Andiamo al Cinema su PrimeVideo
Girls just want to have fun.
E a volte, una commedia goliardica americana va sempre bene.
Dopo Strays, che mi aveva ingannato con i suoi protagonisti a quattro zampe, ricado nel tranello per bisogno di leggerezza.
Cado in piedi, però, pur non amando quell'umorismo spesso troppo sfacciato, troppo esagerato, degli americani.
Che non faranno cinepanettoni, ma svariate notti da leoni, sì.
Ci sono leonesse, in questo caso.
E se Le Amiche della sposa aveva già sdoganato quel certo tipo di umorismo per le donne (non trovandomi troppo entusiasta) qui si lascia voce a un cast asiatico, davanti e dietro la macchina da presa.
Adele Lim al suo esordio, Cherry Chevapravatdumrong e Teresa Hsiao alla scrittura e Ashley Park, Sherry Cola, Stephanie Hsu e Sabrina Wu a interpretare delle amiche unite -ma con riserva- nel loro grande viaggio verso la Cina.
Audrey ci va per la prima volta, dopo essere stata adottata da dei genitori americani, ma nasconde l'ansia dietro un viaggio espressamente per lavoro.
Lolo ci va come interprete, lei che è cresciuta in America con la sua famiglia cinese, lei che un lavoro serio non ce l'ha.
Deadeye ci va come scorta, appassionata di k-pop.
Infine c'è Kat, che in Cina ha trovato successo come attrice, rivale di Lolo per l'amicizia di Audrey.
Partono e si ritrovano, insomma, e danno vita a lunghi sketch comici basati sul sesso occasionale, sul sesso represso, su tatuaggi inguardabili e una lunga serie di equivoci molto poco realistici che però, sì, divertono.
Si mette da parte il cervello per un po', e si lascia andare il freno a mano in una commedia goliardica in cui le donne si prendono gioco di sé, in cui i cinesi prendono gioco dei loro cliché, ma per fortuna c'è altro.
Poco, ma altro c'è, e tanto basta per innalzare un pochettino questa commedia.
C'è la storia di un'origine, la scoperta di quella madre che ha dato in adozione una figlia e di quella cultura di cui ci si vuole riappropriare.
Ma anche di un dolore, difficile da condividere, e di una verità non facile da accettare che passa attraverso il volto scavato di Daniel Dae Kim.
Ci sono pagine di storia che ricordano Pachinko, di cui aspetto una seconda stagione più convincente, e c'è qualche piccolo omaggio a forma di googly eyes a Everything Everywhere all at Once.
Quello che Joy Ride insegna, però, è che con le amiche giuste anche il viaggio più introspettivo e disastroso si può trasformare in un assurdo viaggio indimenticabile, in cui lasciar andare problemi, decisioni matrimoniali, lavorative.
Ashley Park, Sherry Cola, Stephanie Hsu e Sabrina Wu danno vita a momenti diventati giustamente virali, riuscendo ad avere il benestare di Cardi B e Megan Thee Stallion per quello che resta il mio momento preferito.
Anche se fuori dalla mia confort zone, anche se punta nel vivo della mia pudicizia, Joy Ride è stato un viaggio davvero gioioso, in cui riscoprire una certa comicità, una certa leggerezza.
Senza grandi aspettative, funziona.
Voto: ☕☕½/5
Nessun commento:
Posta un commento