Mondo Serial
Ci sono un polacco, dei danesi, dei francesi, delle cinesi che si fingono giapponesi, uno spagnolo e un portoghese, e una dottoressa inglese su una nave diretta a New York capitanata da un tedesco.
E c'è soprattutto un tedesco alla creazione non solo della nave, ma della serie TV.
Non è l'inizio di una barzelletta né di una serie TV vacanziera, soprattutto perché il tedesco in questione corrisponde al nome di Baran bo Odar, e con lui le cose, si sa, non possono che complicarsi.
Perché Baran bo Odar è la mente che è stata dietro a quell'intrigo di linee temporali, relazioni difficili da decifrare e un casting che a differenza di The Crown ha dell'incredibile, che corrisponde al nome di Dark.
E diciamo che sta dietro pure a Who Am I, uno dei pochi film tedeschi capaci di sorpassare il confine e intrigare la rete.
Il vero successo è però arrivato grazie a Netflix, che ha così volenterosamente prodotto quella che è per ora la serie TV più costosa di Germania.
Siamo su una nave, appunto.
Ci si muove fra prima e terza classe, tra sala macchine e ponte di comando.
Siamo sulla Kerberos, che a 4 mesi dalla scomparsa della sua gemella Prometheus, batte la stessa rotta direzione New York trasportando misteri e destini di chi cerca una nuova vita o ricerca parenti scomparsi.
Siamo solo all'inizio e un segnale viene captato: qualcuno è ancora vivo, sulla Prometheus? Dove si sono persi? Cosa gli è successo? E perché tutti o quasi sulla Kerberos hanno ricevuto l'invito a imbarcarsi dopo la sua scomparsa?
Le risposte arriveranno piano piano, molto piano e a volte mai, avvolte da una confusione meno insostenibile che in Dark.
Non si parla di fisica quantistica -non ancora, almeno- ma di psiche e di realtà, di quello che la mente costruisce, osserva, recepisce.
Chi è chi, quindi?
Dove siamo davvero se la nave offre via di fughe spazialmente impossibili e un bambino dall'aria misteriosa crea scompiglio?
Se il primo episodio cattura dal primo minuto seminando bene sospetti e indizi, facendo di Emily Beecham, Aneurin Barnard e Andreas Pietschmann un trio di affascinanti protagonisti, se il secondo episodio mantiene la rotta con un finale che non può che ricordare Lost, non tutti i personaggi hanno la solidità per reggere nell'andare a scoprire il loro passato, i loro traumi, con declinazioni quasi da soap opera e ancora molti punti di domanda.
Di buono, c'è una regia solida, che indugia in particolari, che sfrutta bene gli effetti speciali e c'è un'attenzione ai costumi e alla ricostruzione di un'epoca e la solita bella canzone al momento giusto (la fine di un episodio) che fa capire come sono stati spesi bene i soldi di Netflix.
Il finale che lascia tutto in sospeso in attesa di una conferma che permetta a Baran bo Odar di dare vita a un nuovo trittico, non può che incuriosire e rendere questo viaggio via nave ancora più misterioso.
Ci sono un polacco, dei danesi, dei francesi, dei cinesi che si fingono giapponesi, uno spagnolo e un portoghese, e una dottoressa inglese su una nave diretta a New York capitanata da un tedesco.
Non è l'inizio di una barzelletta che non fa ridere e nemmeno della serie evento dell'anno, come in molti gridano.
È però l'inizio molto promettente e che certe promesse riesce pure a mantenerle, della serie più costosa di Germania capace di avvincere e incuriosire.
Ma a tratti sospirare nel guazzabuglio linguistico che in quella nave si crea, nella speranza che non finisca tutto a mare.
Voto: ☕☕☕½/5
Non mi annoiavo così dai tempi della visione di Dark...
RispondiEliminaSe era l'inizio di una barzelletta avrei preferito di gran lunga. :D