Ritengo Zach Braff una brava persona.
E un regista capace, che dopo la fama che non se n'è mai andata né si è mai ripetuta per il suo JD in Scrubs, si è rifatto una carriera dietro la macchina da presa.
Con il promettente esordio che è stato Garden State, con il quasi del tutto riuscito Wish I Was Here, perdendosi poi per strada con Insospettabili sospetti e rimontando in sella dirigendo qualche episodio delle serie del compare Bill Lawrence Ted Lasso e Shrinking.
Ritengo Florence Pugh una brava persona.
Un'attrice che nonostante un fandom esagerato, si merita la fama che ha.
Da ottima attrice che si mangia la scena, si carica spesso i film sulle spalle da Lady Macbeth fino a Midsommar, e sì, fino a quel pasticciaccio di Don't Worry Darling.
Nonostante le accuse, posso ancora pensare a Morgan Freeman come una brava persona.
O almeno, un bravo attore, dalla carriera lunghissima che nonostante quelle accuse forse fabbricate da CNN, forse no, non si è ancora fermata.
Forse arenata, ma per l'età, ancorata ormai ai solti ruoli di vecchio saggio.
E allora, io, come faccio a ritenermi una brava persona se devo bocciare un film in cui tutti e tre sono coinvolti?
Un film che Zach Braff ha scritto e diretto, calcando la mano in continuazione.
Mettici un incidente d'auto, un lutto impossibile, mettici la violenza domestica e poi l'abuso, di alcool e di farmaci, mettici la strage dell'Oxy in America, mettici pure un tentativo di stupro, mettici la periferia da cui scappare e i rapporti giusti con cui ricominciare.
Altro?
No, meglio di no.
Direi che basta, soprattutto se spesso si salta da un tema all'altro, inserendoli quasi a forza come se una scena su, che ne so, il bullo di turno, mancasse.
Un film in cui per fortuna c'è Florence Pugh.
Che anche in questo caso si carica il film sulle spalle, in un'interpretazione intensa di chi soffre, di chi non trova motivi per andare avanti, di chi si annega nei farmaci in una dipendenza difficile da battere.
Lei che si taglia i capelli, lei che corre su una bici, lei che scatta e piange, torcendosi le mani dal dolore, cerca di dare un tono anche ironico a un film che spesso scade nel dramma più fastidioso.
Un film in cui purtroppo c'è Morgan Freeman.
Che rallenta il ritmo, a cui si concedono pause e scene che non riesce a padroneggiare.
Sembra di vedere due mondi, due stili, che non si amalgamano quando è in scena con Pugh o con la nipote Celeste O'Connor, con lo stesso Braff alla regia a cambiare mano per lui.
La voce non si discute, il tono narrante quando si tratta di storie, resta ipnotico, ma il confronto non aiuta.
S'intitola A Good Person, e solo se si è delle persone davvero brave si salva.
Si guarda ai lati postivi di chi denuncia quella che in America è una pandemia e non a caso ha già prodotto titoli importanti a Hollywood (da Ben is Back a Dopesick passando per il Leone d'oro di All the beauty and the bloodshed). Si guarda alla redenzione, al duro percorso per riabilitarsi agli occhi di se stessi, a una Pugh bravissima anche al canto e al canto del cigno per la relazione durata 3 anni con Braff che ha prodotto proprio questo film.
Ma io una brava persona non so esserlo.
E ho sbuffato, ho alzato gli occhi al cielo, mi sono chiesta com'è che nessuno al montaggio o alla prima, si sia accorto dei toni diversi che porta avanti il film e di come gli attori non riescono ad essere convincenti fra loro.
Com'è che Braff ha perso il tocco, volendo raccontare troppo?
Com'è che se n'è uscito con una sceneggiatura che sbrodola anche lì dove ha buone idee (il mondo a sé costruito da Freeman resta commovente), per usare un termine tecnico?
Sì, sono una brutta persona, ma almeno sono onesta.
Voto: ☕☕/5
Se confesso che Florence Pugh la trovo abbastanza detestabile, invece, quanto sarei cattivo?
RispondiEliminaIn questo film mi sembra senza mordente, quasi sciatta e banale.
RispondiEliminaNon so se sono pronto per un altro film, dopo Don't Worry Darling, che non riesce ad essere all'altezza della fantastica Florence Pugh...
RispondiElimina