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3 agosto 2025

Sandman - Stagione 2

Mondo Serial

Non potevo partire per le vacanze senza tornare nella Terra dei Sogni.
Non potevo lasciar passare due settimane prima di parlare di un'ultima stagione che pur realizzata in fretta, pur con i dovuti problemi di marketing e promozione, è riuscita nella difficile impresa di adattare quello che resta un capolavoro del fumetto, se non della letteratura, per chi ancora divide in generi le cose.
Il problema sta tutto in chi il fumetto l'ha scritto, la serie l'ha prodotta e che ora ha un nome che scotta e da cui è meglio prendere le distanze: Neil Gaiman, esposto e denunciato, alle prese con accuse di violenze e non solo, ha messo a quel progetto che per anni aveva aspettato di essere realizzato, la parola fine più in fretta del necessario.
Si potrebbe star qui a discutere su quanto è giusto dividere l'arte dall'artista, su quanto si complichi il discorso quando da quell'arte l'artista colpevole o ancora presunto tale continua ad avere dei ricavi, ma non è questa la sede.
Sta di fatto che Jamie Childs, il regista, e Netflix, hanno dovuto rivedere i loro piani: un'unica ultima stagione, campagna pubblicitaria ai minimi storici per tenersi i fan e non scatenare gli hater, e mettere una parola fine dignitosa alla saga di Sogno.


Ci si arriva, e fa male come aveva fatto male nei fumetti.
Si tagliano storie parallele, parentesi e avventure singole.
Si accorpano albi, ma si arriva al finale della saga con la sensazione che tutto ha comunque un senso: bellissimo. E profondo.
I cambi di genere, le nuove coppie che si formano, funzionano e sì, sto parlando di Joanna Costantine e del nuovo Corinzio.
Il punto è che in questa seconda stagione si adattano i miei albi preferiti: quelli di un inferno senza protettore, quelli che vedono i fratelli Delirio e Sogno in missione per ritrovare Distruzione, quello di un padre che finalmente sacrifica il figlio e quindi se stesso, e quello di un destino beffardo che insegue un Sogno ormai stanco di combattere.
E fa male, ripeto.
Fa male arrivare a una fine quando la serie aveva preso un suo ritmo, quando i personaggi avevano iniziato a essere di nuovo familiari, quando la messa in scena è così magniloquente.


Devo ammetterlo, però: non sono una fan di questi effetti speciali così digitali, di questa fotografia molto fredda e molto poco reale o fumettosa. Sembra tutto posticcio, patinato, tanto che a funzionare più di palazzi, isole e inferni che vorrebbero essere portentosi, sono i momenti di calma, sono i confronti a due, sono i dialoghi. 
Ovviamene.
Il merito è anche e soprattutto di attori scelti con cura, e se Jenna Coleman, Vivienne Acheampong, Kirby Howell-Baptiste, Boyd Holbrook, Esme Creed-Miles e Jacob Anderson sono quelli da nominare, è Tom Sturridge che si carica la serie sulle spalle.
Enigmatico, affascinante e supponente, ferito e stanco, riesce a dare con un solo sguardo, con il sol colore del volto, una sfumatura diversa a Sogno.
È Sogno come lo si immaginava, la sua incarnazione perfetta. E anche solo per non vederlo più vestire i suoi neri panni, si resta in lutto alla fine di questa serie TV.


Lo si capisce sul finale, in un elogio funebre commovente com'era stato quello a fumetti, la sua assenza pesa sull'intero episodio, che è per questo diverso, per quanto bello.
Lo si sente nell'ultima avventura, uno spin-off sulla sorella Morte nel suo girono libero che non è quella che avrei scelto, ma è quella che regala il messaggio, la filosofia, migliore per salutarci.
Beghe giudiziarie a parte, reputazioni impossibili da restituire su cui è meglio non soffermarsi, resta una fumetto in cui ritornare ancora e ancora, resta una serie TV che non l'ha fatto rimpiangere, anzi.

Voto: ☕☕☕☕/5

Il blog si ferma per un paio di settimane di meritate vacanze in quelle che spero essere delle Terre dei Sogni.
Tornerà carico di storie da raccontare, promesso.

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