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12 marzo 2022

Lunana: A Yak in the Classroom

Andiamo al Cinema

Voi lo avete mai visto un film dal Buthan?
Anzi, voi lo sapere dov'è il Bhutan?
Un Paese ritenuto fra i più felici al mondo, con una politica etica ed ecologica che mira al benessere personale, motivo per cui i visti turistici per preservare la sua natura, sono limitati.
In Bhutan, in tempi di restrizioni ancora più rigide, mi ci portano gli Oscar.
Quegli stessi Oscar che escludono l'agguerritissima Francia e il suo Titane e Un Eroe dall'Iran, e candidano fra i migliori film stranieri Lunana: A Yak in the Classroom.
La curiosità non può che essere alta.


A prima vista, ci si resta male a seguire una storia che anche se ambientata dall'altra parte del mondo, presenta stereotipi tipici dei film occidentali.
Il più classico dei giovani svogliati sogna una carriera da popstar, ma è legato con contratto statale a fare l'insegnante, lavoro privilegiato, invidiato.
Sogna pure di andarsene da quel Bhutan che lui non ritiene all'altezza dei suoi sogni, senza pensare alla nonna che lascerebbe sola, a quel che fare l'insegnate significa.
Per punirlo, o forse per educarlo, il suo ultimo anno di insegnamento viene spedito a Lunana, un paesino sperduto in mezzo a valli e montagne, a 8 giorni di cammino dal paese più vicino, senza elettricità, senza connessione internet.
Ma ogni bambino del Bhutan ha diritto a l'istruzione, e così anche i piccoli abitanti di Lunana, che accolgono a braccia aperte Ugyen, che di restare non ne vuole sapere.
Basterà poco per smussare i suoi angoli, per fargli capire l'importanza del suo lavoro. Basterà un'alunna volitiva, una ragazza dalla voce angelica, l'esperienza di stare finalmente solo, con se stesso, ad ascoltare gli altri e le loro storie.


Visto?
La storia è la più classica delle storie di redenzione, dove anche uno yak in una classe diventa motivo di orgoglio, fonte di calore com'è grazie ai suoi escrementi che seccati diventano combustibile.
Ma la differenza la fa lo sguardo, quello che cambia di Ugyen che finalmente si alza dallo schermo per godere di panorami mozzafiato e di visi che hanno tutta una loro storia, e quello che si sente, una volta che Ugyen si toglie le cuffie dalle orecchie e abbraccia i suoi della tradizione, i suoi canti.


Ingenuo nella sceneggiatura ma poetico nella fotografia, Lunana: A Yak in the Classroom non è il più forte tra i candidati e sfigura in mezzo a lavori più corposi e profondi, grandi esclusi compresi.
Ma diciamoci la verità: quando mai avrebbe trovato una distribuzione o spazio nelle mie serate, un film dal Bhutan?
Le candidature servono anche a questo, ad accendere riflettori su filmografie e voci nascoste.

Voto: ☕☕½/5

2 commenti:

  1. E' l'unico tra i titoli candidati all'Oscar per il miglior film internazionale che ancora mi manca. Chissà se riuscirò a recuperarlo...
    E comunque io il Bhutan manco sapevo dov'è, non fosse per Google Maps. :)

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    Risposte
    1. Il pazzo amico che mi ha trascinato tra gli Stan ex sovietici, vuole andarci da anni.
      Forse anche per questo la magia di questo piccolo film mi ha conquistata, ma impossibile spuntarla con i mostri sacri che ha contro.

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