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Era da un po' che non incappavo in un film che poteva essere un lungo episodio di Black Mirror.
Ora che Black Mirror sembra tornato non dico ai fasti di un tempo, ma perlomeno ad essere più nero, spunta The Assessment.
Siamo ovviamente in un futuro distopico non troppo lontano dall'oggi.
Un futuro in cui il cambiamento climatico con le estati sempre più lunghe e sempre più torride ha portato a una decisione: in pochi si salvano, quei pochi devono contribuire alla società con le loro scoperte e le loro idee, quei pochi possono ambire ad avere un figlio, non in modo naturale e solo previa valutazione.
Mia e Aaryan, scienziati, ambiscono ad essere genitori e si sottopongono a 7 giorni di test ospitando in casa Virginia, che li interroga, li sfida, li spia, e li mette alla prova.
Come?
Fingendo di essere una bambina, violenta e dispettosa, annoiata e seducente, andando a colpire i tasti giusti di una coppia che ha i suoi segreti, ha i suoi tormenti, ha un passato non facile.
Sette giorni in cui vengono messi all'angolo, alle strette, in cui iniziano a farsi domande sul loro rapporto, sul loro desiderio, sul bambino che vogliono, in un equilibrio del potere e della ragione che cambia in continuazione.
Tanto Mia sembrava fredda e pragmatica inizialmente, quanto si affeziona poi a una bambina/adulta che sembra stare dalla sua parte in una cena disastrosa dove finalmente la situazione mondiale ci viene spiegata.
Tanto Aaryan sembrava un padre capace e comprensivo, quanto sbanda imperdonabilmente fra bugie e segreti.
E quando getta la sua maschera Virginia?
Quando è davvero lei, quando è parte della valutazione?
Con il suo film d'esordio Fleur Fortuné punta molto sulla messa in scena, fatta di una casa non certo a prova di bambino, che si ispira agli anni '70, di pietra e di colori caldi, primitiva e allo stesso tempo futuristica, in contrappunti chiaramente metaforici così come la natura, relegata lontana, in una serra protetta e fragile che è il cuore di Mia.
Se visivamente The Assessment è un film distopico diverso dal solito, con una fotografia calda, costumi dal tatto naturale, la sceneggiatura offre spunti che lo rendono ancora più interessante. Diventa un thriller, diventa una sfida continua, ai nervi e alla ragione, con i giorni che passano a scandire le crepe che si aprono in un amore non perfetto come sembrava. Ogni test aiuta a capire di più Mia, Aaryan e il loro mondo, e se tutto funziona è merito di tre attori in stato di grazia.
Elizabeth Olsen si conferma capace di una naturalezza difficile da incasellare nella parte di una donna con la sua dose di insopportabilità ma anche di ragione.
Himesh Patel ha quella faccia un po' da sberle che rende ancora più difficile fare il tifo per un personaggio piuttosto egocentrico, che non capisce le ferite che lascia inseguendo i suoi desideri.
E infine, finalmente si rivede Alicia Vikander splendere in un ruolo che richiede vari livelli di interpretazione, capace di cambiare pelle e sguardo in una stessa scena, di essere, uno, due, tre personaggi in uno stesso film e di illuminare così la scena.
L'originalità del soggetto scivola in una parte finale meno convincente del dramma claustrofobico portato avanti, ma il film si regge e diventa altro grazie agli attori, grazie alla visione d'insieme di un mondo isolato e spopolato, grazie a colori che cercano un'umanità che non c'è più.
Potrebbe sembrare un lungo episodio di Black Mirror, e la sceneggiatura divisa in giorni/capitoli fa pensare anche a una miniserie mancata in cui premere ancor più sull'effetto straniante dei test visti, ma come film, The Assessment assesta i suoi colpi.
Voto: ☕☕☕/5
Ora che è uscito su Prime vorrei riguardarlo. Al TFF lì per lì mi aveva lasciata perplessa, ripensandoci l'ho trovato il film più originale e interessante visto al festival.
RispondiEliminaDopo l'ultima stagione di Black Mirror avevo bisogno di una piccola pausa da questo tipo di storie, però adesso basta: Alicia Vikander ed Elizabeth Olsen insieme nello stesso film mi obbligano alla visione :D
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