i parenti, il proprio buon nome a suon di dollari donati e assunzioni da capogiro.


Dopesick si muove seguendo più personaggi.
Da una parte, appunto, la famiglia Sackler con i suoi dissidi e il suo piano diabolico senza alcun tipo di rimorso.
Da un'altra un medico compiacente, che si fida del suo agente farmaceutico, prescrive anche a giovanissime pazienti l'OxyContin e finisce pure lui nel terribile vortice della dipendenza.
Infine, ci sono gli agenti governativi che cercano di mettere in piedi un caso giudiziario che possa condannare i Sackler e la Purdue Pharma, dimostrando gli intenti, le bugie, le falsificazioni illecite.
Ci muove, però, su più piani temporali, andando avanti e indietro, coinvolgendo un'agente della DEA che per prima aveva cercato di fermare l'OxyContin rimettendoci il suo matrimonio, soffermandosi sulle difficoltà di una giovane a vivere apertamente la sua sessualità, i morsi di coscienza di un agente farmaceutico e infine il difficile percorso di uscita da un farmaco che crea dipendenza e cambia la chimica del cervello.


Come dice Ali a Rue, la dipendenza è una vera e propria malattia.
La forza di volontà conta, certo, ma fino ad un certo punto se è il tuo corpo, la tua mente, che richiede una dose. 
E poi un'altra. 
E un'altra ancora. 
Fino a farti pensare che il modo migliore per farla finita è non svegliarti più dopo una dose.
Finalmente libero.
Lo raccontava in modo più patinato ma comunque preciso anche Ben is Back, qualche Natale fa.


Una serie così, quindi, la si aspettava da tempo.
A produrla è quel Supervillains di Danny Strong, mentre a dirigere i primi episodi è proprio Barry Levinson, padre di Sam, che cerca di imitare il fare visionario del figlio disturbando più del necessario.
Il fatto è che una storia simile, complessa e articolata, aveva bisogno di un'asciugatura e di una chiarezza maggiore in fase di scrittura e pure di realizzazione.
Anche se le linee temporali sono sempre mostrate, ci si perde facilmente, o almeno, mi è successo visto anche il ritmo non così incalzante.


Un peccato, per il tema trattato, per gli attori coinvolti.
A partire da Re Mida Michael Keaton, qui più umano che mai, la prezzemolina Kaitlyn Dever che ancora una volta conquista, gli agenti Peter Sarsgaard e Rosario Dawson che si calano perfettamente nel ruolo e il mefistofelico Michael Stuhlbarg.
Un'altra dose di Dopesick non la vorrei, dolorosa com'è.
Un'atra serie a tema, vista l'importanza, e magari più asciutta, sì.

Voto: ☕☕/5

2 commenti:

  1. Sì, un'asciugatura avrebbe aiutato. Diciamo che la metà degli episodi sarebbe bastata, così invece rischia di mandare in overdose. :)
    Comunque storia che meritava di essere raccontata e conosciuta, e a cui in Italia, almeno da quel che ne so, non si era dato un grande risalto.

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    1. Quando ho ascoltato il podcast del mio non parente Francesco Costa che la raccontava sono rimasta a bocca aperta. E ho capito la sfuriata di Julia Roberts in Ben is Back.

      Questa serie fa chiarezza, ma allo stesso tempo, con i salti avanti e indietro crea confusione. Più compattezza, la prossima volta.

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