Quando i film si fanno ad episodi.
Avere simpatia per un serial killer? Seguire con trepidazione le sue imprese ed avere fiducia in lui? Tifare per lui?
Sì, se il serial killer in questione si chiama Dexter Morgan. Sì se è un serial killer buono, un giustiziere solitario che dietro l'aria del bravo ragazzo che collabora con la polizia uccide i "cattivi".
Nata nel 2006, la serie TV ormai di culto è arrivata senza troppi cali alla sesta stagione e racconta proprio di un ematologo (uno studioso del sangue) che nonostante il padre defunto e la sorella agente di polizia nasconde in sè l'insaziabile fame di uccidere ma che grazie agli insegnamenti paterni riesce a controllare i suoi istinti e a sfogarli solo con pedofili, assassini, stupratori... chi se lo merita, secondo il suo codice almeno.
La prima serie tratta dal romanzo di Jeff Lindsay ci fulmina. Non solo scopriamo il passato di questo giustiziere solitario, scoprendo le regole che lo guidano e i rapporti col resto del mondo, ma soprattutto seguiamo le indagini per scoprire chi è il "killer del camion frigo" e che relazioni vi è tra lui e il nostro beniamino. Dopo un inizio così folgorante la seconda serie si concentra invece proprio su Dexter, la polizia ha infatti scoperto il luogo dove le sue vittime riposano e riuscire a sviare famiglia e compagni di lavoro sulla sua identità non sarà facile.
La terza stagione rappresenta forse la più deludente da seguire e che ruota attorno alla figura di Miguel Prado, procuratore distrettuale che proprio da Dexter vuole imparare ad uccidere. Ma i fan non si disperino perchè la quarta serie è forse la più intensa e adrenalinica e segue non solo le vicende familiari di Dex ormai sposato e con un figlio appena nato ma anche quelle di Trinity, efferato serial killer che uccide ormai da 30 anni con un modus operandi decisamente particolare.
Se la prima serie nasce dal sangue così si conclude anche questa e porta non pochi dubbi morali al protagonista che si troverà però a dover proteggere e aiutare la giovane Lumen, salvata da morte certa e ora carica di quel passeggero oscuro che, come il suo, ha sete di giustizia. Può essere questa fragile ragazza colei che lo può finalmente comprendere? Con il finale dolceamaro della quinta stagione è ora in onda in America una nuova serie incentrata questa volta sul killer del giorno del giudizio e che pone a Dexter domande sulla fede e sul perdono.
Rapporto genitore-figlio, amicizia, famiglia, amore e fede, questi sono i grandi temi affrontati anno dopo anno dal telefilm, che riesce sempre a confermarsi all'altezza delle aspettative e soprattutto riesce a metterci davanti a questioni morali, filosofiche e religiose profonde, ma soprattutto ad appassionarci, mescolando sapientemente azione e sentimento.
Pagine
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30 novembre 2011
25 novembre 2011
The Tree of Life
E' già ieri. -2010-
Ci sono diversi modi per interpretare un film controverso come The tree of life. Il vincitore a Cannes non è di certo di facile visione, si discosta decisamente dai film che Hollywood sforna o dalla narrativa classica. Ma il suo successo non è dovuto solo alla fama di regista-genio di Terrence Malick (ultima intervista nel 1973, 5 film in 40 anni) perché L’albero della vita è una piccola perla, uno di quei film che ti fanno uscire dalla sala e guardare il mondo in modo diverso.
Ci sono diversi modi per interpretare un film controverso come The tree of life. Il vincitore a Cannes non è di certo di facile visione, si discosta decisamente dai film che Hollywood sforna o dalla narrativa classica. Ma il suo successo non è dovuto solo alla fama di regista-genio di Terrence Malick (ultima intervista nel 1973, 5 film in 40 anni) perché L’albero della vita è una piccola perla, uno di quei film che ti fanno uscire dalla sala e guardare il mondo in modo diverso.
Esagerato? Non del tutto. La vera forza del film sta nella sua poeticità, nella sua forza espressiva. La fotografia è veramente spettacolare e solo per questa meriterebbe di essere visto in sala.
Ma passiamo alla trama. Il film cerca di raccontare il superamento della morte di un figlio, l’elaborazione del lutto di genitori e fratello (interpretato in età adulta da Sean Penn), non svelando mai cosa gli sia accaduto. Tornando indietro nel tempo si ripercorre quindi l’infanzia e la storia di questa tipica ma allo stesso tempo anomala famiglia americana. Nel profondo conservatorismo degli anni ’50 Brad Pitt è un padre severo e punitivo che cerca in tutti i modi di avere fama e successo. I suoi figli vivono le loro avventure condizionati dai suoi scatti d’ira, dai suoi insegnamenti mentre la figura più riuscita, quella della madre, Jessica Chastain, solare, materna, amica cerca di proteggerli.
La storia, raccontata in tanti piccoli tranche de vie di anni, è però inframezzata da immagini spettacolari, ere geologiche lontane, la natura nel suo splendore, Dio, forse. Lunghi monologhi, lunghi silenzi, un ritmo fluente ma spezzato. Visioni oniriche e simboliche, parole pesanti e significative, ricordi che segnano e formano. Ecco perché The tree of life è così difficile ma così bello. La sua forza torna a risiedere nelle immagini, nelle inquadrature in quello che è l’essenza del cinema: l’occhio e il suo movimento.
24 novembre 2011
(500) Giorni Insieme
Avete presente quel film che vi fa uscire dalla sala leggeri e con il sorriso? Quel film che poi consiglierete a tutti i vostri amici e che sapete riguarderete e riguarderete?
Bè, quel film potrebbe essere (500) giorni insieme (titolo originale (500) days of summer, molto più poetico).
Partiamo dalla storia, un lui e una lei, si piacciono, si avvicinano, stanno insieme, ma l'amore non decolla e si lasciano.
Fin qui niente di strano, classico film di storia-d'amore-che-finisce-male-ma-si-spera-con-lieto-fine. E invece no.
Non solo perchè quel lieto fine sperato non c'è (e ci viene annunciato dalla voce fuori campo fin dall'inizio), ma perchè è soprattutto la messa in scena ad essere tutt'altro che classica.
Marc Webb, il regista, è riuscito a passare con disinvoltura dai videoclip a questo lungometraggio e nel farlo non ha perso il suo brio e la sua leggerezza, anzi, grazie all'esperienza accumulata riesce in un continuo cambio di registro che non sovraccarica ma carica il racconto e dà quel tocco di originalità che va oltre la trama. Perchè sì, è lei a portare i pantaloni nella coppia, è lei che lo lascia, lui che soffre, lui che crede nell'amore eterno; ma è il tempo di narrazione non lineare, è la complicità tra gli attori, è l'ambientazione losangelina di sfondo, è una colonna sonora da intenditori e quanto mai calzante e infine sono i particolari eccentrici (Tom, il nostro lui, laureato in architettura lavora come ideatore di biglietti di auguri) che fanno di questo film un piccolo gioiello. Pur non avendo goduto di grande strascico pubblicitario, anzi, (500) giorni insieme è riuscito a diventare un caso sul web, conquistando pian piano sempre più apprezzamenti tra pubblico e critica.
E ora, togliete pure gli occhialini rosa che vi ho messo per far apparire questo film perfetto, perchè lo spettacolo di questi 500 giorni rimane bellissimo lo stesso.
22 novembre 2011
Strudel, variazione
Il Fabbricatorte.
Per un pranzo speciale mi son trovata a preparare uno strudel riempito con ingredienti gustosi ma non previsti dalla ricetta tradizionale, ha fatto nascere una variante davvero squisita di questo classico!
INGREDIENTI
500g di burro
4 cucchiai di zucchero
200g circa di farina
3 mele
3 pere
noci
uvetta
PROCEDIMENTO
1. Mettere a cuocere su fuoco alto mele e pere tagliate a pezzettini con 2 cucchiai di zucchero. Aggiungere una volta cotte i pezzi di noce e l'uvetta.
2. Far sciogliere a bagnomaria il burro. Mescolarlo poi con 2 cucchiai di zucchero e farina finchè l'impasto non è ben modellabile e si può stenderlo su carta forno con facilità.
3. Stendere l'interno sulla pasta e poi chiudere per bene. Infornare a 180° per mezzora e poi.... Buon appetito!
Per un pranzo speciale mi son trovata a preparare uno strudel riempito con ingredienti gustosi ma non previsti dalla ricetta tradizionale, ha fatto nascere una variante davvero squisita di questo classico!
INGREDIENTI
500g di burro
4 cucchiai di zucchero
200g circa di farina
3 mele
3 pere
noci
uvetta
PROCEDIMENTO
1. Mettere a cuocere su fuoco alto mele e pere tagliate a pezzettini con 2 cucchiai di zucchero. Aggiungere una volta cotte i pezzi di noce e l'uvetta.
2. Far sciogliere a bagnomaria il burro. Mescolarlo poi con 2 cucchiai di zucchero e farina finchè l'impasto non è ben modellabile e si può stenderlo su carta forno con facilità.
3. Stendere l'interno sulla pasta e poi chiudere per bene. Infornare a 180° per mezzora e poi.... Buon appetito!
21 novembre 2011
One Day
Andiamo al cinema.
Come condensare vent'anni in 100 minuti? Come raccontare la nascita e la crescita di un amore che ha percorso un così lungo lasco di tempo senza risultare banali o tralasciare qualcosa d'importante? Saranno queste le domande che si sono posti Lone Scherfig, regista del film, ma dapprima David Nicholls autore del romanzo da cui One Day è tratto e anche della sceneggiatura del film.
La soluzione di questo problema è stata non solo efficace ma anche esteticamente perfetta: raccontare vent'anni in un giorno, il 15 luglio. Partendo dal lontano 1988 assistiamo alla nascita e all'evolversi del rapporto di amicizia e di amore tra Dexter ed Emma. Ricco e sfrontato lui, sognatrice e in ricerca lei. Dalla prima notte passata assieme nasce un'amicizia speciale, un'autentica affinità elettiva, e non sono gli anni che passano, gli amori che entrambi vivono, le delusioni e i dolori a dividerli, ma proprio questi li fanno crescere e trovare la loro strada. E così il 15 luglio segna ogni anno le loro vite e rimane lì ad incastonare le esperienze più belle.
Dopo aver incantato con An Education la Scherfig torna a dividersi tra Londra e Parigi e a mettere in scena con eleganza e romanticismo una storia d'amore non convenzionale e per questo ancora più potente.
One Day, però, non parla solo di amore, riesce infatti con poche e geniali tocchi a ricreare man mano un'epoca e una situazione. Dagli anni '80 colorati e pieni di speranze alla futilità e leggerezza degli anni '90 segnati dall'uso smodato di alcool e droga, fino ai giorni nostri.Il tocco femminile della regista si sente tutto ed è infatti su Emma che il suo occhio si sofferma maggiormente. Interpretata da una bravissima Anne Hathaway assistiamo alla sua metamorfosi affrontando con ironia e intelligenza tutto ciò che la circonda, al suo riuscire ad imporsi nel lavoro come nell'amore. Amore che ancora una volta salvifica (Dexter troverà in Emma non solo un'amica ma la sola che possa riuscire a farlo diventare la brava persona che è e che sua madre ha sempre visto) e rende la vita degna di essere vissuta.
Lieto fine dunque? In parte, perchè, purtroppo, la realizzazione di sè passa anche attraverso il dolore.
Ciò che è innegabile è però la forza con cui ci si identifica nei personaggi (bravissimo anche Jim Sturgess, astro nascente di Hollywood), si soffre e ci si rallegra con loro, si spera nel loro stare assieme fa sì si esca dalla sala ancora affascinati dalla bellezza e dalla malinconia di questa storia d'amore travolgente ma paziente. Perchè infondo qualsiasi cosa accada domani... viviamo oggi.
20 novembre 2011
Prison Break
Quando i film si fanno ad episodi.
Nata nel 2005 la serie TV di punta del canale americano Fox in Italia ha avuto grosso seguito ma a causa dei continui cambi di palinsesto non ha mai brillato come avrebbe dovuto.
Prison Break infatti fa della genialità il suo marchio distintivo. Genialità di sceneggiatura che riesce ad ogni serie a mantenersi su alti livelli, genialità di colpi di scena e svolte improvvise, genialità del protagonista Michael, un bravo ma soprattutto bellissimo Wentworth Miller.
La prima serie si svolge interamente all'interno della prigione di Fox River dove Michael si fa imprigionare per riuscire a far evadere il fratello, condannato a morte per aver ucciso il fratello del vice presidente degli Stati Uniti. Grazie ad intrighi, accordi e aiuti i due riusciranno ad evadere assieme ad altri 6 prigionieri, ognuno con un passato alle spalle e vendette da regolare. Come si capirà fin dall'inizio però la vicenda è molto più intricata del previsto poichè a muovere le fila non solo delle accuse rivolte a Lincoln, ma di gran parte del "pubblico" americano c'è un gruppo cospirazionista denominato La Compagnia. La seconda serie segue invece la fuga degli otto evasi alla volta di Panama e si concentra maggiormente sia sul potere smisurato de La Compagnia che sull'amore nato tra Michael e la dottoressa della prigione, Sara Tancredi.
La serie ha però subito un arresto con la terza stagione colpita anch'essa dallo sciopero degli sceneggiatori ad Hollywood e che per questo conta 13 episodi e non 22. Nonostante questo e la momentanea scomparsa del personaggio di Sara, Prison Break è riuscita a recuperare con un'adrenalinica ultima serie che dopo efferati colpi di scena porta ad un finale amaro ma al tempo stesso perfetto.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
Nata nel 2005 la serie TV di punta del canale americano Fox in Italia ha avuto grosso seguito ma a causa dei continui cambi di palinsesto non ha mai brillato come avrebbe dovuto.
Prison Break infatti fa della genialità il suo marchio distintivo. Genialità di sceneggiatura che riesce ad ogni serie a mantenersi su alti livelli, genialità di colpi di scena e svolte improvvise, genialità del protagonista Michael, un bravo ma soprattutto bellissimo Wentworth Miller.
La prima serie si svolge interamente all'interno della prigione di Fox River dove Michael si fa imprigionare per riuscire a far evadere il fratello, condannato a morte per aver ucciso il fratello del vice presidente degli Stati Uniti. Grazie ad intrighi, accordi e aiuti i due riusciranno ad evadere assieme ad altri 6 prigionieri, ognuno con un passato alle spalle e vendette da regolare. Come si capirà fin dall'inizio però la vicenda è molto più intricata del previsto poichè a muovere le fila non solo delle accuse rivolte a Lincoln, ma di gran parte del "pubblico" americano c'è un gruppo cospirazionista denominato La Compagnia. La seconda serie segue invece la fuga degli otto evasi alla volta di Panama e si concentra maggiormente sia sul potere smisurato de La Compagnia che sull'amore nato tra Michael e la dottoressa della prigione, Sara Tancredi.
La serie ha però subito un arresto con la terza stagione colpita anch'essa dallo sciopero degli sceneggiatori ad Hollywood e che per questo conta 13 episodi e non 22. Nonostante questo e la momentanea scomparsa del personaggio di Sara, Prison Break è riuscita a recuperare con un'adrenalinica ultima serie che dopo efferati colpi di scena porta ad un finale amaro ma al tempo stesso perfetto.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
18 novembre 2011
Dieci Inverni
E' già ieri. -2009-
Quanto lunga può essere la nascita di un amore? Quanto due giovani destinati a stare assieme riusciranno ad abbattere frontiere e barriere personali per potersi amare liberamente?
Questo piccolo film italiano risponde dieci anni, o meglio, dieci inverni.
Tanto infatti Camilla e Silvestro impiegano per dare ragione a tutti coloro, tra cui anche noi, pubblico, vedevano la perfezione nel loro stare assieme.
Non è la fredda Russia, non è un matrimonio fallimentare, non problemi personali a dividerli.
E così li seguiamo da quando giovani studenti si trasferiscono a Venezia fino al formarsi di famiglia e lavoro per lasciarli lì dove avremmo sempre voluto vederli, insieme.
Girato principalmente nella città lagunare, resa incantevole e poco turistica soprattutto grazie all'ambientazione invernale, Dieci inverni è stato un piccolo caso di buon cinema italiano. Prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e scritto e diretto dall'ormai ex studente dello stesso centro Valerio Mieli, il film ha brillato non solo al Festival di Venezia ma anche ai David di Donatello dove si è aggiudicato il premio per il miglior regista esordiente.
Impreziosito da musiche poetiche (compare in un'esibizione anche Vinicio Capossela) Dieci Inverni è il film perfetto da vedere in questa stagione, per sognare ed essere romantici.
Quanto lunga può essere la nascita di un amore? Quanto due giovani destinati a stare assieme riusciranno ad abbattere frontiere e barriere personali per potersi amare liberamente?
Questo piccolo film italiano risponde dieci anni, o meglio, dieci inverni.
Tanto infatti Camilla e Silvestro impiegano per dare ragione a tutti coloro, tra cui anche noi, pubblico, vedevano la perfezione nel loro stare assieme.
Non è la fredda Russia, non è un matrimonio fallimentare, non problemi personali a dividerli.
E così li seguiamo da quando giovani studenti si trasferiscono a Venezia fino al formarsi di famiglia e lavoro per lasciarli lì dove avremmo sempre voluto vederli, insieme.
Girato principalmente nella città lagunare, resa incantevole e poco turistica soprattutto grazie all'ambientazione invernale, Dieci inverni è stato un piccolo caso di buon cinema italiano. Prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e scritto e diretto dall'ormai ex studente dello stesso centro Valerio Mieli, il film ha brillato non solo al Festival di Venezia ma anche ai David di Donatello dove si è aggiudicato il premio per il miglior regista esordiente.
Impreziosito da musiche poetiche (compare in un'esibizione anche Vinicio Capossela) Dieci Inverni è il film perfetto da vedere in questa stagione, per sognare ed essere romantici.
17 novembre 2011
Tarte Tatin, variazione
Il Fabbricatorte.
Anni fa mi innamorai della Tarte Tatin, torta classica di mele della Bretagna francese che un'amica mi fece scoprire. Rivisitandola in base agli ingredienti presenti, questa è una gustosa variante alle pere e cioccolata.
INGREDIENTI
PER LA FROLLA
200g farina
100g burro
50g latte
sale
PER LE PERE
2kg di pere
100g zucchero di canna
30g burro
acqua
cioccolata q.b.
PROCEDIMENTO
1.Mettere a caramellare le pere con zucchero di canna e burro per diversi minuti in modo che poi sia più facile la cottura al forno.
2.Creare la pasta frolla unendo farina, burro, latte e un pizzico di sale fino a che l'impasto sia omogeneo e ben lavorabile.
3.La particolarità della Tarte Tatin è la cottura al contrario ovvero: disporre nella teglia prima scaglie di cioccolato fondente, poi le pere caramellate e infine coprire il tutto stendendo la pasta frolla. Per aiutare la cottura delle pere, fare dei piccoli tagli alla copertura.
Infornare a 180° per 30 minuti e poi servire capovolgendola... Buon Appetito!
Anni fa mi innamorai della Tarte Tatin, torta classica di mele della Bretagna francese che un'amica mi fece scoprire. Rivisitandola in base agli ingredienti presenti, questa è una gustosa variante alle pere e cioccolata.
INGREDIENTI
PER LA FROLLA
200g farina
100g burro
50g latte
sale
PER LE PERE
2kg di pere
100g zucchero di canna
30g burro
acqua
cioccolata q.b.
PROCEDIMENTO
1.Mettere a caramellare le pere con zucchero di canna e burro per diversi minuti in modo che poi sia più facile la cottura al forno.
2.Creare la pasta frolla unendo farina, burro, latte e un pizzico di sale fino a che l'impasto sia omogeneo e ben lavorabile.
3.La particolarità della Tarte Tatin è la cottura al contrario ovvero: disporre nella teglia prima scaglie di cioccolato fondente, poi le pere caramellate e infine coprire il tutto stendendo la pasta frolla. Per aiutare la cottura delle pere, fare dei piccoli tagli alla copertura.
Infornare a 180° per 30 minuti e poi servire capovolgendola... Buon Appetito!
16 novembre 2011
Pushing Daisies
Quando i film si fanno ad episodi.
Un po' Amélie un po' Tim Burton e il suo mani di forbice.
Così si potrebbe definire questa splendida serie TV nata nel 2007.
Il telefilm racconta la storia folle di un fabbricatorte (un pasticcere) capace di resuscitare col suo tocco i morti ma anche di farli morire nuovamente e per sempre al secondo tocco, e che grazie al suo potere salva la fidanzatina d'infanzia e inizia con lei un inevitabile amore platonico.
Accanto a Ned e Chuck (questi i nomi dei protagonisti), una girandola di personaggi tanto buffi quanto adorabili: Emerson Cod, investigatore privato che sfrutta i poteri di Ned per la risoluzione dei suoi casi; Olive, cameriera dalle particolari doti canore ed eternamente innamorata del fabbricatorte ed infine Vivian e Lily, le zie di Chuck che credendola ancora morta devono affrontarne il lutto.
Ogni episodio è narrato da una voce guida che non solo spiega ma caratterizza gli eventi. Ogni puntata è infatti dedicata alla risoluzione di un caso investigativo da parte di Emerson e Ned ma pone l'accento soprattutto sulle vicende personali dei personaggi e sull'evolversi dei rapporti tra loro. La voce narra e decanta le avventure dei protagonisti ma purtroppo dopo solo 2 stagioni si è dovuta interrompere. Con un finale decisamente frettoloso e quasi scandaloso la ABC ha cancellato la serie dal suo palinsesto e si spera ora nell'uscita del fumetto per rappresentare la degna conclusione di un così bel telefilm.
Un po' Amélie un po' Tim Burton e il suo mani di forbice.
Così si potrebbe definire questa splendida serie TV nata nel 2007.
Il telefilm racconta la storia folle di un fabbricatorte (un pasticcere) capace di resuscitare col suo tocco i morti ma anche di farli morire nuovamente e per sempre al secondo tocco, e che grazie al suo potere salva la fidanzatina d'infanzia e inizia con lei un inevitabile amore platonico.
Accanto a Ned e Chuck (questi i nomi dei protagonisti), una girandola di personaggi tanto buffi quanto adorabili: Emerson Cod, investigatore privato che sfrutta i poteri di Ned per la risoluzione dei suoi casi; Olive, cameriera dalle particolari doti canore ed eternamente innamorata del fabbricatorte ed infine Vivian e Lily, le zie di Chuck che credendola ancora morta devono affrontarne il lutto.
Ogni episodio è narrato da una voce guida che non solo spiega ma caratterizza gli eventi. Ogni puntata è infatti dedicata alla risoluzione di un caso investigativo da parte di Emerson e Ned ma pone l'accento soprattutto sulle vicende personali dei personaggi e sull'evolversi dei rapporti tra loro. La voce narra e decanta le avventure dei protagonisti ma purtroppo dopo solo 2 stagioni si è dovuta interrompere. Con un finale decisamente frettoloso e quasi scandaloso la ABC ha cancellato la serie dal suo palinsesto e si spera ora nell'uscita del fumetto per rappresentare la degna conclusione di un così bel telefilm.
15 novembre 2011
Prima del Tramonto
Once Upon a Time. -2004-
Questo è più di un sequel. E' un ritrovarsi e un riscoprirsi. Un rispondere a domande e quesiti che non solo noi, come pubblico, ci siamo fatti ma che anche attori e regista stesso si sono posti.
Dopo l'arrivo inesorabile dell'alba che ne era stato dei due giovani. Avevano mantenuto la loro promessa di rivedersi?
Lo sfondo si sposta questa volta a Parigi, scoperta poco a poco dagli stessi personaggi attraverso lunghe carrellate.
In tempo reale noi ci ritroviamo a seguire, a sognare, a sperare, a soffrire e a gioire con loro, perchè non c'è niente di più bello che veder nascere e crescere (anche se a 9 anni di distanza) una romantica storia d'amore. 77 minuti che cambiano la vita.
Questo è più di un sequel. E' un ritrovarsi e un riscoprirsi. Un rispondere a domande e quesiti che non solo noi, come pubblico, ci siamo fatti ma che anche attori e regista stesso si sono posti.
Dopo l'arrivo inesorabile dell'alba che ne era stato dei due giovani. Avevano mantenuto la loro promessa di rivedersi?
Lo sfondo si sposta questa volta a Parigi, scoperta poco a poco dagli stessi personaggi attraverso lunghe carrellate.
In tempo reale noi ci ritroviamo a seguire, a sognare, a sperare, a soffrire e a gioire con loro, perchè non c'è niente di più bello che veder nascere e crescere (anche se a 9 anni di distanza) una romantica storia d'amore. 77 minuti che cambiano la vita.
12 novembre 2011
Melancholia
Andiamo al cinema.
Ci aveva lasciato esterrefatti con un horror filosofico come Antichrist in cui da una partenza poetica e dolorosa come la morte di un figlio si finiva alle più atroci violenze e vendette tra due genitori distrutti dal lutto.
Lo ritroviamo alle prese con la fine del mondo, minacciato dallo scontro con il pianeta Melancholia, che dà il titolo al film, e con la malattia dell’oggi che ha afflitto lo stesso von Trier, la depressione.
Presentato all’ultimo festival di Cannes, il film del regista danese ha suscitato più clamore per la sua conferenza di presentazione (che ha mandato nel caos la Croisette con le dichiarazioni sul nazismo e su Hitler) che per l’opera in sé nonostante l’attrice protagonista, la bravissima e bellissima Kirsten Dunst, abbia vinto meritatamente la palma per la miglior interpretazione.
E’ così, Lars è sempre Lars, pronto a stupire e a sconvolgerci.
E con Melancholia ci riesce benissimo perché dietro la poesia e la suggestione di ambienti e di una fotografia sublimi si cela l’ansia, l’apatia e la malinconia che le protagoniste vivono.
Diviso in due parti ha il suo punto d’origine nel rapporto che lega due sorelle agli antipodi. Nella prima Justine, bellissima neo sposa sembra all’apice della sua felicità a inizio film, ma scopriamo man mano gli indizi e i segni di una malattia che si riaffaccia, di una depressione latente che nonostante una festa sontuosa, nonostante un marito apprensivo e zelante torna a farsi strada e a distruggerla. Veniamo così a conoscenza dell’intricata relazione con i familiari, con una sorella sempre presente ma incapace di capirla, con un cognato ricco ma poco sensibile, con dei genitori tutt’altro che modello. Una ragazza sola quindi, e così la lasciamo e la ritroviamo.
La seconda parte ruota invece attorno alla figura dell’altra sorella, Claire, e si svolge (e lo si capisce a fatica) dopo il matrimonio. Questa volta a sconvolgere l’armonia domestica è l’arrivo del pianeta Melancholia. Gli scienziati rassicurano che il passaggio di questo nuovo pianeta sarà vicino alla Terra ma non provocherà danni. Nonostante l’eccitazione di marito e figlio, questo però turba e mette in ansia Claire. Justine ormai isolata e non curante degli eventi, sembra invece aver già capito come tutto ormai stia per finire, e ne è quasi contenta, riuscendo a farsi carico dell’armonia e della cura del nipote sembra guarita, come se la morte non la spaventi più.
Se, come si dice, per un buon film basta un inizio che catturi e un finale che lasci senza parole Melancholia fa di più. L’incipit e la conclusione sono strettamente legati alla colonna sonora, se vediamo dapprima scene oniriche e quasi dei tableau vivant d’altri tempi, nel finale la musica classica di Wagner cresce e riempie, lasciandoci attoniti di fronte allo schermo ormai buio e al silenzio.
Melancholia è un film particolare e forse ostico in quanto non commerciale. Ma lascia senza parole, perchè la lentezza solita che von Trier ha per costruire la sua opera unita ai movimenti di camera volutamente sporchi e indagatori affascinano più della trama in sé, il potere sta nell’inquieta bellezza di ogni singola scena.
Prima dell'Alba
Once upon a time. -1995-
Un viaggio in treno. Lei ritorna, lui parte. L'incontro, l'intesa, gli sguardi... e il desiderio: stare insieme fino all'alba, fino al momento della partenza definitiva alla scoperta di Vienna.
Due giovani che si conoscono, che condividono e che sognano per poche ore assieme, costruendo qualcosa che con la luce dell'alba si perderà, forse, verrà conservato, sicuramente.
Una storia d'amore non convenzionale, dove contano le riflessioni e il presente. Un film da vedere e da amare.
Un viaggio in treno. Lei ritorna, lui parte. L'incontro, l'intesa, gli sguardi... e il desiderio: stare insieme fino all'alba, fino al momento della partenza definitiva alla scoperta di Vienna.
Due giovani che si conoscono, che condividono e che sognano per poche ore assieme, costruendo qualcosa che con la luce dell'alba si perderà, forse, verrà conservato, sicuramente.
Una storia d'amore non convenzionale, dove contano le riflessioni e il presente. Un film da vedere e da amare.
This Must Be The Place
Andiamo al cinema.
Prendi un regista affermato e apprezzato come Paolo Sorrentino e mettilo in una co-produzione internazionale tra Irlanda e Stati Uniti.
Prendi un attore fenomenale come Sean Penn e truccalo come Robert Smith dei Cure per interpretare una rock star degli anni ’80.
Prendi una storia tanto assurda quanto potente e quello che ne esce è This must be the place, un road movie che proprio nel viaggio trova la sua forma perfetta.
La storia racconta di una rock star immersa negli agi e nella noia della quotidianità fatta di visite non desiderate al cimitero, spese e incontri al centro commerciale della città in cui ha scelto di ritirarsi e in cui convive con una moglie stranamente “normale”, un’amica adolescente e altri strani personaggi. Ormai depresso per essere mira di smorfie e prese in giro per il suo essere copia di se stesso e autentico personaggio vivente, tutto cambia quando deve affrontare il ritorno a casa, negli Stati Uniti per la morte del padre. Qui viene a sapere che per tutta la sua vita il padre a cui non parlava da 30 anni non ha fatto altro che dare la caccia al criminale nazista che lo aveva umiliato ad Aushwitz e decide quindi di porre fine a questa ricerca.
Seguiamo così Cheyenne, questo il nome del protagonista, lungo le strade d’America, attraverso incontri e scontri con persone non meno strane di lui (dall’inventore dei trolley a David Byrne) che lo portano più vicino alla sua preda ma anche a fare i conti con se stesso e con i suoi rimorsi di figlio e padre mancato. Tra momenti di commozione e battute ironiche e taglienti, si arriva all’epilogo e alla conclusione del suo viaggio che non ha nulla della violenza, della crudeltà che ci si aspetta ma è solo un’atroce bellezza, quella che sta dentro la vendetta.
Sorrentino riesce ancora una volta a stupire, se con Il Divo aveva raccontato in modo perfetto gli anni bui dell’Italia, con This must be the place riesce ad incantare con una fotografia (non a caso del grande Bigazzi) e delle scene da oscar. Nonostante il film non abbia vinto nulla a Cannes, dove è stato presentato, si può ben dire che il regista ha vinto la sfida non solo di mettersi in collaborazione con una grande co-produzione internazionale ma anche di saper gestire e far brillare una grande star americana come Sean Penn. Il sodalizio tra i due rasenta la perfezione, la recitazione svogliata, annoiata e lenta dell’attore vive anche grazie ai movimenti di macchina che lo incorniciano e a dei dialoghi comici e profondi che lo caratterizzano.
Ciliegina sulla torta, infine, la colonna sonora. Passando dal rock anni ’80 sperimentale (vedi Talking Heads dalla cui canzone prende il titolo il film e che è ripresa in una delle scene più toccanti) fino alle cover moderne di questi brani, il film è impreziosito e arricchito dalla musica, che diviene un’ulteriore protagonista.
This must be the place è quindi un film che merita il successo e l’entusiasmo che sta avendo, perchè qualcosa nella storia disturba ognuno di noi, non si capisce bene che cosa, ma ci disturba e solo i grandi film sanno fare questo effetto.
Cheese Cake
Il fabbricatorte.
Grazie ad Ilaria ho scoperto questo dolce squisito.
Fresco, facile da preparare ma soprattutto buonissimo.
Ecco la ricetta.
INGREDIENTI:
250gr biscotti secchi (tipo oro saiwa)
100gr burro
3 uova
200gr zucchero
200gr philadelphia
400gr panna da cucina
marmellata di frutti di bosco o mirtilli
PROCEDIMENTO:
1. Frullare i biscotti fino a che non diventano farina e unirci il burro
sciolto o malleabile. Metter il tutto nel fondo di una teglia da forno
imburrata o infarinata e lasciarla in frigo mentre si procede con la
preparazione.
2. Unire i tuorli delle uova con zucchero, philadelphia e panna da
cucina.
Mescolare il tutto.
3. A parte montare gli albumi e unirli poi al composto evitando di
smontare le uova. Il composto finale va aggiunto sopra la teglia con i
biscotti e messo in forno a 180 gradi per 40-50 minuti (o fino a che non
si gonfia e diventa di colore marroncino).
Grazie ad Ilaria ho scoperto questo dolce squisito.
Fresco, facile da preparare ma soprattutto buonissimo.
Ecco la ricetta.
INGREDIENTI:
250gr biscotti secchi (tipo oro saiwa)
100gr burro
3 uova
200gr zucchero
200gr philadelphia
400gr panna da cucina
marmellata di frutti di bosco o mirtilli
PROCEDIMENTO:
1. Frullare i biscotti fino a che non diventano farina e unirci il burro
sciolto o malleabile. Metter il tutto nel fondo di una teglia da forno
imburrata o infarinata e lasciarla in frigo mentre si procede con la
preparazione.
2. Unire i tuorli delle uova con zucchero, philadelphia e panna da
cucina.
Mescolare il tutto.
3. A parte montare gli albumi e unirli poi al composto evitando di
smontare le uova. Il composto finale va aggiunto sopra la teglia con i
biscotti e messo in forno a 180 gradi per 40-50 minuti (o fino a che non
si gonfia e diventa di colore marroncino).
Lasciare raffreddare. In un pentolino far sciogliere la marmellata a fuoco lento e poi con un colino spargerla
sopra la torta. Lasciare in frigo per almeno 3-4 ore e..... BUON APPETITO!!
11 novembre 2011
Central Perk
Central Perk come il mitico punto di ritrovo di F.R.I.E.N.D.S.Central Perk come luogo di incontro di più passioni: cucina, cinema, musica e letteratura.
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