Andiamo al Cinema su Netflix
Siamo agli sgoccioli della classica programmazione del blog in attesa delle liste di fine anno, e ho ceduto.
Presentato come il nuovo fenomeno di Netflix, ai vertici delle classifiche dei film più visti su piattaforma fino a diventare il numero a livello globale, fan del kpop che lo esaltano, pubblico che ci si approccia per la prima volta e ne viene travolto, i figli degli amici che lo guardano a ripetizione e chiedono regali a tema Huntrix... Ho resistito stoicamente convinta non fosse un titolo per me, ma per un senso di completezza, per un senso di "vediamo per cosa impazzisce il mondo", ma anche per un senso di "cosa guardiamo nell'ennesimo pomeriggio di raffreddore sul divano?" ho accontentato il giovine che fa le nottate con gli anime, e abbiamo fatto partire Kpop Demon Hunters.
Risultato?
Wow! Ma è tutto bellissimo!
Forse parla un senso di stupore per un mondo che mi è distante, per un'animazione che non mi è affine e per una storia tanto semplice quanto efficace, ma se lo si vede come un musical, beh, non c'è che applaudire.
Per le canzoni che lo compongono, per i balletti che lo accompagnano, per le scene d'azione che lo coreografano, in un crescendo emotivo che non può che fare il suo dovere e, beh, emozionare.
La storia è semplice, quasi troppo: un gruppo femminile di kpop con le più classiche personalità da cartone animato anni '80 (la saggia Rumi con un segreto, la dura Mira con il cuore tenero, la più infantile e scherzosa Zoey) che oltre a essere cantanti sono protettrici dell'Honmoon, lo scudo che tiene lontani i demoni che vogliono impossessarsi delle anime degli esseri umani.
Tutto sembra filare per il verso giusto, con hit dopo hit, tournée soldout, un nuovo singolo da lanciare finché i demoni passano al contrattacco e creano una loro boyband a mettere tutto a rischio.
Di mezzo non può che scattare l'amore fra il leader dei Saja, demone tormentato dai sensi di colpa, e Rumi, tormentata dal suo segreto, l'essere metà umana e metà demone, con quest'ultima parte che sta per prendere il sopravvento.
Semplice, no?
Sì, ma efficace.
E capace di conquistare anche a chi dei ritmi sfrenati, delle parlantine veloci, e dei cliché degli anime tra faccette e buffaggini non sempre divertenti, è un po' allergica. La produzione si camuffa ma è americana, anzi, meglio, è targata Sony, sì, la casa di produzione di quello Spiderman nel Multiverso che giocava con i vari tipi di animazione come qua e là si fa anche qui.
Una produzione americana attenta però alla cultura che va a toccare, e così chiama doppiatori più o meno coreani d'origine, mette dentro riferimenti alla cultura e alle leggende locali.
Il risultato oltre a essere convincente è esaltante nel ritmo in cui si mescolano azione e canzoni e divertimento e prese di coscienza, con le Huntrix che fanno faville, con un terzo atto un filo più cupo che esplode quando si ritrovano insieme sul palco.
Non dico di essermi convertita né di finire per militare fra le fila delle fanatiche del kpop che prodotto in serie com'è (e come viene leggermente criticato pure qui) mi sembra un'espressione pericolosa del pop di oggi, ma non nego che la voglia di rivedermi questo musical in animazione o di piazzare in playlist What It Sounds Like o Takedown, c'è.
Sorpresa di fine anno, in attesa degli ultimi botti.
Voto: ☕☕☕/5



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