Pagine

2 giugno 2023

Ted Lasso - Stagione 3 (L'Ultima)

Mondo Serial

Come si scrive un finale?
Raccogliendo quello che si è seminato.
Tirando le fila di un percorso, mostrando i frutti di quel percorso.
Ted Lasso arriva al suo ultimo giro ben consapevole di quello che deve dire.
Di quello che ha detto finora.
C'è stato un inizio, traballante, insicuro, che ha portato la squadra di calcio allenata da questo allenatore di football, in retrocessione.
C'è stato un tempo di mezzo, in cui iniziare a fare le cose sul serio, in cui rimettere insieme i pezzi, perderne altri, e risalire.
E poi c'è quest'ultimo capitolo, quello che tutto cementa e che tutto porta a esplodere.
A fiorire.


Li troviamo che ancora arrancano, feriti da un tradimento, con il panico da gestire, il cuore spezzato da tenere insieme.
Ma li senti uniti.
Tutti.
Senti che ci credono.
Devono solo trovare il passo, il metodo.
E lo trovano ad Amsterdam tra fumi d'alcool, bagni nei canali, giri in bici e salse lisergiche.
Trovano la via, l'unione, e chi li ferma più?
Diventa un piacere, quindi, stare a guardarli giocare, stare a sentirli parlare in spogliatoio, vederli aiutarsi e venire incontro.
Una squadra intera che è una famiglia a cui finalmente rivelare anche i segreti più nascosti.


Gioca, Ted Lasso, lo fa con il mondo del calcio visto dagli americani, lo fa con i giocatori stessi
mettendoci in questa stagione non solo una caricatura neanche troppo distante da quel Dio che è/si crede "Zava" Ibrahimovich, ma pure un Pep Guardiola a cui Lasso deve molto per schema di gioco.
In mezzo, le storie di tutti.
I temi più attuali su cui riflettere, tra razzismo, omofobia, machismo tossico e empowerment femminile, ma giocate come Ted Lasso sa fare: inzuccherate senza essere stucchevoli, leggere senza essere buoniste.


Crea un mondo, crea una casa, crea un Richmond di cui si vorrebbe far parte.
Dubito che gli spogliatoi siano così rispettosi e moralmente alti, tanto da criticare il revenge porn, ma quanta speranza sa infondere vedere una squadra così unita?
I cattivi, allora, diventano persone fragili da perdonare per un tradimento vanaglorioso, o dei viscidi che si rovinano con le proprie mani.
Ma finiscono per non trovare spazio, per essere facilmente perdonate o dimenticate (quasi troppo, Nate cambia lavoro così improvvisamente che sembra mancare del minutaggio), per concentrarsi sui veri protagonisti.
Su Richmond stessa.
Su dei meravigliosi Jason Sudeikis e Hannah Waddingham nei ruoli di una vita probabilmente, ma come non citare Roy, Jamie, Keely o Coach Beard?
Come non citare tutti questi giocatori che sanno pure cantare e ballare?


Come si scrive un finale?
Rispettando lo spettatore, facendogli fare solo un piccolo tuffo al cuore per quelle coppie tifate da sempre ma che non per questo devono formarsi.
Ma giocando anche con lui, rendendo quest'ultimo campionato degno di finire in una libreria, con Trent dell'Indipendent a fare da occhio esterno che sa rivelare quanto prezioso sia il lavoro di un allenatore fuori e dentro il campo.
Si sorride, sempre con gioia.
Si ride, per battute fulminanti e giochi di parole scemi.
Ci si commuove, inevitabilmente, sulle note dei Beatles.


E ci si saluta per sempre.
Continuando a crederci.
Con richiami a quel primo episodio da cui tutto era partito, con la sensazione di essere cresciuti, di essere migliorati, di aver trovato un altro posto felice in cui stare.
Non sarà come casa, ma nessun posto è come Richmond.

Voto: ☕☕☕☕/5

Nessun commento:

Posta un commento