Diario del così chiamato
Baghera
Giorno 742
Sta succedendo qualcosa.
I miei padroni adottati non me la contano giusta.
Fanno sempre più tardi, tornano sempre più stanchi e sporchi -lui ha i capelli grigi dalla polvere, lei bianchi dal colore- e non rispettano gli orari.
Ma come, dico, li avevo imparati alla perfezione!
Mi affido al suono della loro macchina, dormo, la sento arrivare, mi faccio trovare davanti alla porta. Sembrano apprezzare e aumentano la dose del cibo.
Ah, vi ho fregati anche oggi!
Intanto però, vedo che la macchina la caricano di scatole affascinanti in cui salterei dentro, sento che parlano di me, mi guardano.
Miagolo, allora, miagolo in continuazione, e mi danno ancora da mangiare.
Razioni di oggi: un pranzetto, tre porzioni di scatoletta.
Giorno 801
Continuano a non contarmela giusta.
La casa è sempre più vuota, pure dal mio giardino stanno sparendo piante e fiori. Alcune le hanno fatte pure morire, non si metteva quello lì un giorno si e uno no a curarle?
Sta succedendo qualcosa.
Io, continuo a miagolare, ho capito che più miagolo più cibo mi danno. Al momento il record è 20 minuti di miagolio continuo, poi hanno ceduto. Ancora.
Decido di premiarli.
Mi piace stare dentro quella casa, ho pure trovato un nuovo posto per dormire, un divano grigio. Me lo diceva Vinicio che era comodo.
Ci guardo i film con lei, che gusti strani che ha, guarda film e piange. Perchè guardarli se rendono così tristi?
Tendono le mani, ancora e ancora, ho accorciato le distanze a qualche centimetro, ma non di più. Non di più, devo ricordarmelo.
Razioni di oggi: due pranzetti, tre porzioni di scatoletta
Giorno 816
Sono prigioniero.
Aiuto.
Mi hanno rapito.
C'è da mangiare però.
Ma c'era da mangiare anche stamattina, in quella casa vuota, ma vuota vuota, e con un odore strano e le pareti più bianche.
C'era da mangiare, ma dentro una scatola di ferro. Io mi sono fidato, ho miagolato, e lei mi ha chiuso dentro.
CHIUSO DENTRO.
E sono salito su quella macchina, la loro macchina. Ho grattato, ho miagolato, ho soffiato. Niente. Non si è aperta. Correva lei, e cantava per calmarmi. Sei stonata, cosa canti? Fammi uscire!
Mi ha portato su un tavolo, odore strano anche lì. Tutti che mi guardavano, che cercavano di toccarmi.
Mi hanno spruzzato qualcosa, e quei pidocchi neri che mi facevano grattare e grattare sono caduti giù, uno dopo l'altro.
Poi il buio, ancora in macchina, ancora ho miagolato.
E ora sono qui, è pieno di scatoloni, le finestre sono chiuse, la porta pure. Sono da solo, lei è uscita, per quella porta che ha chiuso a chiave.
C'è il mio vecchio cuscino, però, c'è pure il mio vecchio maglione per quando fa freddo, c'è il cibo, e l'acqua fresca, e la sabbia. Non la terra del giardino, ma la sabbia. In una cassetta.
Devo uscire. Voglio uscire.
Razioni di oggi: un pranzetto (non mangiato, è finito tutto in macchina), due porzioni di scatoletta
Giorno 818
Ancora qui, ancora chiuso.
Lei viene spesso a trovarmi, si siede, mi guarda.
Io soffio, ma poi miagolo, e mangio.
C'è qualcosa di strano, di piccolo e tondo e duro nei miei pranzetti.
Però sto meglio: il pelo sta ricrescendo, non mi gratto più tanto, perfino dall'occhio torbido non lacrimo più.
Chissà cosa sta succedendo. Sembra bello qui, sembra calmo e tranquillo. Ho un cuscino su cui dormire, non fa troppo caldo, ho un tetto sopra la testa.
Razioni di oggi: due pranzetti, una porzione di scatoletta
Giorno 819
Sono libero.
Sono uscito. La porta è rimasta aperta, loro erano lì, che mi guardavano.
Cos'è tutto questo verde, questo giardino che non finisce? Ci sono piante, quelle piante che c'erano lì, e piante più grandi, più alte. Ma non siamo lì. Dove sono?
Mi piace, però. E' bello.
Sembra comunque di essere nel mio parcheggio, si fermano camion, furgoni, passa gente sporca e che sta qui ore, fanno i muri più bianchi, fanno porte, fanno luci.
Io guardo.
Li guardo.
Mi piace.
Razioni di oggi: un pranzetto, una ciotola di spezzatino, una porzione di scatoletta.
Giorno 820
Una nuova scoperta: farsi toccare è bellissimo.
Quelle fusa che ultimamente partivano spontanee, sono aumentate. E' bellissimo farsi toccare.
Le cerco, le loro gambe, e mi struscio.
Mi struscio in continuazione e mi danno cibo. Ma non è solo per il cibo, è proprio bello. E' il mio modo per dirgli grazie.
Lei, che mi ha portato via, è parte del mio branco. Numero membri: noi due. Facciamo naso-naso per salutarci, e mi faccio toccare, sotto il collo, sulla testa. E' bellissimo, mi piace.
Mi piace qui, il giardino è tutto mio, ho un bagno enorme, sconfinato, senza sabbia e terra, ma sassolini. Loro non sembrano gradire, però, mi mandano via, dicono che sia il vialetto d'ingresso, non il mio bagno. Tanto io la faccio quando non mi vedono.
Continuano a passare tanti furgoni, tante persone, continuano a sporcare e lavorare. Io li guardo.
Uscire? No. Sto bene qui. Altri gatti? Nemmeno uno all'orizzonte.
Solo io, solo io e loro.
Spariscono ogni tanto, su per le scale. non mi fido e non ci vado. Resto sul divano, più grande e comodo, resto fuori.
E mi struscio, e mi faccio toccare, ancora e ancora.
Il pelo sta ricrescendo nero com'era e come deve essere, mi danno ancora tanto cibo, e ci sono sempre quei pezzettini tondi più duri.
Sto meglio.
E mi struscio, e mi faccio toccare.
Mi struscio sulle loro gambe, sulla testa quando sono piegati, loro ridono, sorridono, fanno pure gli occhi lucidi. Mi faccio toccare, coccolare, le fusa arrugginite aumentano di volume.
E' il mio modo di dirgli grazie, lo capiranno?
Il mio modo per ringraziarli di non avermi lasciato lì, non avermi lasciato solo un'altra volta, a cercare un'altra famiglia. E' il mio modo per essere grato e felice di stare con loro.
Mi sa che le parti si sono invertite, mi sa che pensavo di averli adottati io, invece mi hanno adottato, e salvato, loro.
E' bello, mi piace.
Razioni di oggi: un pranzetto, due porzioni di scatoletta.