17 aprile 2023

Il Lunedì Leggo: Sandman di N. Gaiman

Cosa posso aggiungere di mio su una saga amata da tutti, venerata come esempio di quanto può essere grande la letteratura, che sia un fumetto o meno?
Cosa posso aggiungere alle parole di Clive Barker, Patton Oswald o semplicemente del Re Stephen King?
Come posso umilmente paragonarmi alle prefazioni che albo dopo albo hanno accompagnato la mia scoperta di una storia complessa, intrigante, grandissima?
Non lo so.
Davvero, non lo so.
Mentre andavo avanti nella lettura, mentre sfogliavo e scoprivo e restavo a bocca aperta di fronte al genio di Neil Gaiman capace per 8 anni e quindi per 75 mesi di avere una storia da raccontare, io mi domandavo: "Ne devo davvero scrivere?".
E come?


Affrontando capitolo per capitolo?
Arrivando a metà?
Includendo tutta tutta la saga, anche i capitoli scritti a posteriori?
Mi ci sono arrovellata, arrivando alla fine con un senso di bellezza compiuta ma anche di assoluta impreparazione ad aggiungerci qualcosa di mio. Qualcosa di valevole.
Pur volendo scriverne. 
Pur volendo condividere la grandiosità di una saga che mi ha appassionato anche solo per convincere un-lettore-uno a scoprirla a sua volta, io che volevo e dovevo scoprirla non solo per la produzione Netflix che dopo anni di tentativi, era riuscita a renderla una serie TV che ora non so se voglio vedere.
Forse fra qualche mese, quando il ricordo di questa lettura sembrerà un sogno.

Ci ho messo più del previsto, cercando nella giornata e nelle settimane il momento giusto per lasciarmi andare alla lettura, consapevole che una volta iniziata -l'avventura- non l'avrei voluta mollare fino alla fine dell'albo.
Ci ho messo più del previsto e ho capito che l'inverno non è la stagione ideale per i fumetti, banalmente perché il loro formato prevede di prendere troppo freddo, risulta scomodo con le coperte corte e con la luce che si riflette.
Banalità, ma che complicano l'impresa.
Sono arrivata alla fine con le lacrime agli occhi e la consapevolezza di aver colmato una lacuna che nemmeno pensavo fosse così vasta.
Vasta come le Terre del Sogno, con i miei sogni che si trasformavano e si impreziosivano durante la lettura, come se Sogno stesso vegliasse su di me e sulla sua storia.
Come potevo scriverne, allora?

Ho deciso di lasciar parlare gli appunti veloci che mi scrivevo alla fine di ogni albo, rimaneggiandoli giusto per dargli un senso compiuto e non solo note e promemoria di quanto successo.
Non mi abbandono a riflessioni più alte, a paragoni con la letteratura classica o con le tragedie antiche.
Per questo ci sono prefazioni illustri che lette a conclusione illuminano ancor più fumetti e storia.
Lascio da parte, per il momento, i tre capitoli esterni, l'Overture, le Notti Eterne e le avventure giapponesi di Sogno che non fanno propriamente parte della storia che dal 1988 al 1996 Neil Gaiman ha regalato al mondo.

Preludi e Notturni 


E ora come faccio?
Come faccio ad andare avanti se il primo, sensazionale, capitolo di questa saga non mi ha preso?
Mi ha vista poco coinvolta nella prigionia di un Eterno, nella sua liberazione, nella sua missione difficile di recuperare se stesso e il suo Regno?
Vero, ci sono parti come la sfida all'inferno che ricorda quella di Merlino e Maga Magò che mi hanno lasciato senza fiato, proprio per il finale perfetto di quella sfida, ma i dialoghi freddi, la traduzione a non rendergli omaggio, non so, qualcosa manca.
Manca una struttura che vada oltre il recupero degli oggetti e quindi di sé.
Ma siamo solo all'inizio, mi conosco e so che devo prendere il passo, devo entrare nello spirito, e tutto potrebbe cambiare.


Casa di Bambola 


Quanto mi sbagliavo.
Lo sapevo che era solo questione di tempo, di passo, di una storia che al suo inizio deve cercarlo pure lei il suo carattere.
Ed eccoci qui, in una casa che non è della bambole, è una casa in cui Rose Walker trova rifugio, lei nipote di Unity Kinkaid, caduta nel mondo dei sogni con la cattura di Sogno e che ora si risveglia, ritrovando la figlia e la nipote.
Che va negli Stati Uniti, in cui trova nuovi amici/coinquilini, e in cui inizia la ricerca del fratello scomparso che la porterà ad un convegno di Cereali dal nome bizzarro e dagli intenti agghiaccianti.
Questa ironia, questa storia più compatta, hanno facile presa su di me e la mia passiona malsana per i cereal killer.
E inizio a fare sogni strani, come quelli di Zelda, di Chantal, di Rose stessa.
Entrare nei loro sogni rende la lettura ancora più incantevole, e io sono ormai conquistata.
Ne voglio ancora.


Le Terre del Sogno 


Quattro storie brevi, ma storie bellissime, tra cui le mie preferite. 
Se ci metti Shakespeare e l'origine del suo Sogno di una notte di mezza estate, hai la mia attenzione.
Se ci metti la cupezza di una musa prigioniera, capace di far arrivare al successo anche lo scrittore più mediocre, hai la mia curiosità per come questo racconto lo scrivi (ancor più se c'è spazio per leggere la bozza della sceneggiatura e capire così come la mente di Gaiman lavora).
Se ci metti un'eroina dal volto sfregiato, un po' storco il naso, lo ammetto.
Ma se ci mette mille gatti, o quasi, che devono sognare il ritorno del loro potere, mi conquisti.
E capisco com'è che questa è la storia che ha conquistato molti altri, diventando anche la loro preferita.
Capisco com'è che pure Netflix ha voluto farne un episodio speciale a seguito della serie Sandman che mi ha spinto a questo recupero.
Quattro storie brevi, parentesi nella lunga saga, digressioni, che sono però incantevoli.


La Stagione delle Nebbie


Ok, ok, forse è questo l'arco narrativo che preferisco.
Quello in cui finalmente inquadro meglio Sogno, i suoi silenzi, i suoi modi burberi e distaccati.
Lui che ha condannato all'inferno un'amante che lo ha rifiutato, lui che dopo diecimila anni decide di liberarla, con i sensi di colpa, ritrovandosi fra le mani la chiave dell'inferno stesso, conteso così dai più svariati Regni.
Caos e ordine, divinità egizie e angeli, Thor e famiglia, bussano tutti alle porte del Castello dei Sogni per avere quella chiave, offrendo doni e patti, segreti e doppi giochi.
Con un'ospitalità che rende tutto ancor più magico e una soluzione finale che fa tornare un certo equilibrio, mentre quel Lucifer che tanto fa scalpore su Netflix, è qui un angelo caduto che si è stancato e che si merita una vacanza.
Wow.
 

Il Gioco della Vita


No, no, è decisamente questo l'arco narrativo che preferisco!
Vuoi mettere New York in tutto il suo degrado?
Vuoi mettere migliori amici che ti salvano, personaggi minori che ritornano come protagonisti?
Vuoi mettere un regno fatato che spiega i sogni ricorrenti, e una missione per salvarlo -quel regno- che a me ricorda Fantasia?
Sì, Barbie che era la metà di una coppia americana al 100% e sognava di essere una principessa poteva essere facilmente dimenticata, e invece diventa una newyorchese dallo stile e dal trucco incredibili che deve salvare un Regno, il suo Regno.
Con l'aiuto di una strega, della luna, di chi la veglia rischiando tutto.
Mostrando come ben prima del politicamente corretto e dell'inclusione di oggi, i grandi artisti sapevano rendere omaggio al mondo LGBTQ+.
Che storia, che finale.


Favole e Riflessi 


Un'altra parentesi, altre digressioni.
Piccole storie di grandi personaggi che si intersecano con Sogno e nei sogni.
Si parte con una storia vera, sconosciuta e affascinante, quella di Joshua Norton autoproclamatosi, con il nome di Norton I, imperatore degli Stati Uniti d'America e protettore del Messico, figlio di una sfida fra Disperazione e Sogno.
Si entra poi nella Rivoluzione Francese con le sue ipocrisie e si ritrova Johanna Constantine, c'è spazio per una favola vera e propria con protagonisti lupi e desideri, si fa un salto indietro nella storia romana con un giorno da mendicante dell'Imperatore Augusto, si assiste Marco Polo perduto nel deserto, e soprattutto si fa la conoscenza di Orfeo, figlio di Sogno, in una rilettura di un mito greco che lo rende ancora più affascinante.
C'è spazio poi per le storie ad incastro nella casa di Caino e Abele, e infine per una storia magnifica, che entra fra le mie preferite.
Quella di una Bagdad d'oro, che vive nello splendore, e che il suo sultano decide di salvare così, perfetta com'è, consapevole che può solo rovinarsi e lui non vuole esserne testimone.
Un racconto che finisce nelle rovine della guerra che dal 1993 non hanno mai smesso di far desiderare un ritorno allo splendore che fu.


Brevi Vite 


Eccolo, è decisamente questo il mio arco preferito!
La famiglia, l'unione fratello-sorella, gli opposti che devono convivere e trovare il giusto passo per trovare il grande reietto, l'assente di tutti gli albi, finora.
Ovvio che è questo!
Quello in cui la splendida Delirio, che batte anche il fascino di Morte per quel che mi riguarda, chiede a Sogno di cercare Distruzione, di capire che fine ha fatto.
Ci sono vite tutt'altro che brevi che finiscono, c'è un cane parlante e ironico, c'è la parola fine per un rapporto altrettanto problematico come quello tra padre-figlio.
Certo, i disegni di Jill Thompson sono in fondo alla mia classifica a livello di preferenza, ma quando la famiglia è chiamata a riunirsi, a mettere da parte certe cicatrici che finalmente ci vengono spiegate, tutto appare nella luce di una grande saga che forse può finire anche così.


La Locanda alla Fine dei Mondi


In attesa della grande fine, di capire cos'altro Gaiman può aver sviluppato, un'altra parentesi.
Altre digressioni.
Altre storie, quindi, di chi si ritrova sospeso e in attesa nella Locanda alla fine dei mondi, e non può che ingannare il tempo raccontando storie inventate o che semplicemente li riguardano.
Si va così nel paese dei morti, Litargirio, con le varie onoranze funebri, si conosce un Ragazzo d'oro che diventa presidente, si assiste alla bellezza che toglie il fiato di un mostro marino e gli inganni delle fate.
Piccole e grandi storie, dal respiro diverso e dai diversi disegnatori, uniti qui mentre fuori infuria la tempesta.
Una locanda affollata i cui racconti potrebbero non avere fine, ma ne hanno una che illumina il cielo e ossessiona chi si è svegliato, e ha trovato la sua vita diversa.


Le Eumenidi


È forse questo, l'ultimo, il mio arco narrativo preferito?
Quello che mette la parola fine a tutto, anche se c'è spazio per uno strascico finale?
Quello che mette in mostra tutta la tragedia, come tutto e tutti -personaggi minori, protagonisti passati, caratteristi- trovano spazio e il loro posto in quella che è la caccia a Sogno.
Lui, responsabile della morte di Daniel, il figlio di Lyta Hall che chiede alle Eumenidi vendetta.
Che non si fermano, che chiedono il suo sangue, e per questo la Terra dei Sogni si popola di corvi, pronti a mangiare le carcasse di quegli aiutanti, quegli inservienti che abbiamo imparato ad amare (come ho fatto a non citare ancora quella testa di zucca di Marvyn?) e che uno a uno vengono uccisi.
Ritroviamo Loki, infido, ritroviamo Lucifer, annoiato, e ritroviamo quegli angeli padroni dell'Inferno stanchi del loro compito.
Ma come può metter fine a questa guerra, Sogno che si ritiene innocente?
Lui che si tumula nel suo silenzio, che offre poche parole di conforto prima della decisione finale?
In quella tavola in cui prende per mano la sorella lo strappo, lo shock, sembra di sentirlo come un suono.
E poco importa allora se i disegni di Marc Hempel mi piacciono poco, stilizzati come sono.
Poco importa se preferisco storie meno cupe e più intriganti.
Questa tragedia classica, questi nodi che vengono sciolti facendo leva sulla memoria del lettore e premiando la sua costanza, sono il finale perfetto che merita giusto una coda per rendere più dolce l'addio.


La Veglia


Una veglia funebre.
La veglia funebre a cui tutti abbiamo assistito, senza saperlo, riflesso di un ricordo di un sogno che abbiamo dimenticato.
Una conclusione che a prima vista mi è sembrata una coda non necessaria, un'appendice per non lasciare attoniti e orfani di un Re.
Ma sono bastate poche tavole, per convincermi che anche solo per apprezzare i disegni magniloquenti di Michael Zulli valeva la pena realizzarlo, questo decimo e ultimo capitolo.
Mi ci sono persa, in disegni dallo stile diverso rispetto a tutti gli altri, più adulti, più artistici, anche se non sono gli aggettivi giusti per descriverli.
E mi sono persa nel dolore di chi Sogno, o almeno questa sua incarnazione, deve salutarla.
Nel dolore di un corvo (Oh, Matthew non ti avevo ancora nominato!) e di una sorella, nella scelta di quel corvo che resta e di quel fratello che torna.
Una fine che, come si conviene, è solo un nuovo inizio.

6 commenti:

  1. Belli i romanzi di Gaiman eh? Ma "Sandman" è la sua ceratura prediletta, oltre al fumetto che ha dimostrato che agli altri media manca qualcosa. L'inizio per assurdo è la parte più piatta, serve ad introdurre i personaggi, poi come hai visto si vola, sono sicuro che tornerai nelle terre del sogno ripetutamente, perché questo fumetto è un classico che crea dipendenza ;-) Cheers!

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    1. Ho già gli occhi puntati su Sandman Presenta e so che questa estate, nella calma seriale, mi vedrò la serie Netflix. Non ti dico che strani sogni mi ha provocato, il signore dei sogni. Si è proprio divertito!

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  2. Hai cambiato carattere? Mi piace.
    Comunque ho visto la serie, tra le più belle dello scorso anno, oltretutto al momento il mio header blog lo omaggia, il fumetto invece vorrei, potrei, non lo so ;)

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    1. Qualche cambiamento per essere più pulita, visto l'header caotico :)
      La serie è in lista per quest'estate, così i sogni saranno meno freschi.

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  3. Considerando che la serie mi ha mandato nel mondo dei sogni già al primo episodio e al secondo l'ho abbandonata del tutto, non credo avrò molta voglia di fare tutto questo recuperone cartaceo. Lo dico perché non voglio che venga consumata troppa carta, eh :D

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    1. Il suo effetto l'ha avuto, dai!
      Magari prendi i fumetti a piccole dosi, perché sono davvero incredibili (e con l'usato sei anche amico dell'ambiente ;) ).

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