Di tutto ti aspetteresti dal cinema tedesco, tranne che un thriller sottile e cyber come si deve.
E invece in Germania c'è più di quei La Vita degli Altri, Goodbye Lenin e L'Onda, che risalgono ormai a una decina d'anni fa.
Ci sono film come questo, che nulla ha da invidiare a una produzione americana, e che sa coinvolgerti, sorprenderti e ingannarti, come quei thriller frizzanti e ritmati, sanno fare.
Ritroviamo come protagonista il bel Tom Schilling conosciuto in Oh Boy - Un Caffè a Berlino, piccolo film, sempre tedesco, che assieme agli tre titoli e qualche grande classico imprescindibile e soprattutto come sempre inserito in un corso universitario, rappresenta il mio bagaglio personale su quanto visto della cinematografia tedesca.
Qui, Tom non è certo più fortunato che nei giorni allo sbando in cui lo seguivamo in bianco e nero, anzi, piuttosto sfigatello, il suo Benjamin è invisibile agli occhi della ragazza che ama dai tempi della scuola, la madre si è suicidata, ha una nonna a cui badare e un triste lavoro come fattorino della pizza che rendono la sua vita tutt'altro che esaltante.
Questo nella realtà, almeno, perchè davanti allo schermo di un computer, con le dita nella tastiera, Benjamin si trasforma, diventa un hacker conosciuto e abile, capace di scrivere e leggere in codice, capace soprattutto di poter fare un po' quello che vuole in un mondo che è ormai digitalizzato in tutto e per tutto.
Le sue capacità non sfuggiranno a Max che decide di farlo entrare nella sua band di hacker, una band rock e alternativa.
Max che è l'opposto di Benjamin: sicuro, stravagante, intraprendente,e assieme al burbero Paul e all'ansioso Stephan iniziano la loro scalata al successo, cercando l'approvazione di quel mondo che sta dietro internet, quel mondo fatto da hacker capaci di sfondare barriere impenetrabili, di cambiare il mondo con un click.
Inizieranno con piccoli colpi, con bravate che diventeranno popolari e che porteranno il loro nome, CLAY (Clowns Laughing At You), sulla bocca di tutti.
Ma non basta, non si prendono sul serio loro, sul serio non lo prende nemmeno MRX, il loro mito senza volto.
È quindi giunto il momento di fare un colpaccio, di farsi notare davvero.
Come un Ocean, come un 21, come altri film in cui quello che conta è il ritmo, è il protagonista, anche questo Who Am I si caratterizza per quello stesso protagonista che ci racconta la sua storia, ma non la racconta solo a noi, c'è anche l'investigatrice Hanne Lindberg poliziotta esperta in reati informatici ad ascoltarlo, ad analizzarlo in ogni suo gesto o espressione, indecisa se credergli o meno.
Lei è la donna che da anni cerca di stanare i più pericolosi hacker che mettono a repentaglio la sicurezza europea, e aver davanti a sé uno di questi, che potrebbe portarla a tutti gli altri, potrebbe essere il colpaccio per risollevare la sua carriera.
La difesa è però alta, come lei veniamo coinvolti da quanto Benjamin dice e afferma, ci esaltiamo con le sue vittorie, ci spaventano le sue cadute... ma chi è davvero Benjamin?
Questa è la domanda fondamentale che ci si pone fin dal titolo, e che porta a seguire questo hacker nel suo mondo di codici e malefatte innocenti.
Ritmo, azione, adrenalina, colpi di scena e piccole genialità sottolineate da una colonna sonora che passa dal nuovo rock dei Royal Blood alla musica tecno/elettronica più propriamente nazionale, sottolineate da una regia ammiccante che si e ci diverte.
Difficile immaginare tutto questo in un film tedesco, e invece, tutto questo c'è, tutto questo porta ad un finale a sorpresa, che rende Who Am I un gioiellino tutto da scoprire.
I tedeschi adesso saranno in crisi con le auto, ma a livello cinematografico si stanno riprendendo!
RispondiEliminaE da qualche anno, sembra, ma come sempre la nostra distribuzione lo scopre in ritardo...
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