Pagine

9 luglio 2025

Cronenberg x2: The Shrouds - Humane

 
The Shrouds

Non mi posso certo dichiarare un'amante del cinema di Cronenberg.
David Cronenberg, meglio specificarlo visto come i suoi eredi stanno facendo il grande salto nel cinema.
Ho sempre trovato la sua filmografia ostica per come è troppo fisica, troppo corporea e sporca, quello che i fan gli preferiscono, a me allontana.
Ci provo sempre, però.
Ci provo anche questa volta, in cui il tema è piuttosto respingente per chi a fatica frequenta i cimiteri.
Karsh, vedovo milionario che ha avvolto la moglie, come i cari di chi ne ha fatto richiesta, di vesti ricoperte di telecamere che permettono una volta in visita alla tomba (ma anche in differita tramite app), di osservare il corpo di quella moglie e di quei defunti, decomporsi.
Di osservarlo, sempre.
Un modo per sentirli ancora vicini?
Per sottolineare la distanza?
Difficile spiegarlo.


E difficile spiegare il modo in cui questo vedovo pensa, ossessionato dal corpo della moglie, mutilato e seviziato da una medicina invasiva che non è riuscito a curarla, un corpo che ancora sogna e che potrebbe avere nel doppio che è la gemella di quella moglie, diversa per spirito e carattere, che non approvava le cure subite né il trattamento ora riservato a quel corpo osservato e non lasciato in pace.
Un tema difficile, appunto.
Un tema ostico che porta con sé riflessioni di ogni tipo, religiose e etiche, morali e pudiche.
Ma c'è di più, purtroppo, oltre questa ossessione che accomuna il personaggio di Vincent Cassel con Cronenberg stesso.
C'è una sottotrama politica, con le vesti d'osservazione a diventare d'interesse per multinazionali e per estremisti, per ambientalisti e per dissacratori che irrompono nel cimitero portando a galla dubbi su un esperimento non propriamente etico. E portando dubbi anche sul cognato di Karsh, sulle sue creazioni digitali, compresa un'immancabile intelligenza artificiale invasiva.
E qui è dove mi perdo. Dove le riflessioni filosofiche e etiche diventano altri tipi di ossessione poco chiare e poco interessanti. Dove il corpo diventa uno strumento e poco più.


È un po' un pasticcio, questo The Shrouds. E spiace.
Spiace per come continua a pensare un futuro in cui il corpo viene esplorato ancora e ancora come il più grande dei misteri, spiace per come David lo veda come un omaggio, una riflessione, un tributo alla moglie mancata nel 2017 e al suo lutto che non si quieta, spiace per Vincent Cassel e Diane Kruger capaci di essere intensi e credibili anche nelle scene che rischiano spesso di cadere in un certo imbarazzo.
Il problema non sta in questo futuro immaginato, ma nel come viene raccontato. Più che alle immagini forti e incisivi, si lasciano parlare tanto, troppo, i personaggi in una sceneggiatura scritta ancora una volta fa Cronenberg, verbosa, esplicativa, che appesantisce inutilmente un film già ricco di suggestioni.
Perdendo lo spettatore, perdendo il punto, perdendo il suo centro.
Non a caso, doveva essere una miniserie Netflix che ha cancellato il progetto una volta letta la sceneggiatura.
Nemmeno questa volta riesco a passare dal lato dei cantori del talento di David, con temi che mi respingono, certo, ma a loro modo affascinanti, con uno sviluppo che non riesce davvero a convincere.

Voto: ☕☕/5


Humane

Dopo Brandon e i suoi strani incubi sul futuro, tocca a Caitlin Cronenberg esordire alla regia.
Già fotografa, passa dietro la macchina da presa con un film a metà strada tra il dramma familiare e la commedia nera.
Lo spunto è la più classica delle riunioni di famiglia in una famiglia tutt'altro che felice.
Due figli altezzosi e dalla parte sbagliata della politica attuale*, due figli più fragili e sensibili, di cui uno adottato passato attraverso la dipendenza e i genitori: un giornalista dall'etica di ferro che si è ritirato a un passo dal più grande cambiamento mondiale* e una chef che a causa delle proteste e delle restrizioni, ha dovuto chiudere il suo ristorante e si ritrova ora a condividere una decisione difficile.
*Il clima attuale, la grande decisione mondiale altro non sono che la soluzione drastica decisa in un futuro imprecisato in cui vivere su questa nostra Terra è quasi impossibile: catastrofi naturali, temperature insostenibili e radiazioni solari hanno portato i governi della Terra a chiudere i loro confini e chiedere alla popolazione di sacrificarsi. Letteralmente. C'è una percentuale di martiri da ottenere, e chi deciderà di morire, assistito dallo Stato, vedrà i suoi eredi ricompensati.


Facile no?
Suicidi a pagamento.
Non proprio, tra complottismi e una politica che punta a disfarsi come sempre dei più deboli, con squadre speciali che si fanno pagare a corpi, facilmente corruttibili per non dire sadiche nel loro pretendere questi corpi.
È quanto succede alla riunione di famiglia di cui sopra, da cui la chef scapperà, con il solo giornalista integro e non propenso a vedere il suo nome in una lista nera a decidere di sacrificarsi. Ora restano quei quattro figli a vedersela con un'eredità ancora più ingombrante, mentre la squadra capitanata da Bob un corpo lo richiede.
Immaginali allora quattro fratelli così diversi, dividersi in fazioni, perdere la testa, cercare di ragionare o di fare sgambetti pur non di non essere quel corpo da portar via. Immagina come tutte le antipatie, i dissapori, le vecchie ferite possono tornare a galla, in una casa che diventa un labirinto di incubi in cui nascondersi e in cui cercare di uccidere.


Per fortuna, si mantengono toni da commedia nera, da critica sociale magari un filo spiccia, ma comunque accattivante. Ci pensa l'antipatico Jay Baruchel, il sofferente Sebastian Chacon e il sadico Enrico Colantoni a portare a casa il risultato, con Caitlin Cronenberg a sottolineare una vita patinata da famiglia solo apparentemente perfetta, con le inserzioni del mondo là fuori a far paura a noi, che combattiamo contro estati torride e temporali improvvisi.
La retorica in questione viene spesso sottolineata con il pennarellone grosso (cit.), e non tutte le azioni, vuoi di quella squadra, vuoi di quei fratelli, trovano un senso compiuto nell'arco di due ore appena.
Sembra, e tocca dirlo ancora una volta, di stare in un episodio di Black Mirror, ma come nuovo incubo, come esordio di chi è figlia di chi di incubi ne ha fatto fare parecchi, resta interessante.

Voto: ☕☕/5

2 commenti:

  1. Quanti figli ha, David Cronenberg e, soprattutto, quanti fanno i registi?
    Considerando che di recente avevo apprezzato parecchio Piscina infinita di Brandon Cronenberg, mi toccherà dare un'occhiata pure al lavoro della sorella. E prima o poi anche al nuovo del papà

    RispondiElimina
  2. Humane l'ho adorato, The Shrouds, colpevolmente, ancora mi manca, ma spero di guardarlo presto!

    RispondiElimina