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30 aprile 2013

The Following

Quando i film si fanno ad episodi.


Chi ben comincia... è a metà dell'opera?
Circa.
Dopo un sorprendente pilot che per la prima volta mi aveva fatto scrivere a caldo su una serie tv visto l'entusiasmo e l'adrenalina ancora in corpo, i toni per The following hanno subito un lento ma inesorabile calo.
La lotta tra bene e male, tra Ryan Hardy e Joe Carroll che scorre via come tra le pagine di un romanzo, pecca infatti nella lunga durata data alla stagione. Nei 15 episodi si assiste così a una serie di colpi che non sempre lasciano a sorpresa e con cambi di trama non poi così efficaci.
La prima parte che si concentra sul rapimento del figlio Joey appare più unita e corposa, unità e corposità che si andranno a perdere nella seconda parte ambientata per lo più nella casa/comune di Joe dove gli episodi proseguiranno con l'unico scopo di veder crollare l'eroe Ryan e lasceranno da parte anche immagini/icona degne di un horror viste in precedenza. I due protagonisti hanno comunque le spalle coperte interpretati come sono dai grandi e affascinanti Kevin Bacon e James Purefoy (con il suo bell'accento inglese), e nonostante alcuni cliché forse evitabili (vedi la sequela di morti di cui la vita dell'agente dell'FBI è infestata) reggono il gioco grazie al loro carisma e la graniticità dei loro caratteri. Anche i personaggi secondari non sono da meno, anche se l'ago della bilancia pende più verso i cattivi, su tutti un merito va all'inquietante Emma/Valorie Curry capace di fragilità e devozione come pochi adepti della setta.


A farne le spese in questo scontro è però l'FBI che più e più volte viene presa per i fondelli da giovincelli deviati mentali. Va bene far evadere Joe una volta, la seconda sarebbe già troppo, lasciar a un serial killer numerose e ripetute visite, non trovare una comunità di una trentina e più di ragazzi che vive isolata in un paesello dopo un po' appare veramente poco credibile visti i mezzi tecnologici a disposizione e la sicurezza americana sotto il loro controllo.
Nonostante tutti questi difetti la serie si lascia vedere senza troppe pretese, il prodotto USA è infatti ben girato senza eccellere in qualche lato tecnico particolare se non nella colonna sonora, sempre azzeccata.
I colpi di scena non mancano e nemmeno quelli al cardiopalma con sequenze terrorifiche che raggiungono l'apice nel prefinale.
Arrivati al finale, però, nuovi dubbi sorgono. La seconda stagione è infatti già confermata e senza spoilerare troppo ci si chiede cosa potrà mai succedere, chi sarà il cattivo, chi sopravviverà o resusciterà ora, creando inevitabili e ulteriori abbassamenti di tono.


29 aprile 2013

Vikings

Quando i film si fanno a episodi.


Sulla scia di Games of Thrones sono nati vari progetti che affondano le radici nel passato storico rivisitato. Se Spartacus si distingueva per lo stile pulp e lo stesso Games of Thrones per lo stile più fantasy e intricato, senza contare i vari Borgia, Tudors, ecc. Vikings si inserisce in questo contesto supportato da una produzione che vanta nientemeno il nome di History Channels.
Come si evince dal titolo, i Vichinghi portati sul piccolo schermo da Emile Hirst sono però diversi dal nostro immaginario. Non del tutto barbari o bruti, si dà invece ampio spazio alle tradizioni, alla famiglia, alle leggi e alla religione che regolano in tutto e per tutto il loro vivere. La storia si sofferma sulla figura di Ragnar Lodbrok, con il tempo diventata quasi mitologica, dapprima semplice guerriero, poi jarl poi chissà che altro -per non sciupare la sorpresa della già confermata seconda stagione.


Composta da soli 9 episodi, questa serie tv canadese sembra riprendere lo stile inglese di condensare elementi e storie su cui un americano qualunque avrebbe potuto costruire stagioni e stagioni, magari diluendole e facendo perdere quel gusto di sangue e fatalità che caratterizza invece Vikings. Dalla scoperta di una rotta verso ovest, al duello per diventare jarl, fino alla guerra con la Britannia e l'alleanza con re Horik, il tutto avviene in fretta ma non per questo si rinuncia a dei ritmi tranquilli e all'introspezione dei personaggi. Lo scontro con un occidente e con una religione come il cristianesimo così distante da Thor, Odino & Co. sono poi tratteggiati in modo storicamente accettabile -lingua a parte.
Su tutti primeggia ovviamente Ragnar Lodbrok a cui la faccia bella (eccome) e sporca del modello Travis Fimmel calza a pennello, ma anche la moglie di questi e il fratello Rollo non si possono lasciare in disparte, anzi, sono entrambi caratteri spigolosi con cui lo spirito libero e indomito del protagonista si ritrova a fronteggiare e il cui esito viene, giustamente, lasciato in sospeso nel finale di stagione.
Viste queste rivalità, nutrite da battaglie e conquiste, la serie è godibilissima e la cura di fotografia e montaggio è alta, assicurando scene memorabili e da brivido. Come detto poi la produzione History Channels è un marchio di garanzia e immergersi in questo mondo nuovo e tutto da scoprire è una scelta che ripaga!

Biglietti, Prego! - Il Boxoffice del Weekend

Sarà stato il maltempo, sarà stato il lungo ponte del 25 o saranno state le novità interessanti che da mo' mancavano in sala... sta di fatto che Iron Man 3 ha fatto record di incassi superando con facilità la soglia dei 6 milioni. Il resto della classifica è purtroppo una lunga sequela di blockbuster effimeri e parecchio fracassoni (Scary Movie, Oblivion, Attacco al potere). Unica nota positva -oltre alla permanenza stabile dei Croods- quel decimo posto occupato da Miyazaki.
Ecco i dettagli:

1° Iron Man 3
week-end € 6.941.268 (totale: 8.576.941)

2° Attacco al Potere - Olympus Has Fallen
week-end € 912.521 (totale: 2.597.486)

3° Scary Movie 5
week-end € 824.612 (totale: 2.711.050)

4° Oblivion
week-end € 538.425 (totale: 3.815.603)

5° Viaggio sola
week-end € 397.062 (totale: 422.486)

6° I Croods
week-end € 329.457 (totale: 11.061.418)

7° Ci vediamo domani
week-end € 268.015 (totale: 1.617.238)

8° Le streghe di Salem
week-end € 244.623 (totale: 286.895)

9° Passione sinistra
week-end € 242.344 (totale: 693.563)

10° Kiki - Consegne a domicilio
week-end € 228.273 (totale: 244.700)

28 aprile 2013

Rumors Has It - News dal Mondo del Cinema

E' tempo di Musical in quel di Hollywood!
Visto il successo de Les Miserables il genere cantereccio torna a fare breccia nei cuori dei producers. Da una parte abbiamo l'esperto Rob Marshall (il bel Chicago e il discutibile Nine) pronto a dirigere Into the Woods, (già show musicato da Stephen Sondheim e scritto da James Lapine) che si ispira al libro di Bruno Bettelheim Il mondo incantato, che rivisita e mescola fiabe classiche (visto il progetto in stile Once Upon a Time, dietro c'è la Disney). Nel cast pare già confermata Meryl Streep mentre ci sono trattative anche per Johnny Depp.
Dall'altra parte c'è invece in ballo il remake di Bulli e pupe, film del 1955 di Joseph Mankiewicz con Marlon Brando e Frank Sinatra protagonisti. A dargli volto sarebbero i giovani Joseph Gordon-Levitt e Channing Tatum, ancora sconosciuti i nomi di regista e produttore.

Se ne parla -purtroppo- da mesi ma pare che ad Hollywood le cose si muovano in fretta. La trasposizione del best seller 50 sfumature di grigio potrebbe aver trovato un'interprete e un regista. Si tratterebbe di Gus Van Sant e di Alex Pettyfer (il giovane protagonista di Magic Mike) che insieme hanno girato un provino spedito alla Universal detentrice dei diritti del romanzo. Mistero, invece, sull'attrice femminile.

Marjane Satrapi si diletta ormai lontano dalla grafic novel e dopo aver diretto il poetico Pollo alle prugne si cimenterà a breve con un thriller. Il titolo è The voices e vede protagonisti Gemma Arterton, Anna Kendrick e Ryan Reynolds in una relazione in cui ci casca un morto...

Woody Allen ha trovato una nuova musa! Dopo Scarlett Johansson sfruttata per Match Point, Scoop e Vicky Cristina Barcelona, l'instancabile regista torna a girare in Spagna con Emma Stone! Conclusi i lavori per Blue Jasmine che vedrà la luce negli USA in estate, Woody non vuole proprio riposarsi.

Zach Braff ci riprova con l'aiuto del pubblico.
L'indimenticabile J.D di Scrubs vuole tornare alla regia a 10 di distanza dal bellissimo La mia vita a Garden State cercando finanziamenti tra i suoi fan. L'obiettivo è quello di raccogliere 2 milioni di dollari per iniziare a realizzare Wish I was here. Per aiutarlo è possibile visitare il sito di Kickstarter dove la trama, i concept e alcuni immagini sono già presenti.


Cannes continua a prepararsi per il suo grande inizio!
Dopo il programma ufficiale presentato la scorsa settimana, ecco arrivare i nomi che comporranno la giuria presieduta da Steven Spielberg: Nicole Kidman, Christopher Waltz, il regista rumeno Cristian Mungiu, Ang Lee, Daniel Auteuil, la regista scozzese Lynne Ramsay, la regista giapponese Naomi Kawase e l’attrice indiana Vidya Balan.

Dal piccolo schermo arriva infine la notizia dell'abbandono del produttore Mike Kelley di Revenge.
La serie non ha brillato in questa confusa seconda stagione, lunga e funestata da pause. Il rinnovo non è ancora avvenuto, e lo stesso Kelley aveva più volte pregato la ABC di andare avanti con stagioni di soli 13 episodi per evitare -l'ormai famoso- effetto minestra allungata. Il suo allontanamento non fa sperare nulla di buono per noi fan.

27 aprile 2013

Top of the Lake

Quando i film si fanno ad episodi.


Una ragazzina scomparsa, gli altarini di una città immersa nella natura che pian piano vengono a galla. Stiamo parlando di Twin Peaks? No.
Un regista alla direzione che arriva dal grande cinema e che si porta dietro l'attrice feticcia. Ancora Twin Peaks? No.
Una detective mascolina e volitiva, con parecchi problemi personali alle spalle -tra cui un probabile marito che la aspetta- che si ossessiona al caso. Stiamo parlando di The killing? No.
Le analogie con serie tv diventate cult si ferma qui.


Top of the Lake pur incentrandosi sulla scomparsa di un dodicenne incinta -probabilmente stuprata- con le indagini a capo di Robin, tornata nella città natale dopo anni di lontananza, e con alla regia la grande Jane Campion è in realtà qualcosa di diverso. Non qualcosa di più forte, più appassionante, più inquietante. Semplicemente diverso dagli altri telefilm di cui richiama qualche elemento.
Composto da soli 7 episodi, TotL indaga sulle malefatte di una cittadina neozelandese dove spadroneggia quel troglodita di Matt Mitcham. La piccola Tui è una delle sue figlie, cresciuta in un ambiente famigliare tutt'altro che sano e in un ambiente cittadino ancora più preoccupante, visti i crimini e i delitti che la stessa polizia lascia impuniti.
Nello stesso giorno in cui si scopre la gravidanza di Tui, un gruppo di donne sole e ferite si stanzia nella
tenuta di Paradise, guidate da una guru reticente in cerca di guarigione (la grande Holly Hunter) e Robin, esperta in casi infantili viene chiamata per il caso.
Si avanza così in più storie da raccontare: quella delle donne sole, quella di Tui e dei ragazzi della città, ma soprattutto quella di Robin Griffin, che ritrova il suo amore degli anni dell'adolescenza e deve affrontare così il suo passato tormentato tra una madre malata terminale e ricordi dolorosi.
Il tutto si compone in una serie di anticlimax d'autore, dove nonostante l'appassionarsi ai personaggi viene un po' meno, si resta stupiti per come le cose succedano così, tra il naturale e i rimbombi poco assordanti. Jane Campion dosa in modo manieristico gli avvenimenti, confezionando il tutto con una splendida fotografia che va a scoprire territori naturali e incontaminati di accecante bellezza. I personaggi, sporchi e rudi, non aiutano, è vero, ma il tutto si risolleva con un finale inquietante, in cui la normalità faticherà a ristabilirsi.
Presentata in anteprima al Sundance Festival, è una di quelle serie che merita una visione.


26 aprile 2013

La Fuga di Martha

E' già Ieri.

Le piccole sette, o comunità libere hanno da sempre avuto presa facile negli Stati Uniti. Vuoi la mancanza di una base religiosa millenaria come -purtroppo- è presente in Europa, vuoi per la disparata origine della popolazione, pare che questi nuovi guru spuntino come funghi.
Paul Thomas Anderson ha saputo nello scorso anno raccontare il rapporto tra maestro e adepto in modo eccelso in The Master, e grazie alle interpretazioni straordinarie di Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman farne un ritratto dell'uno e dell'altro pazzesco.
La fuga di Martha si sofferma invece più sull'adepta di turno, anche in questo caso reticente e, come si evince dal titolo, in fuga. A dare certezza e forma alla ragazza è una grande interpretazione da parte della giovanissima e praticamente esordiente Elizabeth Olsen (ebbene sì, sorella delle famose gemelle) che dona corpo e anima a Martha.


Martha -o Marcy May o Marlene- la conosciamo all'interno di una comunità mista, di uomini e di donne, dove i ruoli sono ben definiti. A tavola ci si alterna in turni, le donne poi si specializzano tra coltivazione, cucina e pulizie in quella che a prima vista sembra una vita rurale basilare. A vegliare su tutti è però Patrick, un inquietante John Hawkes, che dispone di un carisma tale da esser padrone della mente e del corpo delle ragazze.
In una mattina come tante, Martha scappa. Rincorsa dai suoi compagni trova la forza di telefonare alla sorella (Sarah Paulson) che non sentiva da 2 anni e di tornare con lei alla normalità. Nella sua casa lussuosa e radical chic, assieme al marito, trovare un equilibrio sarà parecchio difficile, tra crisi, apatia latente e abitudini non considerate "normali" in una società che quasi a priori la emargina.


Queste due diverse condizioni di vita non ci vengono però mostrate separate, ma mescolate sapientemente tra loro grazie ad un montaggio intuitivo e intelligente e che solo poco a poco e lentamente ci porta a conoscere le consuetudini della comunità e il motivo che spinge la ragazza alla fuga. L'immersione nella psiche sempre più fragile di Martha è quasi totale e la sensazione di ansia e di inquietudine cresce assieme alla sua: la presenza della setta non sembra infatti allontanarsi mai, in un crescendo di paure sull'incursione improvvisa di questa nella tranquillità della casa. Ma assieme a queste angosce si fa strada anche un altro dubbio: il tutto può essere solo frutto dell'immaginazione di Martha? Le sue paranoie, le sue allucinazioni, sono reali o appunto solo visioni.
Il finale lascia in sospeso la questione, così come il destino stesso della ragazza e il nostro giudizio su di lei.


25 aprile 2013

Kiki - Consegne a domicilio

Andiamo al Cinema / Once Upon a Time -1989-


Se giusto qualche giorno fa mi lamentavo sonoramente per il mancato arrivo a distanza di 4 anni di quel capolavoro di Mr. Nobody, ora non posso che osannare come una fan sfegatata la Lucky Red. Andrea Occhipinti sembra infatti aver a cuore i prodotti dello studio Ghibli e dopo aver consegnato ai cinema italiani La collina dei papaveri, delizia ora il pubblico con questa piccola gemma di ben 24 anni fa.
Kiki consegne a domicilio è davvero una piccola gemma, non di quelle grandi e piene di potenzialità come Totoro, Ponyo o La città Incantata, ma comunque una piccola gemma splendente e emozionante.
Il film di animazione, il quinto nella filmografia del maestro Miyazaki all'interno del Ghibli, è infatti piacevole e scorrevole, capace di emozionare e di far sorridere -e ridere- in modo spensierato e delizioso.
I tratti distintivi ci sono tutti: una bambina protagonista, la sua ricerca di un posto nel mondo, un pizzico di magia e un'amicizia (anche più di una) speciale.


La protagonista, una streghetta di 13 anni nel suo anno di praticantato che deve trovare la sua città in cui insediarsi, è infatti una ragazza caparbia e fragile capace sempre di risollevarsi, grazie anche a personaggi di buon cuore. Kiki, arrivata in una grande città a metà strada tra Parigi e Francoforte -indubbiamente europea, quindi- dopo l'iniziale scoraggiamento troverà il modo per aiutare, per essere aiutata e per crescere. Assieme a lei il buffissimo gatto nero Gigi, vera spalla comica della pellicola, e un contorno di personaggi stralunati e teneri.
Come spesso ripete Kiki per manifestare il suo stupore, il tutto è stupendo! Non infantile, non immaturo, non  zuccheroso all'eccesso ma stupendo, sì.
Miyazaki ancora una volta colpisce al cuore, regalando una pausa di dolcezza e serenità adatta a grandi e piccini.
Nelle roccambolesche avventure di questa giovane strega che all'interno di un panificio avvia un servizio di consegna a domicilio, c'è spazio pure per l'azione, con un finale quasi al cardiopalma dove i silenzi ben piazzati lasciano il fiato in sospeso. Il vero finale poi, tra le note di una bellissima canzone, diverte e commuove regalando una conclusione ai protagonisti cosa non sempre presente nello studio Ghibli.
Insomma, l'attesa non è stata affatto vana e dopo 24 anni poter godere di questo piccolo grande capolavoro è pura gioia!



24 aprile 2013

La Festa del Cinema - Prezzi Ridotti dal 9 al 16 maggio

DAL 9 AL 16 MAGGIO NEI CINEMA DI TUTTA ITALIA
INGRESSO A PREZZO RIDOTTO
(3 euro in 2D e 5 euro in 3D)


La FESTA DEL CINEMA, la cui organizzazione è affidata a QMI, vuole favorire, attraverso una
riduzione del prezzo del biglietto, l’aumento dell’afflusso di pubblico nelle sale cinematografiche
per far apprezzare la vera bellezza e il fascino del grande schermo.’iniziativa è promossa e sostenuta dalle associazioni dell’industria cinematografica ANEC, L'ANEM, ANICA, insieme a ACEC e FICE, sulla scia del successo che ha in Francia la FÊTE DU CINÉMA giunta alla 28esima edizione.

In più il contest online Premi da Star

In palio tanti premi: la borsa Piquadro usata sul set di Mi Rifaccio Vivo; una giornata sul set del nuovo film di Checco Zalone; la coppia di guanti creata su indicazione di Geoffrey Rush e utilizzata dall’attore sul set di La migliore offerta; accrediti per i più importanti festival cinematografici nazionali (Venezia, Roma, Torino, Taormina, Giffoni); sceneggiature del film La Banda dei Babbi Natale autografate da Aldo, Giovanni e Giacomo; la sceneggiatura de Il Divo autografata da Paolo Sorrentino.
Per partecipare all’estrazione finale basta registrarsi al sito www.festadelcinema.it o connettersi con il proprio profilo Facebook.
Tutti i premi sono stati donati dall’intera filiera cinematografica, a conferma del suo sostegno alla Festa del Cinema.

Per maggiori informazioni, contenuti
speciali, concorsi per gli appassionati cinefili e molto altro  www.festadelcinema.it

Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema

La situazione sembra un po' aggiustarsi, dopo le settimane fiacche qualche uscita interessante in questo anticipo per il ponte del 25 aprile c'è. A differenza poi dei giovedì precedenti, diminuiscono, fortunatamente, anche le proposte.
Vista la mia poca propensione all'horror (Le streghe di Salem), ecco i consigli:

Kiki - Consegne a domicilio 
A distanza di 24 anni arriva al cinema l'ennesimo (piccolo) capolavoro di Miyazaki. La protagonista è ovviamente una bimba, a cui la magia non manca! Vista l'uscita così ritardata, non fatevelo sfuggire!







Iron Man 3 
Non sono una fan della saga di Tony Stark e ammetto che non ho visto i due capitoli precedenti. Ma Robert Downey Jr. è sinonimo di bravura e comicità intelligente, e quindi vada per quello che sarà sicuramente il campione ai botteghini.








Qualcuno da amare 
Una giovane dedita alla prostituzione e un anziano professore acculturato. La strana relazione che si instaura tra i due tra le strade di Tokio contrastata da un fidanzato geloso. Alla regia Abbas Kiarostami, lontano dal suo Iran, sempre più nipponico.







Viaggio sola 
Commedia dei sentimenti made in Italy dalla -raccomandata- Maria Sole Tognazzi. Protagonista Margherita Buy pronta a donarci nuovi isterismi nei panni di un'ispettrice di hotel di lusso incapace di mettere radici. Con lei Stefano Accorsi e Gianmarco Tognazzi.

23 aprile 2013

Mr. Nobody

E' già Ieri. -2009-


Ora vorrei che qualcuno mi spiegasse perchè questo film non è mai uscito in Italia.
Lo so che arrivo tardi, parecchio tardi, e faccio un sonoro mea culpa per averlo scoperto solo ora, ma credo che la colpa principale -oltre alla mia mancanza di applicazione tecnologica- stia nella distribuzione italiana che continua a proporre commediole da quattro soldi made in USA lasciando fuori capolavori come questo.
Sì, ho detto proprio capolavoro, e non lo nascondo.
Mr. Nobody mi ha lasciato affascinata, avvinta dalla complicatezza e dal continuo incastro che fa della trama un lungo e onirico viaggio nelle possibili scelte e nella paura di compiere queste scelte.
Ora, dico io, va bene che poco a poco ci stiamo risvegliando e a distanza di qualche anno Blue Valentine e Hunger ci sono stati proposti, e ok, proprio domani arriva nei cinema un altro gioiello di Miyazaki -sia lode alla Lucky Red- ma comunque qualcuno dovrebbe dire ai vari distributori/produttori/cinefili con le tasche imbottite, che c'è dell'altro. E che se la rete osanna, un motivo ci sarà.


Tornando a Mr. Nobody. Che dire.
Il film è quasi a metà strada tra un Cloud Atlas molto -ma molto- meno avveniristico e sezionato, un Sliding Doors con più varianti e meno Gwyneth e un Eternal Sunshine of the spotless mind, forse ancora più romantico e sorprendente. Perchè a differenza di Joel e di Clementine, Nemo e Anna devono attraversare più di un momento, più di una vita per potersi incontrare. Due, tre, quattro... un'infinità di scelte possibili si aprono davanti a Nemo, e in base alla decisione finale una, due, tre donne ad aspettarlo. Spiegare per bene il film è abbastanza impossibile viste le sfaccettature e le interpretazioni possibili su un lungo viaggio attraverso il tempo e la morte. Dalla morte si inizia ma alla morte non si torna, vedendo crescere Nemo, infatti, da bambino spaventato e speciale, a adulto problematico fino a centenario mortale ma ancora arzillo, la sensazione è quella di veder scorrere in modo tutt'altro che lineare più vite, a loro modo eterne.
Se non vi bastano queste parole ricche di entusiasmo per convincervi a vederlo sappiate che il cast è capitanato da un sempre bellissimo (in più varianti) Jared Leto, più Diane Kruger, Juno Temple, Rhys Ifans, la musica è una meraviglia indie ma la fotografia lo è ancora di più.



22 aprile 2013

Jack Nicholson Day - Cinque Pezzi Facili



Nelle puntate precedenti:

Nicolas Cage Day
John Travolta Day
Bruce Willis Day

Dopo un lungo ed estenuante testa a testa a vincere l'onore e gli oneri di essere festeggiato ad aprile è stato il grande e unico Jack Nicholson!
Un attore che non ha bisogno di presentazioni ma tanto, quando si dice così, si finisce per fargliele.
Nato ben 76 anni fa, probabilmente già con un ghigno arcigno sul volto e dei folti sopraccigli a sottolinearlo, il nostro Jack è a ragion veduta uno dei più grandi all'interno di Hollywood. I suoi ruoli mai banali, e la scelta di film intelligenti (a differenza di Bob e Al, tanto per fare due nomi) lo hanno sempre premiato.

Per ricordarlo come si deve, derubata di Voglia di tenerezza, e avendo già scritto del meraviglioso Non è mai troppo tardi e del grandioso The Departed ho scelto di vedere -finalmente, si dirà- Cinque Pezzi Facili.
Film drammatico datato 1970 che la National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti ha inserito nei film da conservare.



Se dovessi parlare del film mi toccherebbe ammettere che questo è invecchiato male.
La visione lenta e il suo ritmo non riescono a reggere il passo dei nostri giorni, così come la trama, semplice ma non semplicistica (un ragazzo di buona famiglia e pianista eccellente sempre in fuga dal suo passato, torna in famiglia causa padre malato, forse trova la donna della sua vita ma rifiutato da lei rifugge ancora una volta per un destino ignoto). Nella sua realizzazione riesce però ad essere originale -vedasi la parte e i monologhi riservati a una lesbica autostoppista perennemente in rivolta- e ancora moderno, alternando generi come dramma lavorativo, dei sentimenti e road movie.
Fortuna vuole che più che del film sono qui per parlare di Jack.
E che vuoi dirgli? Ancora una volta regala un'interpretazione da brividi, quelle interpretazioni di stomaco, di un ragazzo insoddisfatto e ingabbiato che gli si cuciono addosso.
E' bravo quando fa all'ammore, bravo quando suona il piano (dalle composizioni di Chopin il titolo del film), bravo quando s'incazza (epico il suo alterco con una cameriera) e quando gioca a bowling.
Jack è sempre bravo, e questa recitazione sofferta fatta anche solo di sguardi e di gesti, lo conferma.
A fargli da spalla una bravissima e estenuante Karen Black, vincitrice all'epoca di un Golden Globe grazie al ruolo della svampita e svaporata ragazza di Jack.
Ah, Jack, ghignante e arcigno, sempre ironico e sempre sopra le righe.... Buon Compleanno!




Video me-ra-vi-glio-so creato da Pio.

A festeggiare anche:


Let's the party started

21 aprile 2013

Rumors Has It - News dal Mondo del Cinema

La settimana cinematografica è stata scossa dall'annuncio di un corposo e allettante programma di Cannes, ma questa non è l'unica news arrivata...

La Disney sorprende e fa tremare i fan storici di Star Wars. La casa di Topolino ha infatti annunciato che dal 2015 al 2020 sarà distribuito un episodio all'anno della saga. Proprio così, dal capitolo VII a spin-off vari su Yoda, Bobba Fett e Ian Solo (in probabili quanto allarmanti versioni giovanili) di materiale ce n'è da vendere. Se il primo episodio sarà tra le mani di  J. J. Abrams o di Michael Arndt, il resto è tutto da definire.
Che la forza sia con noi.

Un super cast per un esordiente! Ma se l'esordiente in questione è il direttore della fotografia Wally Pfister, stretto collaboratore di Christopher Nolan, la fiducia è più che comprensibile. Cillian Murphy, Johnny Deep, Rebecca Hall, Morgan Freeman, Paul Bettany e Kate Mara sono infatti i nomi coinvolti in Trascendence, film fantascientifico la cui sceneggiatura di Jack Paglen era finita nella famosa black list.

Torna ai lustri di un tempo -speriamo- John Cusack, un po' appannato negli ultimi anni. L'attore è stato infatti scritturato da David Cronenberg per il suo Maps to the stars, assieme a Robert Pattinson, Julianne Moore e Sarah Gadon. Il film sarà una dura satira al mondo hollywoodiano.
Per Cusack c'è anche un altro importante progetto nel futuro, quello di Love & Mercy che racconterà la vita di Brian Wilson, il fondatore dei Beach Boys. Assieme a lui Paul Dano a dare il volto giovane del musicista.

L'attesa è sempre più alta ma per vederlo nelle nostre sale si dovrà aspettare il 21 novembre. Il secondo capitolo di Hunger Games ha già le carte in regola per continuare a stupire visto l'arricchimento del cast con Philip Seymour Hoffman. Agli scorsi MTV Awards è stato presentato il trailer, eccolo:




Concludiamo con una notizia sul piccolo schermo.
L'acclamato e mai dimenticato Heroes potrebbe tornare. Microsoft sembrerebbe infatti interessata a dare in mano al’Xbox Entertainment Studio la serie dell’NBC. Ma aspettate ad esultare, la serie tv fumettosa e originale potrebbe avere un reboot con nuovi personaggi visto il successo avuto negli anni da parte degli attori protagonisti.
Staremo a vedere.

20 aprile 2013

Utopia

Quando i film si fanno ad episodi.


Per la serie British do it better, ecco un altro telefilm di quelli da non perdere.
Composto da soli 6 episodi, questa miniserie si innesta nel filone sci-fi/thriller di cui è re incontrastato il tanto elogiato -e a ragione- Black Mirror.
Come già fa intravedere il titolo, si è difronte a un'utopia che forse è più distopica, dove il futuro del mondo -ma dell'Inghilterra prima- è a rischio.
Protagonisti sono da una parte un politico invischiato e ricattato da dei misteriosi russi, dall'altra un gruppo sgangherato di giovani che si ritrova suo malgrado coinvolto in un piano più grande di loro che prevede di controllare la popolazione. Come? Questo piano malvagio e machiavellico è stato scritto e criptato anni prima da uno scienziato in un fumetto che questi idolatrano e di cui solo una copia esiste.

C'è Becky, il cui padre è morto per una malattia degenerativa che proprio da questo scienziato sembra essere nata.
C'è Ian, bello e normale.
C'è Grant, ragazzino che deve crescere in fretta, visti i guai in cui si caccia ma in cui soprattutto finisce per essere incastrato.
C'è Wilson Wilson paranoico e complottista, genio dell'informatica.
Infine c'è Jessica Hyde, la figlia di quel scienziato, chiave di tutto il piano e macchina addestrata alla sopravvivenza senza legami.

Nella prima parte di Utopia, a dar loro la caccia è un killer spietato e inquietante, Arby, affetto da asma e dallo sguardo vitreo che sembra non avere grossi problemi di coscienza a incastrarli in delitti e stragi efferati. Poi però il nemico si fa più potente e ancora più malvagio, costringendo i nostri a una continua fuga e a non fidarsi mai di nessuno.
Il finale, che lascia parecchio in sospeso senza regalare un lieto fine, fa prospettare una seconda stagione ad alto tasso di sangue e di minacce.
Utopia, come tutti i prodotti britannici si avvale poi di una cura e di un livello qualitativo altissimo, il cui marchio di fabbrica sono inquadrature panoramiche di una bellezza sconcertante oltre all'uso di colori accesi -vedi il giallo del poster- a dare ulteriore freddezza e asetticità al tutto.


19 aprile 2013

It's All Gone Pete Tong

Once Upon a Time. -2004-


Qual è il colmo per un dj?
Essere sordo.

Ebbene sì, in questa buffa quanto per nulla divertente freddura è racchiusa la trama di It's all gone Pete Tong, film canadese capitatomi un po' per caso tra le mani.
La storia è quella di Frankie Wilde, famosissimo e lanciatissimo dj che da 11 calca l'onda dei più famosi club ad Ibiza.
Sono gli anni '90, gli eccessi, la dance e le droghe girano a piacere e la vita di Frankie è ovviamente la classica S.-D.-R'N'R ma... all'improvviso diventa sordo. I rumori troppo forti del suo lavoro e una malformazione genetica lo portano a perdere l'udito nemmeno troppo gradualmente fino a che la misera percentuale (20%) che ancora gli resta gli viene portata via in un attimo tanto assurdo quanto tragico.
Come riuscirà allora a superare un trauma simile un personaggio così eccessivo che di musica è sempre vissuto?
Come nella più classica elaborazione del lutto, la prima fase è quella del rifiuto, ostinandosi a fingere noncuranza e tranquillità pur non sentendo nulla di quello che succede attorno a lui, poi arriva la rabbia, espressa in un anno di clausura dove la droga -con demoni annessi- abbonda, e infine il momento della rinascita e dell'accettazione. Frankie troverà infatti un modo geniale (e una donna altrettanto unica) per continuare a fare quello che in fondo è più di un lavoro, è la sua vita. Produrre musica pur non sentendola, come un moderno e discotecaro Beethoven, lasciando il mondo a bocca aperta e ai suoi piedi.


Il film, già un vera chicca per l'ambientazioni 90's, è ancora più particolare perchè girato come un mockumentary. Fondamentalmente si tratta di una commedia, anche un po' goliardica, ma gli interventi a "io lo conoscevo bene" uniti a stralci di interviste e trasmissioni radio, ne fatto un falso documentario capace di ingannare pur divertendo molto più di qualsiasi documentario e lasciando il vago alone di una possibile esistenza del suddetto Frankie Wilde.
A dare corpo ed espressione all'esagerato dj un Paul Kaye davvero sorprendete. Eccessivo, fisico e scatenato, la sua recitazione disturba per la volgarità del personaggio in cerca di redenzione convincendo su tutti i fronti.
Ovviamente il tocco finale è dato dalla colonna sonora, composta da pezzi dance e rivisitazioni di classici che nel lontano 2004 ha fatto la fortuna del film.


18 aprile 2013

Silenzio in Sala - Le Nuove Uscite al Cinema

Le settimane al cinema si fanno sempre più tristemente povere di uscite interessanti. Passati dai fasti del periodo Oscar si naviga ormai da parecchio in acque cattivissime.
Aspettando gli attesissimi presentati a Cannes e maggio in cui i bei film torneranno a farci compagnia, ecco qualche consiglio per il weekend:

La Casa 
François Ozon è un regista francese di culto, non sempre convincente ma questo suo nuovo lavoro ha tutte le carte in tavola per sorprendere. Protagonista un professore-scrittore fallito e la moglie incuriositi dal tema di uno studente su un compagno di classe borghese. Per continuare l'analisi della famiglia al centro dello scritto, il ragazzo si stabilirà nella nuova famiglia confezionando un romanzo voyeuristico a puntate. Fabrice Luchini e Kritstin Scott Thomas nel cast.





Treno di notte per Lisbona 
Grande cast ( Jeremy Irons, Mélanie Laurent, Jack Huston) per questo film dal sapore malinconico. Al centro della vicenda un altro professore insoddisfatto della propria vista che dopo aver salvato dal suicidio una ragazza parte per Lisbona alla ricerca dell'autore del libro che lei gli ha lasciato.






Razzabastarda 
Esordio alla regia per Alessandro Gassman (qui anche protagonista) che cerca l'autorialità con un bianco e nero insolito. Il film parla di un pusher rumeno, devoto alla Madonna nera, che cerca e sogna il meglio per un figlio che si vergogna delle proprie origini e in perenne tensione.







Passione Sinistra 
Ennesima commedia italiana fatta di luoghi comuni e battute facili declinate questa volta alla politica ma con l'ovvia storia d'amore sullo sfondo. Valentina Lodovini, Alessandro Preziosi, Geppi Cucciari, Eva Riccobono, Vinicio Marchioni protagonisti diretti da Marco Ponti (Santa Maradona).







Sheer
Regista italiano (Ruben Mazzoleni) ma produzione americana per un film dal sapore Sundance che non avrà certo grande distribuzione qui da noi. La storia è quella di due amici a New York forse costretti a dividersi per sempre. Una borsa, da tenere per una notte, li mette alla prova.








Il ministro
Dalla Francia arriva questo dramma intimista con protagonista il ministro dei trasporti francese oppresso dalla sua solitudine che cercherà di conoscere il meglio il suo autista. Non tutto andrà per il meglio. Olivier Gourmet a dargli corpo.








Nina
Dall'Italia arriva questa commedia dal sapore particolare che ruota attorno alle giornate estive di Nina, insegnate e studente, e le sue passioni. Un po' Amelie nei modi, il film  non sembra affatto da buttare rispetto agli altri prodotti dello stivale della settimana, ma difficilmente riuscirà ad arrivare in numerosi cinema.








Bomber
Datato anno 2009, arriva solo ora nelle nostre sale questa pellicola inglese. Il protagonista è un anziano veterano della seconda guerra mondiale che decide di tornare in Germania per chiedere pubblicamente scusa del passato bombardamento alla città. Il viaggio sarà un modo per confrontarsi all'interno della famiglia.

On y va sur la Croisette - Speciale Cannes 2013

L'attesa doveva finire oggi, invece è solo appena cominciata.
Il festival di Cannes si preannuncia carico di nomi importanti fuori e in concorso, da i fratelli Coen a Polanski, passando per Ozon, Soderbergh e persino James Franco.
L'Italia partecipa con la nuova fatica di Sorrentino, che nella costiera francese ha sempre trovato grosse soddisfazioni, mentre Valeria Golino è presente nella sezione Un certain regard.
Inutile ripetere quanto sia atteso Only God forgives di Refn, e oltre a lui anche le premiere previste fanno scalpitare: oltre al già annunciato Grande Gatsby di Luhrmann, anche Bling Ring di Sofia Coppola!

Ecco il programma ufficiale:

Film d’apertura: Il Grande Gatsby - Baz Luhrmann [fuori concorso]

In Concorso 


UN CHATEAU EN ITALIE - Valeria BRUNI-TEDESCHI
INSIDE LLEWYN DAVIS - Ethan COEN, Joel COEN
MICHAEL KOHLHAAS - Arnaud DESPALLIERES
JIMMY P. - Arnaud DESPLECHIN
HELI - Amat ESCALANTE
THE IMMIGRANT - James GRAY
LE PASSE - Asghar FARHADI
GRISGRIS - Mahamat-Saleh HAROUN
TIAN ZHU DING - JIA Zhangke
SOSHITE CHICHI NI NARU - KORE-EDA Hirokazu
LA VIE D’ADELE - Abdellatif KECHICHE
WARA NO TATE - Takashi MIIKE
JEUNE ET JOLIE - François OZON
NEBRASKA - Alexander PAYNE
LA VENUS A LA FOURRURE - Roman POLANSKI
BEHIND THE CANDELABRA - Steven SODERBERGH
LA GRANDE BELLEZZA - Paolo SORRENTINO
BORGMAN - Alex VAN WARMERDAM
ONLY GOD FORGIVES - Nicolas WINDING REFN

Fuori concorso

ALL IS LOST - J.C CHANDOR
BLOOD TIES - Guillaume CANET

Mezzanotte

MONSOON SHOOTOUT - Amit KUMAR
BLIND DETECTIVE - Johnnie TO

Proiezioni speciali

MUHAMMAD ALI’S GREATEST FIGHT - Stephen FREARS
STOP THE POUNDING HEART - Roberto MINERVINI
WEEK END OF A CHAMPION - Roman POLANSKI
SEDUCED AND ABANDONED - James TOBACK
OTDAT KONCI - Taisia IGUMENTSEVA
BOMBAY TALKIES de Anurag KASHYAP, Dibakar BANERJEE, Zoya AKHTAR, Karan JOHAR

Un Certain Regard
Film d’apertura: The Bling Ring - Sofia Coppola

OMAR - Hany ABU-ASSAD
DEATH MARCH - Adolfo ALIX JR.
FRUITVALE STATION - Ryan COOGLER
LES SALAUDS - Claire DENIS
NORTE, HANGGANAN NG KASAYSAYAN - Lav DIAZ
AS I LAY DYING - James FRANCO
MIELE - Valeria GOLINO
L’INCONNU DU LAC - Alain GUIRAUDIE
BENDS - Flora LAU
L’IMAGE MANQUANTE - Rithy PANH
LA JAULA DE ORO - Diego QUEMADA-DIEZ
ANONYMOUSby Mohammad RASOULOF
SARAH PRÉFÈRE LA COURSE - Chloé ROBICHAUD
GRAND CENTRAL - Rebecca Zlotowski

Film di chiusura: Zulu - Jérôme Salle [fuori concorso]

Giuria della Cinéfondation: Jane CAMPION (Presidente), Maji-da ABDI, Nicoletta BRASCHI, Nandita DAS, Semih KAPLANOGLU.

17 aprile 2013

Killer Joe

E' già Ieri. -2011-

Non sapevo bene cosa aspettarmi da questo Killer Joe.
Osannato un po' ovunque ero reticente, e non avendo particolare familiarità con la filmografia di William Friedkin i dubbi erano alti.
La visione del film, ieri, è stata una grossa mazzata alla stomaco. Come per Antichrist, sono stata aiutata da mani provvidenziali che mi nascondevano le parti più violente, come nel finale, dove la violenza e il sangue esplodono in tutto il loro furore. Ma a rendere più strano il tutto erano quelle scene un po' non-sense un po' troppo strane che portavano malgrado tutto a ridere in un film talmente cupo.


La storia è di quelle che ti si attorciglia addosso, ambientata in un degrado e in una famiglia ai margini che cerca il riscatto -dai debiti- ingaggiando un killer/poliziotto professionista per intascare l'assicurazione della madre/ex moglie.
Tra un padre ubriacone e parecchio stupido, una nuova moglie porca e senza pudore (basti vedere la sua entrata in scena), i due figli non potevano che venire su incasinati. Uno, Chris, ideatore del piano, sembra perennemente destinato al fallimento, l'altra, ancora troppo giovane, possiede un'aura speciale e magnetica difficile da incasellare.
Su di loro piomba come un macigno Joe, un killer freddo e spietato, pragmatico e silenzioso capace però di una violenza inaudita per quanto sistematica.
A dargli corpo un impressionante Matthew McConaughey che con questo ruolo eleva la sua modesta carriera entrando nell'immaginario filmico dei cattivi. La sua interpretazione mette i brividi, e non solo per disgustobarraperplessità davanti alla ormai famosa scena della coscia di pollo.
Se la cavano altrettanto bene i giovani Emile Hirsch e Juno Temple, che che donando i loro corpi a questo gioiello discusso arricchiscono la loro filmografia di nuove speranze.


Friedkin alla regia regala sequenze pazzesche, dove tra sangue, sesso e sporcizia ad uscirne è una storia agghiacciante ma che odora di vero. Ci si immerge infatti in quella roulotte troppo stretta, si sente la puzza di fritto di quel pollo e ancora di più l'odore del sangue e della paura.
In un escalation pulp, si arriva a quel finale in cui la tensione raggiunge i massimi livelli, lasciando lo spettatore in sospeso a fare i conti con il da farsi.
Ora, devo ancora capire se Killer Joe mi sia piaciuto. Non sono riuscita a renderlo mio o a simpatizzare con i suoi protagonisti vista la loro amoralità, mi ha strappato più di una risata per l'assurdità della situazione ma mi ha anche raggelato con la sua durezza.  Non posso però non dire che Killer Joe sia un gran film, capace non solo di creare un cattivo con i controc****oni ma anche di esaltare e spaventare come si deve.


16 aprile 2013

Gigantic

E' già Ieri. -2008-

Incappando per caso in questo film ne sono stata subito attratta.
Il motivo principale era vedere uniti due attori very very indie in un film altrettanto indie con un cast di rilievo anche per le figure marginali (John Goodman, Jane Alexander, Robert Stanton).
Lui è Paul Dano, fantastico protagonista, tra gli altri, di Little Miss Sunshine e Ruby Sparks.
Lei è Zooey Deschanel, metà femminile di (500) giorni insieme, prima di essere la New Girl su piccolo schermo.
Vederli insieme pareva quindi prospettare un film bomba.
La realtà è parecchio distante da questi desideri.


Lui è Brian, un commesso in un negozio di materassi, figlio tardivo di un ottantenne-sciamano-saggio, con il sogno di riuscire ad adottare un bambino cinese da anni or sono e ora in attesa di essere messo in lista per averne uno.
Lei è Harriett detta Happy, la figlia di un ricco omaccione, parecchio indecisa su cosa fare della sua vita e schietta e sincera sui suoi bisogni.
Incontrandosi grazie al padre di lei, un gigante con seri problemi di stress alla schiena, finiranno dapprima per andare a letto assieme, poi per costruire una imbarazzata storia d'amore.
A rendere tutto più pepato è la mancanza di pudore del padre di Happy ad esternare i suoi pensieri ma soprattutto quel desiderio di avere quel figlio che complicherà non poco i loro rapporti.
A fare da contorno la bizzarra famiglia di Brian, un amico ricercatore e un senzatetto psicopatico (?) che lo attacca e lo segue.


Detta così la trama fa pensare al classico film boy meets girl, tema così caro alle commedie indie.
E effettivamente così è, purtroppo.
Quello che non funziona è la messa in scena finale di tutto questo. Se i dialoghi sono parecchio efficaci, tra botte e risposte divertenti e situazioni non-sense, la trama naviga nel già visto e per troppe vie. Molte sono infatti le situazioni che nel finale vengono lasciate in sospeso: da quella dell'amico di Brian, con i suoi esperimenti sulla depressione nei topi, fino a quella del senzatetto che potrebbe trovare una chiave proprio in questa ricerca ma che non si sente come fulcro del film. Il fatto sta che non ci sono così tante chiavi di interpretazioni per il fatto, e tutto sembra avvenire in un arco temporale così breve da non far vedere nemmeno l'approfondimento e l'attaccamento tra Brian e Happy.
I dubbi sul film sono quindi parecchi, neanche gli attori riescono a salvarlo del tutto (Dano ci riesce meglio di Zooey, comunque, anche se a spadroneggiare è John Goodman) e su Gigantic cala un gigantesco rammarico.



15 aprile 2013

Spartacus: War of the Damned

Quando i film si fanno ad episodi.

Era inevitabile che anche Spartacus giungesse al suo termine.
Dopo una prima stagione favolosa all'interno dell'arena di Capua, dopo un prequel nell'ancora piccola e da costruire Capua e dopo una lunga marcia fino al Vesuvio, si è giunti infine alle porte di Roma.
Questa terza stagione parte infatti dalla conquista di Sinuessa -tra intrighi e tradimenti- fino a Roma, appunto, con scontro finale ai confini dell'Impero romano dopo che Spartacus e i suoi hanno messo a ferro e fuoco più e più città, rinfoltendo così le file dei suoi rivoltosi.
La storia, come si sa, è quella, e non può certo un prodotto televisivo permettersi di cambiare gli avvenimenti come può fare invece un Tarantino, per cui non ci sono grossi spoiler per un finale epico e commovente che vede il protagonista finalmente ma tristemente libero, capace di emozionare e di ispirare con le sue parole.


Con questa stagione finale si fa pace con Liam McIntyre (inizialmente solo sostituto senza il carisma del compianto e indimenticabile Andy Whitfield), che riesce a tirare fuori la grinta e far vedere il lato più umano di Spartacus, capo inconsapevole di un movimento i cui ideali sono tutt'ora attuali. Assieme a lui acquistano valore anche i suoi aiutanti, ma se Crisso e Nevia perdono lucidità e anche simpatia, impegnati in una vendetta più sanguinolenta che non in una di giustizia, a primeggiare è assolutamente Gannicus. Da beone, dedito all'alcool e al sesso senza pensieri, l'unico gladiatore capace di conquistarsi la libertà sull'arena si fa sempre più impegnato nella causa e diventandone sostenitore e difensore di Spartacus stesso.
Il nostro deve infatti risolvere scissioni interne prima di quelle esterne.
Per quanto riguarda i nemici si dimentichino i lascivi Batiato, Lucretia e Ilithyia perchè i nuovi hanno le fattezze crudeli e strategiche di Crasso -più malvagio figlio- e di Cesare (un Cesare come non si era mai visto, una brutta copia di Brad Pitt fanatico del sesso strano). L'antipatia, comunque, questi tre la sanno scatenare al primo sguardo.


Le sfide, le lotte e i momenti di azione sono sicuramente i più riusciti anche in questa stagione, tra sangue che sgorga e schizza a litri sottolineato da una colonna sonora epica e esaltante anche se i tempi dell'arena sono a volte rimpianti. Non mancano ovviamente i momenti più hot, ormai diventati un marchio di fabbrica della serie che non sono però sempre azzeccati e finiscono per essere ripetitivi (o forse me ne lamento solo perchè donna sono).
Tra fughe e piani strategici si arriva così a quel finale in cui davvero tutto finisce.
Con trovate geniali e sorprendenti, morti commoventi e discorsi memorabili, Spartacus si conclude nella gloria, celebrando se stesso e il suo passato, regalando emozioni e lacrime a non finire e stagliandosi nel vasto mondo delle serie tv come un prodotto di alto livello e soprattutto di pathos come pochi.
Quell'urlo, quel "I am Spartacus" risuonerà ancora per il molto nelle nostre memorie.


P.s.: Visto il finale, la strada sembrerebbe spianata per il probabile spin-off su Cesare e il suo triumvirato. Staremo a vedere.