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6 aprile 2022

Apollo 10½

Andiamo al Cinema su Netflix

È arrivato così, per caso.
Senza grandi titoli ad annunciarlo, senza chissà quale pubblicità.
Nascosto sotto il genere "per famiglie" con in aggiunta l'animazione, a renderlo più nascosto all'algoritmo di Netflix.
Non si fa, così, per Richard Linklater.
Non per un regista che ancora una volta resta fedele al tema centrale dei suoi lavori: il tempo.
Nello specifico: la nostalgia del tempo perduto.
Lui che con il tempo ci gioca, lo sfida, creando trilogie lunghe decenni, realizzando un film che il passare del tempo lo racchiude in un'operazione magica, mostrando i sogni, i primi e gli ultimi giorni di scuola di studenti dalle grandi speranze.
Ora, per Netflix, racconta il suo di tempo perduto.


La sua infanzia.
Un nodo cruciale per molti registi mai come quest'anno (tra il Belfast di Branagh al Licorice Pizza di PTA e volendo pure il West Side Story di Spielberg che tanto lo ha influenzato).
Qui, sotto i panni sognanti di Stanley, racconta di com'è crescere alla fine degli anni '60, in Texas. 
A Houston per la precisione, a pochi chilometri dalla base della NASA, dove il padre lavora, dove gli occhi del mondo sono diretti mentre la corsa allo spazio è in atto.
E ci mostra i giochi, in cortile e in giardino, ci mostra il cibo, le routine di una famiglia numerosa e caotica, la musica da ascoltare, i programmi da vedere, le gite senza sicurezza da fare.


Ci porta indietro nel tempo, e non solo nel suo tempo, così americano e specifico (come quello di PTA, ma in misura meno strettamente losangelina). Ma anche nel nostro, facendoci sorridere per le beghe tra fratelli, per l'organizzazione dei genitori, per quei sabato pomeriggio sul divano.
La scusa, per raccontare tutto questo, è la missione dell'Apollo 11.
O meglio,  La Missione Apollo 10½.
Non tutti sanno che, per un errore di calcolo, una Missione più piccola ma di uguale importanza, è stata messa in atto.


Ed è qui dove sogno e realtà si mescolano, dove le parole di una madre sono piene di verità, Linklater riesce ancora una volta a conquistare.
A guidarci in questo viaggio nel passato è la voce di Jack Black, uno Stanley adulto e onnisciente che con noi gioca senza essere didascalico in una sceneggiatura densa e attenta, tanto quanto l'animazione nel mostrare loghi, brand, titoli, così com'erano.
L'animazione, che richiama quella dei cartoni del sabato mattina, è un ritorno alle origini degli esperimenti Waking Life e A Scanner Darkly, dove pure lì si filosofeggiava sul tempo.


Non una rotoscope pura, ma contaminata e influenzata.
A dare vita a un diario dei ricordi, a un'infanzia felice dove la guerra era relegata agli adulti e allo schermo della TV.
Quando tutto sembrava più leggero.
Come non amarlo, un viaggio ne tempo simile?

Voto: ☕☕½/5

5 commenti:

  1. La malinconia canaglia di Linklater complisce ancora!

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  2. Ecco, questo scavalca gli altri della famosa lista: recupero prestissimo!

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    1. Linklater in sordina è tornato, ed è pronto a conquistarti!

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  3. Richard Linklater riesce sempre a sorprendere!
    A questo punto dovrei smetterla di restarne sorpreso. XD

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    1. Come non amare la sua ossessione nostalgica per il tempo!

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