7 giugno 2023

Spider-Man: Across the Spider-Verse

Andiamo al Cinema

Partiamo con ordine, che sarà un post lungo.
Diamo inizio alle presentazioni:

Mi chiamo Lisa Costa e nessun ragno radioattivo mi ha morso.
Mi ha morso la scimmia del cinema diverso, quello che non corre dietro agli effetti speciali, ai supereroi e alle saghe infinite.
Sono l'unica di questo universo a non aver visto il MCU in alcune, se non tutte, le sue fasi?
Non credo, siamo in tanti, non c'è niente di speciale a dire no a un genere che non può appartenere e accontentare tutti.
Ma ci sono delle eccezioni.
Quella di un pipistrello, che parte della scuderia DC ha sempre avuto più fascino e registi chiamati a giocarci e capaci di farlo.
E quella di un ragno.


Ehi, piano, non iniziamo con gli insulti.
Lo so che per qualcuno è una lacuna criminale non aver visto nemmeno la prima trilogia, quella di Sam Raimi, ma il mio senso del ragno diceva già di no, e quindi ho continuato sia con Garfield che con Holland a rimanere a debita distanza (anche perché a differenza di Batman si parla di attori, non di registi) fino a... fino all'animazione.
Complici gli Oscar, capaci pure di farmi guardare quel supplizio che è stato Black Panther, ai miei occhi non abituati alla Marvel.
Poi nel 2019, accanto alla solita Disney, c'era questo Spider-Man, un altro, l'ennesimo in poco tempo.
E mi sono fidata, anche solo per amor di completezza, eravamo pur sempre in campo Sony, nell'animazione, soprattutto.
Quella che Phil Lord e Christopher Miller hanno deciso di portare ai confini della sperimentazione, divertendosi, ingegnandosi, dando nuova vita a un eroe da fumetto che proprio con carta, penna e colori era nato.


Spider-Man: Un Nuovo Universo era stata una sorpresa coinvolgente e avvincente, anche perché la parlantina di Peter Parker lo rende da subito l'eroe per tutti.
Poi c'erano stati i Mitchell, molto più nelle mie corde in quanto famiglia colorata, chiassosa, eccentrica con tanto di cane... maiale... pane in cassetta. E l'amore per Phil Lord e Christopher Miller si è consolidato tanto da farmi aspettare con fervore questo secondo capitolo di una trilogia che in quanto secondo capitolo, non può che esagerare ancora di più.
E sì, lo so, lo so.
Mi ripeto.
Un po' come i fumetti di Spider-Man, i film di Spider-Man le premesse sono sempre uguali.
Nel succo, non nello stile.
Mi scuso, ma funzionano.
Metti caso che qualcuno capita qui per caso.
Ma torniamo a questo Spiderverso... chi se lo aspettava così esagerato?
Diventando il film di animazione più lungo d'America con i suoi 140 minuti, mostrandoci 240 Spider-Men, 6 universi (che in realtà sono molti di più, ma fermiamoci a quelli dei principali coinvolti), la storia di Miles Morales prosegue e mette in campo tutta la passione, tutta la voglia di sperimentare, creare e divertirsi di chi Spider-Man lo conosce bene.


E qui so di essermi persa dei pezzi, dei riferimenti, dei cammei vocali o animati, riuscendo comunque a divertirmi come una matta per la versione gatto o la versione dinosauro in mezzo alle millemila versione ragno.
E che ci fanno, tutti questi ragni in una stanza?
In un universo, meglio?
Cercano di mettere le cose apposto dopo l'apertura temporale di Kingpin, con un glitch difficile da risolvere che vede Miles al centro e un cattivo assurdo -nel suo essere cattivo fin là ma vendicativo al punto giusto- come The Spot.
Ok, ok, riassunta così la trama può far far spallucce a chi come me, all'inizio di questo post si dichiarava un anti-Marvel, e nonostante gli immancabili problemi amorosi con Gwen ad avere un ruolo fondamentale e a prendersi pure la scena d'apertura ad alto tasso emotivo, la solitudine degli eroi in famiglie che non possono capire i loro superpoteri ma famiglie così complicate e divertenti che spezzano il peso di quei superpoteri, il più lo fa l'animazione.
E non è sempre così scontato.


Qui, invece, l'animazione dà spessore, dà una terza, una quarta, una quinta dimensione alla storia, ai personaggi, ai sentimenti. 
Cambiando stile in base a dove ci si trova, a come ci si trova, all'azione in corso.
E che dire del segmento lego realizzato dal quattordicenne (14ENNE!) Preston Mutanga inserito tra stupore e ammirazione nel film?
Lo sguardo si stupisce, gira, cambia punto di vista, cerca di cogliere tutti i particolari, si perde nel caos organizzato, nei riferimenti, nella bellezza di questa creazione dove la musica, tra pezzi rap e colonna sonora ritmata, è l'elemento in più. E non solo per le tante parti di batteria che hanno fatto battere il cuore del giovine.


Il cast di voci non è da meno, e ovviamente si arricchisce, arruolando un Oscar Isaac a cui voler bene anche se è l'unico uomo ragno non simpatico, ma le mie orecchie sono state tutte per Daniel Kaluuya e il suo uomo ragno punk inglese.
È un universo in cui si sguazza, in cui si torna, in cui non ci si stanca mai.
E che vive meglio sul grande schermo.
A casa, nel rivedere Un Nuovo Universo ho patito gli scontri e le lunghe scene di combattimento come al mio solito, al cinema, ne volevo ancora, con tutti quegli Spider-Men che si inseguono, quella Mumbattan da salvare, quelle corse fra grattacieli… e arrivata ad un finale che è un cliffhanger in attesa di marzo 2024 e del terzo capitolo, non ero stanca, non ero pronta ad essere lasciata così.


L'animazione è cinema, ribadisce Guillermo del Toro, fan numero uno del film.
E quei pazzi di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson assieme a Phil Lord e Christopher Miller e David Callaham lo dimostrano ancora una volta, facendo battere il cuore, lasciando a bocca aperta per quello che hanno costruito e per come lo hanno costruito.
Mi chiamo Lisa Costa, e l'animazione colpisce ancora.

Voto: ☕☕☕☕/5

4 commenti:

  1. Spogliato di tutto, è una puntata lunga di “Euphoria”, con i drammi-Teen scritti bene, “recitati” meglio, coinvolgenti, la musica che fa da collante (come ragnatela) e voce narrante, ci sta anche la fotografia un po’ acidella come la serie HBO, però animata, bene, benissimo, meglio. Si sono superati, ci sono parti che potrebbero essere seguite solamente guardando le immagini, in onore alla nona arte da cui arrivano tutti questi ragni (si, anche quello gatto o quello in versione Dune buggy). Da vecchio ragno-lettore mi esalto per tutti e in particolare per i miei preferiti (la Macchia, Miguel O’Hara e Ben Reilly), da appassionato di cinema mi esalto per tutto il resto. Quando arriva il 2024? ;-) Cheers

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    1. Arriverà sempre troppo tardi!
      Poco male, però, perché mi permetterà di rivedermi tutto! Ero così presa sul finale che non mi ero accorta delle 2 ore passate, unico difetto di un film che ti lascia appeso senza una conclusione, mannaggia.

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  2. Non sei sola!
    Fiero di non aver mai dedicato al MCU nemmeno un secondo del mio già pochissimo tempo libero. Quando poi ho letto la trama di questo film e i 240 mondi paralleli che lo compongono... e soprattutto le due ore e mezza di durata, mi sono sentito più che mai orgoglioso di essere così boomer ;)

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    1. Però ti perdi un gran lavoro di animazione, tra stili diversi, sperimentazioni e momenti che fanno perdere la testa! Sarà una trilogia bellissima, fuori dal MCU, capace di stregare anche noi allergici.

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