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10 settembre 2023

Venezia 80 - Conclusioni e Red Carpet

Dieci anni tondi tondi che vado a Venezia.
E ancora mi prende l'ansia prima della partenza, ancora mi prende l'angoscia a metà percorso con tutte le giornate da riempire, ancora mi prende la malinconia quando tutto è finito.
E quest'anno ho deciso di fare una cosa pazza che volevo fare da sempre: andare a dormire in campeggio al Lido. Evitare finalmente quei tempi morti in vaporetto se si alloggia in laguna, concedermi alle proiezioni delle 22.00 se tornare significa avere 10 minuti appena in bici da percorrere.
Tutto bene, quindi?

Insomma, perché la Mostra è iniziata sotto un temporale d'autunno e perché se i vicini di tenda sono rumorosi, dormire diventa impossibile. Mi sono ritrovata a recuperare il sonno perduto in sala, con Explanations for Everything (il vincitore di Orizzonti) e Inveille di Simone Massi a rimetterci, e altri titoli a rischiare grosso, facendo scendere a quota 51 i film visti in 10 giorni.
Un record, non facile da conquistare visto il sistema di prenotazione migliorato ma non perfetto, che salva dalle interminabili code sotto il sole ma rende disperati se il biglietto manca. Ho perso il conto di quanti refresh ho fatto per Maestro, ma alla fine, la sera prima della proiezione, ho avuto fortuna.
E la scarica di adrenalina che dà vedere il tasto PRENOTA in rosso, non si può spiegare.

Dieci anni che cerco di essere più social e più sociale, riuscendoci solo fino ad un certo punto, perché alla fine mi rendo conto che dove sto bene, dove mi sento a casa, è nel buio di una sala dallo schermo immenso, dall'impianto audio perfetto, con una voce che mi invita a spegnere il telefono e non far foto o video.
Lì, in quei momenti che precedono un film, sta tutta la magia del cinema.
Una promessa, una speranza, una storia che sta per iniziare.
Metto da parte un filo di amarezza per 10 anni in cui poco è cambiato, sempre per questo piccolo blog scrivo, sempre mi ritrovo a rimpiangere le occasioni sprecate, le strade sbagliate.
Ho poco da lamentarmi, faccio quello che mi piace, a modo mio, e se non sono stata pronta abbastanza, brava abbastanza, propositiva abbastanza, poco cambia.
Posso vivere di solo cinema per 10 giorni ed è sempre un regalo bellissimo che mi faccio.

Dieci anni, dicevo, e ho trovato finalmente compagni di viaggio e di esperienza con cui mangiare in velocità, con cui discutere e confrontarsi, con cui sfogarsi sulla situazione dei bagni (che in 10 anni non sono stati migliorati), delle sale (con la Perla rimodernata), dell'affollamento (prima o poi sarà necessario fermare l'esercito degli accrediti verdi, o aggiungere proiezioni almeno).
Dieci anni che provo amore e odio per degli orari scanditi che non pesano solo se i film meritano.
A questo giro, in cui anche la Mostra fa gli anni tondi, i nomi importanti non mancavano con una qualità alta ma con una sola zampata. Quella del Leone d'oro che corrisponde al Leone di Caffè.
Tanto bianco e nero, poi, che irrompe nel caos, 4:3 che chiudono i confini, sicari, vampiri, artisti e donne forti a passare dalla realtà più dura alla finzione più fantastica. 

Questa è stata anche la Mostra senza star hollywoodiane impegnate nello sciopero, che non ha fermato la folla di cacciatori di autografi e selfie e che ha puntato lo sguardo su registi e attori europei.
Anche se minori, i red carpet hanno saputo esprimere bellezza e non si può che chiudere con loro, il lato frivolo che non fa male:


 Anaïs Demoustier, eleganza francese 



Lou de Laâge, eleganza francese #2



Alice Isaaz, eleganza francese #3



Ava DuVernay più bella del suo film



Benedetta Porcaroli sbaglia solo le scarpe



Isabelle Huppert si fa notare



Micaela Ramazzotti in bianco



Sofia Coppola sempre in stile



Caterina Murino, una madrina capace di tenere il palco



Valentina Bellé non in bella postura



Alba Rohrwacher e il suo entusiasmo



Jessica Chastain la più splendente...



... anche in sciopero.




Pietro Castellitto, lo strano che piace



Mads Mikkelsen, l'inquietante che piace



Franz Rogowski, lo strano che piace #2



Wes Anderson l'eccentrico che piace



Adam Driver lo strano per antonomasia che piace.



Vecchie cotte

Valerio Mastandrea



Guillame Canet



Patrick Dempsey



Pierfrancesco Favino
(+ Anna Ferzetti)



Peter Sarsgaard
(+ Maggie Gyllenhaal)



Nuove Cotte

Jacob Elordi, l'altezza che fa la differenza


Dico proprio l'altezza:



Johannes Wirix, dal Belgio



Félix-Antoine Bénard, cottarella giovanissima



Damien Chazelle, 
la certezza dietro e davanti la macchina da presa





2 commenti:

  1. Alice Isaaz, eleganza francese #3

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    1. Le francesi non hanno fatto rimpiangere le star hollywoodiane a questa edizione :)

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