23 marzo 2022

Licorice Pizza

Andiamo al Cinema

Lei ha 25 anni, vive ancora con i genitori, minore e pecora nera di tre sorelle.
Non sa che fare, non sa qual è il suo talento, e si ritrova a fare da assistente per le foto degli annuali scolastici.
Lui ha 15 anni, è uno studente ma anche un attore.
È intraprendente, soprattutto, capace di cogliere il momento, di investire e di coinvolgere amici e colleghi in imprese su cui è facile scommettere.
Lui e lei si conoscono in fila per la foto dell'annuario scolastico, con lui che, intraprendente com'è, ci prova con lei, che rifiuta, divertita. Ma, lusingata, si presenta all'appuntamento.


Lei, finirà per essere coinvolta nelle imprese di lui, dal vendere materassi ad acqua a provare la carriera da attrice a gestire una sala giochi, sentendo il peso della differenza d'età, ma anche quello delle occasioni che le si propongono per trovare una strada.
Lui si invaghirà di lei, ancora e ancora e ancora, tentando ancora e ancora e ancora di conquistarla, ingelosendosi di eventuali rivali, ancora e ancora.

Fermi tutti, stiamo parlando di un film di Paul Thomas Anderson, giusto?
Quel Paul Thomas Anderson serio e serioso, impeccabile formalmente che ci ha regalato Il Filo Nascosto come The Master o Il Petroliere?
Sì.
E allora perché la struttura è quella di una rom-com?
Adolescenziale, per giunta?


Perché in fondo, Licorice Pizza è una rom-com.
Una commedia romantica in formato semi-adolescenziale, con adolescenti più adulti degli adulti, ambientata in anni '70 che si omaggiano in continuazione.
Un omaggio a un tempo di libertà che non c'è più, con le musiche che questa libertà la incorniciano bene, dai Doors a David Bowie, senza mai scivolare nel banale.
Lo aveva già fatto Tarantino sul finire dei '60, lo aveva fatto Linklater, e in fondo, in modo molto più lisergico lo aveva già fatto pure PTA (con Vizio di Forma e Boogie Nights).
Ma questo è un PTA finalmente più di cuore, che di testa. 
E parla la me che dai suoi film rimane sempre affascinata a livello tecnico, tra attori in stato di grazia, fotografia impeccabile, colonna sonora studiatissima dal fido Johnny Greenwood, ma che non sa apprezzarli fino in fondo.


Trovo qui pane per i miei denti, anzi, la pizza, alla liquirizia, da gustarmi dal primo morso.
La sensazione che il tutto sia diverso è data anche dall'effetto di un film girato praticamente in famiglia.
PTA invita sul set la compagna Maya Rudolph e i figli, chiama Alana Haim e la sua intera famiglia, di cui è spesso ospite, a cui ha già girato numerosi video, invita infine Cooper Hoffman, figlio di Philip Seymour, collaboratore più che frequente, offrendogli una parte che non si poteva rifiutare.
Due protagonisti diversi, fuori dai canoni, ma pienamente in parte, capaci di dare vita ai loro personaggi con una naturalità che i primi take riportano fedelmente.
E poi, c'è la Los Angeles di chi ci ha vissuto, fatta di aneddoti veri e leggendari, di attori veri e personalità di culto, con piccole comparsate che rendono ancora più vivo il film.
Guarda là, c'è Bradley Cooper! E lì c'è Sean Penn! E quello è Benny Safdie!


La lunga carrellata che è la nascita di un amore, di cui si sentono le fitte, le cicatrici, i palpiti, è costellata di tante piccole e grandi disavventure in cui anche il mondo vero -come l'embargo sul petrolio- entra a gamba tesa, dove una discesa in retromarcia crea più ansia di un thriller.
Ne esce una commedia romantica inaspettata, piena di vita, di calore, che riesce finalmente a scaldare anche il mio cuore, solitamente -e involontariamente- freddo nei confronti di un gran regista come Paul Thomas Anderson.

Voto: ☕☕½/5

11 commenti:

  1. Anche oggi usciamo in contemporanea ma con pareri abbastanza contrastanti. A me ha parlato ben poco, purtroppo: grandissimo cinema, ma un cuore troppo "personale" per arrivare ad entusiasmare anche me.

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    1. Quella LA da sogno non mi appartiene, ma il romanticismo, gli struggenti anni dell'adolescenza e della post-adolescenza, sono quelli che parlano meglio a me.
      A questo giro, PTA mi è arrivato.

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  2. Mettimi un boy-meets-girl, mettimi una colonna sonora strepitosa, e mi conquisti facile.
    Anche se sei PTA ;)

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  3. Piano piano piano mi metto in pari, e questo ha massima priorità insieme a Flee!
    Speriamo bene. Non amo il regista, ma già Il filo nascosto (gelido e perfetto, crudele) mi aveva incantato.

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    1. Questo è decisamente più nelle nostre corde, un boy-meets-girl anni '70 e buffo.
      Non te lo aspetti da PTA.

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  4. Per certi versi può essere considerato il prequel di "Boogie Nights": qui si celebra la fine dell'innocenza, di là l'inizio della crisi. Ad ogni modo, un altro, ennesimo, grande film americano. Anderson, Eastwood, Mann: se proprio dovessi emigrare su un'isola deserta non potrei fare a meno dei film di questi tre giovanotti...

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    1. Mi sa che non verrei a trovarti in questa isola ;)
      Tre grandi registi, ma distanti dalla mia sensibilità.
      Non a caso, questo è forse l'unico film di Anderson che parla anche a me, coinvolgendomi più del solo aspetto tecnico.

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  5. Mi ha deluso, ma a PTA riesce spesso, salvo con Il petroliere e Ubriaco d'amore.

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    1. Pure con me, troppo freddo e cervellotico. Ma qui spara la cartuccia dell'adolescenza e del primo amore, e mi conquista con più facilità.

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  6. Un Paul Thomas Anderson più adolescenziale di quanto non sia mai stato e più di quanto era lecito immaginare. Non potevo che adorarlo. XD

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    1. Per una volta, anch'io.
      I boy-meets-girl mi fregano sempre.

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