25 aprile 2017

13 Reasons Why

Mondo Serial

13 motivi per morire.
13 musicassette per spiegarlo.
13 episodi per scoprire la vita segreta di una teenager americana.
Di motivi per farsi catturare, da Tredici, ce ne sono anche più di una dozzina.
Non lo si direbbe da subito, non lo si direbbe dai primi episodi in cui il ritmo non incalza, in cui il minutaggio fa un po' soffrire e il protagonista fatica a farsi simpatico, ma quando la serie Netflix prende piede, non ci si scolla più, e si vorrebbe sapere tutto e subito della vita di Hannah, dei motivi che l'hanno spinta al suicidio.



La storia, ormai, la si sa.
Hannah Baker ha deciso di togliersi la vita.
Lo fa, e non lascia un semplice biglietto, ma ben 13 musicassette in cui spiega, uno dopo l'altro, i tredici motivi che l'hanno portata a farla finita, le tredici persone -che in realtà sono 12- che l'hanno spinta in un angolo, sola, senza più sentire nulla.
Ad ascoltarle, con noi, Clay. Amico e forse qualcosa di più, a cui i nastri arrivano quasi per ultimo, con gli altri compagni coinvolti che non vorrebbero veder macchiata la loro reputazione e nascondono quanto fatto.
In gioco, c'è molto.
Siamo, ovviamente, in una serie teen, e non mancano i cliché con il ricco di famiglia stronzo e che tutto ottiene, con lo sfigato preso in giro da tutti, con la bella cheerleader e il bel giocatore sempre assieme, con l'omosessualità manifesta e repressa, con l'alcool che abbonda, con balli della scuola e feste di stagione.


Mescolare il tutto con temi importanti come il bullismo, l'abuso, il suicidio, non è facile.
Semplicismo?
Banalità?
Superficialità?
Fermi tutti, per giudicare il tutto, ci si deve mettere nella testa di un adolescente, un adolescente di oggi poi, dove smartphone e giudizi sanno essere ancora più feroci.
Si parla di bullismo, quindi, si parla di colpe e di silenzi, e lo si fa in una serie teen, che sa però sconfinare da cliché e da prevedibilità prendendo nel suo cerchio anche gli adulti, anche quei genitori troppo impegnati a litigare fra loro, a vivere, o ad analizzare ogni cosa, per accorgersi di chi soffre, o insegnanti che per mantenere una facciata, un lavoro, non ascoltano davvero.
Ed è ovvio che Tredici nei suoi motivi da dispiegare, nella sua narrazione doppia, prende e non molla più, che affonda sempre più i suoi colpi, esagerando a tratti magari, banalizzando pure, ma mai troppo se si pensa e si guarda con gli occhi di un adolescente ferito, quell'adolescente che poco o troppo, tutti siamo stati, se i personaggi li si impara a conoscere e amare. O odiare.
A dare un tocco in più alla serie, una colonna sonora che mescola pezzi cult -non a caso si ascoltano musicassette, mica file audio- a pezzi moderni, azzeccandoli tutti. A dare un tono, interpretazioni sofferte e sentite, da nominare, almeno, quella della protagonista Katherine Langford e quella della madre, una splendida Kate Walsh.
E si arriva al finale con l'amaro in bocca, con la sensazione che un lieto fine non era possibile, lo si sapeva, e proprio per questo fa ancora più male, con la sensazione che anche una serie, per più di tredici motivi, una vita la può salvare, e arricchire.


7 commenti:

  1. Una visione potentissima ed intensissima.
    Hai spiegato bene i motivi per cui questa è una serie che ha qualcosa in più rispetto alle altre in circolazione. Io mi sono limitato a 13 ragioni, ma in effetti ce ne sarebbero anche di più...

    Al di là dei suoi meriti o demeriti artistici, comunque, questa serie mi ha fatto stare male e in qualche modo anche stare bene come poche altre, quindi gliene sarò sempre grato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sarà lo sguardo più adulto, ma mi sono relazionata più con i genitori che con i figli, nonostante scoprire questi 13 motivi sia stata una bellissima ossessiona. Le lacrime sono sgorgate a fiumi grazie alla Walsh, nella scena più intensa, forse.
      Grazie Netflix, grazie Selena Gomez ;)

      Elimina
  2. Nonostante sia diventato molto più sensibile negli anni - ossia, al cinema o sul divano piango facilissimo -, devo dire che questo Tredici mi ha toccato poco e niente. Infastidito, più che altro. Non è passato molto da quando avevo la stessa età dei protagonisti, e ho trovato che i troppi temi, le troppe minoranze rappresentate (cinese lesbica figlia di papà gay: una barzelletta), i troppi cliché dei teen drama, peccassero di un po' (tanto) di pressappochismo. Mancavano all'appello le stragi a mano armata a scuola e le adolescenti incinte, poi il quadro era completo. Succedono tutte, tutte ad Hannah: è possibile? Soprattutto, quanti accusati nelle cassette avevano davvero colpa? Mettici una protagonista molto antipatica, tribolata e tutto. Mettici qualche attore così così - il biondino e l'ispanico sono carinissimi. E le attese, insomma, sono andate mal riposte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Intendevo canissimi, ovviamente. Che sono pure brutti.

      Elimina
    2. Sono partita con le antenne drizzate proprio per questa tua bocciatura, e quei cliché che dici e che all'inizio ho trovato mi facevano temere il peggio. Invece, Hannah mi ha preso e non mi ha più abbandonato, sarà la sensibilità femminile, sarà che a certi problemi e una certa mentalità "senso-di-colpa-perenne" mi appartiene, ma questi suoi 13 motivi li ho capiti. Certo, potevano facilmente essere sorvolati e risolti, ma non a quell'età, non con un certo carattere. Insomma, ne sono uscita commossa e grata, ché un quadro di questa gioventù e delle gioventù passate, pur con i suoi stereotipi, andava fatto.

      Elimina
  3. Una serie a proposito della quale sto leggendo tutto e il contrario di tutto.
    La vedremo presto, sono curioso di come uscirà dal Saloon.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono curiosa anch'io, perchè potrebbe essere potenzialmente molto fordiana come una bottigliata sicura... non vedo l'ora di scoprire il responso ;)

      Elimina