Andiamo al Cinema su Netflix
Ci sono molti modi in cui una carriera può cambiare dopo un Oscar.
Ci si può crogiolare e vivere di rendita, magari perché quell'Oscar è arrivato troppo presto, si può passare al lato oscuro dei film più commerciali ora che il proprio nome è diventato un nome di grido, o si può aprire una casa di produzione, produrre piccoli film tratti da piccoli racconti o piccole voci, che stanno a cuore.
L'anno 2024 è stato un anno buono che ha premiato gli attori giusti, e se Emma Stone continua il suo sodalizio con Yorgos Lanthimos producendo con la sua Fruit Tree serie TV e piccoli film dal sapore retrò, oltre che premi Oscar, Cillian Murphy pur ritrovando le sue radici in una nuova trilogia in cui a breve tornerà a palesarsi, ha fondato la Big Things Films, andando prima a raccontare gli infami segreti dell'Irlanda cattolica in Small Things Like These e ora la dura vita degli insegnanti pubblici in Steve.
Stesso regista (Tim Mielants), stessa dedizione, figlio com'è di insegnanti.
Non è una scuola comune, la Stanton Wood Manor, è una scuola per riformati, l'ultima speranza per giovani che hanno commesso crimini più o meno gravi al posto del carcere. Ma come lo tieni insieme e a bada e cerchi di ri-educarlo un branco di giovani tanto facili alla rissa come alla provocazione?
Entriamo un solo giorno nella Stanton Wood Manor, ci entriamo con Steve, il preside e direttore del progetto, ci entriamo con una troupe televisiva lì a indagare su come vengono spesi i soldi dei contribuenti e con pregiudizi ben formati. Certo, Shy e gli altri non sembrano aiutare la reputazione di una scuola che con pochi fondi, pochi insegnanti, cerca di fare quel che può pur occupando una tenuta vittoriana in gran stile.
E Steve?
È su di lui che ci si concentra, sul suo essere padre e amico e tutore, sul suo cercare di spegnere gli animi ribelli, di istruire e far sentire accettati chi viene allontanato dalla stessa famiglia, Steve che soffre, per il suo passato traumatico e per il suo presente in cui la schiena lo tormenta, la dipendenza lo mette a dura prova.
Ed è strano trovare un Cillian brillante, a interpretarlo, capace di essere energico e caloroso, divertito e divertente ma anche sofferente e cupo come siamo abituati a vederlo. Come da titolo, è lui il centro anche se la scena gliela sa rubare lo sguardo altrettanto spezzato di Jay Lycurgo, che incarna lo Shy che dava invece il titolo al racconto di Max Porter.
Ci si sposta su Steve, quindi, con Cillian a brillare e tenere testa a Tracey Ullman e Emily Watson. Sorride e ride, corre e parla, cerca di ricordare, di non dimenticare, in una giornata fin troppo piena in cui i suoi occhi si spengono e si accendono come il film stesso. Che non sempre sembra sapere che strada prendere, che voce seguire, facendole sentire tutte, facendo entrare in quel caos che è la scuola e la mente dei suoi alunni.
Porter adatta con la sua scrittura sperimentale il racconto e sperimenta anche in sceneggiatura, segue la troupe, sfrutta lo sguardo terzo per metterci in contatto con i giovani e con gli insegnanti attraverso interviste e dietro le quinte, attraverso consiglieri e rappresentanti che portano le cattive notizie del caso. Sembra succedere tutto molto in fretta e in un unico giorno, troppo per Steve, ma anche per i suoi colleghi e i suoi alunni. Con la tragedia che sembra lì, a un passo dall'avvenire, prevedibile e allo stesso tempo evitabile.
Mielants interrompe questo racconto fatto di spezzoni con i droni che volano fuori e dentro la tenuta, in momenti da videoclip che appesantiscono la visione e non aiutano a dargli uniformità, con la colonna sonora stessa a spaziare dal rap di Little Simz (anche tra i protagonisti) al metal dei Meshuggah passando per le composizioni originali e sincopate di Ben Salisbury e Geoff Barrow.
Si sperimenta, come cercano di sperimentare gli insegnanti nel far mantenere l'attenzione a questi giovani che anche senza bisogno di social -siamo nel 1995- si perdono e si fomentano e si provocano.
Il cuore è dalla parte giusta in questo film più sperimentale del dovuto, ma il risultato lascia poco soddisfatti a immaginare un montaggio diverso, migliore, per raccontare un progetto, un tentativo di farcela in un mondo che già abbandonava gli ultimi.
Voto: ☕☕½/5
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