3 settembre 2023

Venezia 80 - Anderson | Korine | Polanski

Tre grandi registi per piccoli progetti presentati fuori Concorso:

The Palace

Messa da parte la questione giudiziaria che ormai pende sulla testa di Polanski, concentriamoci sul suo The Palace e chiediamoci: cos'è successo?
Com'è che a qualche anno di distanza dall'asciutta, metaforica, solida ricostruzione storica dell'affaire Dreyfus, se ne esce con un cinepanettone fuori tempo massimo?
Sono finite le idee, sono finiti i soldi, Barbareschi ha sganciato solo per questo?


Sta di fatto che si fatica a riconoscere il regista dietro un pastiche trash ambientato in un hotel che all'alba del capodanno 2000 si popola di ricchi arricchiti, volti sfigurati e personaggi al limite del grottesco a cui devono badare receptionist e concierge molto pazienti.
Tra ritocchini evidenti, abbronzature finte e protesi varie, le gag degne di De Sica e Boldi che coinvolgono escrementi, pinguini e russi ubriachi lasciano a bocca aperta. Pur divertendo nella sua leggerezza estrema, si aspetta una zampata, una similitudine almeno che lo sollevi da copia di serie Z di The triangle of Sadness, e invece no.
Fuochi d'artificio, il nuovo anno arriva, il fantomatico bug non ferma il mondo e questo hotel realizzato malissimo in CGI lo possiamo archiviare nei peggiori natali.


The Wonderful Story of Henry Sugar

Se Polanski è irriconoscibile, Wes Anderson è sempre lui.
E in questo primo episodio di una raccolta di adattamenti tratti da Roald Dahl, mette tutto il suo stile.
Colori pastello, sceneggiature disegnate che si muovono in modo geometrico e a incastro, attori feticcio e dialoghi densissimi che sfondano la quarta parete.


La storia è quella di Henry Sugar, ma anche quella di un medico curioso e quella di un uomo che vede senza bisogno degli occhi, in una matrioska a scoprire che incanta come il miglior cinema di Wes Anderson, che attrae nomi noti perfetti per i ruoli (Ralph Fiennes, Benedict Cumberbatch, Dev Patel e Ben Kingsley).
Fedelissimo al testo originale, richiede pazienza e orecchio allenato, perché gli occhi si perdono facilmente in sfondi e ricostruzioni.
Il resto delle storie, si spera altrettanto fantastiche, arriveranno a breve su Netflix.


AGGRO DR1FT

Non è un film e non si sa come incasellarlo questo ultimo lavoro di Harmony Korine.
Che pure lui, fa l'Harmony Korine.
E quindi ecco sesso, violenza, sicari il tutto riprodotto con una tecnica mista che prende i visori a infrarossi e li riempie di teschi, ali, draghi e quant'altro.
Sembra di stare dentro un videogioco e forse la definizione più appropriata per questo esperimento è un lungo trailer per un videogioco mancato.
E la storia?



La storia è fatta da un sicario, l'assassino più abile del mondo, che accetta incarichi e si ribella per proteggere la sua famiglia, narrando il tutto con frasi fatte e ripetute fino allo stremo 
L'audio -soprattutto se esce dall'impianto migliore- riempie le banalità che si sentono, mentre lo sguardo vaga per corpi senza definizione e colori acidi che rendono il tutto ancora più lisergico.
I giovani fremono per Travis Scott, in un ruolo minore che mal si spiega, i fan hardcore applaudono, io mi chiedo cose che ho visto e quanto in là si può sperimentare prima di fermarsi e rendersi conto di aver esagerato.

2 commenti:

  1. Polanski finora unica vera grande, tremenda delusione di questa Mostra. Anche se il fatto che fosse fuori concorso lo faceva un po' presagire...

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