Siamo in un tempo molto molto lontano,gli anni '20, in un'afosa Los Angeles. Nell'ospedale cittadino si incrociano i destini di Alexandra, una bambina indiana curiosa e vivace e di Roy (Lee Pace, il fabbricatorte di Pushing Daisies) uno stuntman, triste e sognatore dal cuore infranto e propenso al suicidio. I due passeranno insieme le giornate mescolando la loro fantasia creando una fiaba i cui bizzarri protagonisti (un bandito mascherato, un indiano, uno schiavo libero, un mistico aborigeno, un dinamitardo italiano e Charles Darwin) uniranno le forze per combattere il perfido governatore Odius in un susseguirsi di avventure. Man mano la fantasia si confonderà con la realtà e quello che per Alexandra è un mondo in cui rifugiarsi si scopre essere l'espediente con cui Roy cerca di procurarsi la morfina per porre fine alle sue pene. Ma forse, questa nuova amicizia sarà la salvezza per il bandito e per Roy stesso.
Messo sulla carta, The fall sembrerebbe un film caotico che cerca di accozzare generi e personaggi agli antipodi. E se si pensa che il suo regista, Tarsem Singh, è un artista visionario qui appoggiato personaggi del calibro di David Fincher e Spike Jonze le cose si chiariscono.
In realtà The fall è un film fantastico ed immaginario che ha la sua forza proprio nell'immagine, con una fotografia nitida e perfetta che riesce a mettere in scena sogni e paure di una mente laboriosa. Con ambientazioni da favola (per cui il regista ha sborsato di tasca propria per non abbandonare il progetto iniziale) che vanno dall'Europa classica di Italia e Praga agli orientalismi scenografici dell'India ci porta in un mondo Altro, dove tutto è ora possibile. E se davvero la trama latita, con un finale lacrimevole reso non eccelso nel doppiaggio italiano, sarà la visione intesa come tale di questa trama a caricarla e a renderla unica.