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8 marzo 2024

Corti da Oscar

Mancano pochi giorni alla consegna degli Oscar e da queste parti si prende la cosa seriamente, andando a spulciare anche le categorie minori.
Anche quest'anno mi sono divertita a setacciare l'internet alla ricerca dei cortometraggi nominati, trovandoci come sempre quelle piccole sorprese che l'Academy sa mettere in luce:

Migliori Cortometraggi di Finzione

Non ci sarà probabilmente storia, e The Wonderful Story of Henry Sugar di Wes Anderson con i suoi set movibili e la sua struttura a scatola cinese vincerà facile.
Anche se è un condensato di wesandersonianità, la cura della messa in scena e la storia strana di Roald Dahl meritano.
Ne ho parlato QUI.


Ma andiamo con ordine, e partiamo dal corto che mi ha convinto meno e che sta pure comodo su Netflix.
Forse l'idea di The After è uno spunto da sviluppare più avanti, di certo, il dopo che si racconta (il lutto impossibile da superare di un marito/padre che ha perso tutto in quella che doveva essere una giornata perfetta da dedicare finalmente alla famiglia e non al lavoro) ha poco peso.
Ne avrebbe di più se l'uso dei passeggeri di questo reinventato autista Uber che si alternano e che lui ascolta e invidia finendo per rivivere la sua tragedia, fosse un'idea originale, ma non lo è.
Nonostante la prova intensa di David Oyelowo.


Lo stesso vale per Invincible (smanettando si può vedere QUI), corto canadese che dimentica un pezzo fondamentale della sua storia. 
Il prima, in questo caso.
Cosa porta a essere chiuso in un centro di rieducazione Marc?
Perché è così pieno di rabbia e fuori controllo tanto da spingersi alla fuga? 
Non lo sappiamo, e che sia fuori o dentro quel centro, manca una parte fondamentale per capirlo e capire il suo dolore.


Red White and Blue (a noleggio QUI) si presta bene, visto il tema, per essere un giorno ampliato a lungometraggio, andando ad approfondire un passato traumatico, facendo del plot twist che lo rende improvvisamente interessante il colpo di scena a metà film, da cui poi partire in flashback.
Di cosa si parla?
Di una madre single e in bolletta che deve provvedere a un aborto, del lungo viaggio per trovare una clinica fuori dal suo Stato, del legame che si rafforza con la figlia, con lei in auto.
Si esagera un pochino con rallenti e momenti drammatici alla ricerca della lacrima-facile, ma non mi stupirei se Brittany Snow in un minutaggio più ampio potesse dare di più.
Visto il clima politico, è comunque il contendente da temere.


Oltre Wes, però, il mio preferito è il danese Knight of Fortune (smanettando si può vedere QUI), e facile dire perché.
Un uomo burbero e silenzioso deve dire addio alla moglie in obitorio.
Ce la farà con l'aiuto di un altro uomo all'apparenza burbero, che tra una poesia, una canzone e una lunga lettera di scuse, lo aiuterà a trovare le parole.
Semplice ed efficace.


Migliori Cortometraggi di Animazione

Categoria in cui mi manca la messa in video e la narrazione di War is over, canto non solo natalizio ma soprattutto pacifista di John Lennon e Yoko Ono, pensato dal figlio Sean. Per quel che se ne vede dal Trailer e dal Making Of, male non sembra e visti i nomi coinvolti che comprendono pure Peter Jackson è facile aspettarsi una vittoria.


La scelta del mio favorito è meno immediata perché non sempre la tecnica mi fa innamorare, non sempre la storia supporta uno stile splendido.
Vale, ad esempio, per Our Uniform (a noleggio QUI), che gioca e disegna sui tessuti, mostrando il mondo in Iran di chi è costretto a portare il velo. Yegane Moghaddam usa jeans, pantaloni e lo hijab stesso per raccontare il suo punto di vista, ma 6 minuti sono davvero pochi per andare in profondità nonostante l'originalità in campo.


Anche Letter to a pig mette in disegni il racconto di un sopravvissuto all'Olocausto che si è nascosto in un porcile, lasciando gli occhi e alcuni dettagli dalle riprese originali e disegnandoci poi attorno.
Animazione ad effetto, quindi, ma la piega che prende il racconto in mano agli alunni in ascolto ha meno presa.


Per Pachyderme, invece, è proprio l'animazione a non convincermi.
Se i fondali in cui una ragazzina dai capelli rossi si muove e si nasconde cercando di non mostrare la paura che il pachiderma del nonno-mostro le provoca sono fiabeschi, i movimenti restano rigidi, le figure umane abbozzate senza la stessa poesia.


A conquistarmi davvero è allora Ninety-Five senses, in cui un condannato a morte cerca di ricostruire la sua storia attraverso i classici 5 sensi scoprendo invece che ce ne sono altri e altri ancora a racchiudere la sua vita e le sue scelte sbagliate. 
La voce narrante è quella di Tim Blake Nelson, capace di spezzare il cuore.
Si può vedere gratuitamente QUI.



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