Dopo la scorsa settimana, credo si sia capito che se mi fisso con qualcosa, vado fino in fondo.
Partita con i fumetti laterali di Sandman, è proseguita andando a scavare nella carriera di Sorogoyen, cercando di non lasciare niente al caso.
E così arriviamo ad oggi, a un Baricco che mi concedo come un respiro almeno una volta l'anno.
Ma che succede se lui non scrive niente di nuovo e di vecchio ho già recuperato tutto?
Che vado a ricercare anche quei saggi che poco hanno a che fare con me e il briciolo di cultura che mi porto dietro.
Insomma, come con il saggio sulla matematica e le teorie dell'infinito di David Foster Wallace, anche con Baricco sono scesa a patti e ho cercato di entrare nel mondo della musica classica. Colta, pardon.
E non è stato così facile.
Perché i saggi in questione sono approfondimenti di articoli scritti per riviste di settore, scritte da un appassionato, uno studioso e un amante dei concerti e delle opere liriche, e se pure in quel mondo provo ad entrarci almeno una volta all'anno, come orientarmi?
E quindi?
Che posso dire su questi approfondimenti, quanto inutile diventa il mio post se devo fare molte premesse, molti riferimenti, riempirlo di link esterni e molte scuse perché non è stato facile, mi sono persa e la passione qua e là è mancata?
Vorrei dire che come è successo altre volte, per articoli o per consigli letterari, Baricco riesce a rendere fruibile e bellissimo anche un campo di cui non si è esperti, ma questa volta la sensazione è che proprio agli esperti parlasse, a chi cerca dall'alto di fare categorie, di isolarsi dalla folla, e poco può uno come lui, Baricco stesso intendo, che vorrebbe fare ordine, vorrebbe portare la pace e mettere barriere interne, piuttosto, spostare assicelle e confini?
I discorsi, insomma, non sono facili.
Non per me, che c'ho provato, annuendo qua e là, perdendomi altrove.
Speravo in più mucche, che sentendo la musica sinfonica producono molto più latte, e meno Hegel, meno filosofia.
Speravo si abbracciasse davvero la musica Nuova nel senso di nuova, pop, le hit di oggi pur restando agli '90 della pubblicazione come prometteva il retro di copertina, ma sono solo esempi veloci che si limitano agli approcci strumentali di Sting, perché per Nuova Musica si intendono le sperimentazioni che restano nei teatri o peggio ancora nelle mostre d'arte contemporanea e non negli stadi.
Speravo in un Baricco più alla mano, ma capisco che dovendosi già scusare con gli esperti in questione, il saggio non nasceva per prendere per mano me, incolta e ignorante di certi periodi storici e di certe scritture, ma chi lì dentro sguazza senza per questo saperne di più, confondendo cavoli con capra molto spesso e sentendosi migliore solo perché ha un abbonamento in tasca e grida alla filologia di certi concerti.
Paradossalmente, mi sono appassionata più alle dissertazioni matematiche di DFW in cui il suo umorismo, le sue note a piè di pagina, innalzavano il suo genio pur perdendomi dentro i calcoli e le equazioni.
La matematica sopra la musica, quindi.
Con i risultati che ha portato, la mia fame di completezza spaventa anche me.
Ho letto questo libro ai tempi dell'Università, perchè amavo moltissimo Hegel e la sua filosofia, ma la verità è questa: in questo libro Baricco non fa altro che snocciolare le teorie del critico e filosofo Walter Benjamin senza nemmeno degnarsi di citarlo. Io ho molto amato Novecento, ad esempio, ma in questo caso Baricco mi ha molto deluso.
RispondiEliminaIo mi ci sono approcciata più per la musica che per la filosofia, ma la delusione è stata simile. Credo che la colpa -o il merito- sia di un editore che è riuscito a venderci questo libro grazie al titolo, mentre i discorsi di Baricco sono dedicati agli esperti e appassionati di musica colta.
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