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17 agosto 2022

The Black Phone

Settimana Horror

In queste settimane dedicate all'horror, sono a Derry.
Immersa fino al collo a seguire le avventure del Club dei Perdenti, una promessa che avevo fatto a me stessa dopo l'amore scoccato con quel Capitolo Uno, e il consiglio di leggerlo, finalmente, un Stephen King dei brividi, non starmene solo nelle sue Stagioni Diverse!
L'idea era riuscire a finire il romanzo in queste settimane così da dare anche ai lunedì di lettura una connotazione horror. Ma il tempo è tiranno, King non si è certo tirato indietro in quantità di pagine scritte e quindi sarà per un altro lunedì.
Ma nel suo mondo, ci torno grazie al figlio.
Grazie a questo film, che adatta l'omonimo racconto di Joe Hill, e sembra far tornare a Derry, a quegli anni dell'infanzia, dei mostri veri o presunti, dei bulli e dei rapporti speciali che aiutano a tirare avanti.
Siamo nei sobborghi di Denver, però, e le strade non sono sicure.


Nessun pagliaccio alieno terrorizza i più piccoli, ma un mostro vero, in carne ed ossa e maschera chiamato The Grabber.
Nessun indizio per fermarlo, per capire l'identità di chi rapisce questi ragazzi. 
Solo dei sogni, confusi e terrorizzanti, che la piccola Gwen fa, facendo adirare quel padre ubriacone che si ritrova.
Ma il vero protagonista è il fratello, Finnie, che fugge dai bulli, i cui amici spariscono, e che finisce per sparire pure lui.
Rapito e rinchiuso in un seminterrato spoglio: un bagno malmesso, un materasso, un telefono. Nero.
Scollegato dal mondo esterno ma che per lui, squilla.
Dall'altro lato, le vittime di quel mostro dalla maschera diabolica, dai modi sinistri di un pedofilo che aspetta con pazienza, che si eccita nell'attesa come fosse un gioco.
E queste vittime chiedono vendetta, cercando di aiutare Finney, di mostrargli la via, lui che si scoraggia, lui che sta per cedere.


I richiami, a It come all'universo di King, sono evidenti e il regista Scott Derrickson li sottolinea mettendoci un'immancabile mantellina gialla al personaggio migliore del film: la piccola Gwen, che nonostante uno scontro poco riuscito con un Jeremy Davies fuori parte, si conquista da subito la nostra simpatia mandando a quel paese Gesù.
Da Finney, invece, ci si aspettava di più.
Perfetto candidato al Club dei Perdenti, avrebbe più possibilità di fuga e di vittoria, colpa di un adattamento su grande schermo che non può non sottolinearle visivamente.


Ma la paura, scorre sulle linee di un telefono che regala apparizioni da facili jumpscares, e soprattutto grazie a un Ethan Hawke così reale, così sinistro, così inquietante da mettere i brividi.
Quelli più veri.
L'unione fa la forza, però, e anche in questo caso in cui i perdenti sono tali perché hanno perso la vita, la sceneggiatura è ben orchestrata e in un equilibrio tra realismo e realismo magico ha una solidità da vecchi film, da vecchi tempi.
Non sarà Derry, non sarà Stephen King, ma Black Phone ha dalla sua l'effetto nostalgia dei figli che seguono le giuste orme.

Grado di paura espresso in Leone Cane Fifone:
3 Leoni su 5


1 commento:

  1. Decisamente inquietante. Se l'avessi visto da bambino, probabilmente non sarei più uscito di casa. XD

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