Quasi 6 mesi fa mi arrovellavo perché non sapevo cosa poter scrivere, cosa potevo aggiungere di mio, alla bellezza e alla complessità della saga di
Sandman.
Una lettura che mi aveva conquistato lentamente, che mi aveva visto sognare come fossi nelle terre di Sogno, e infine venerare la capacità di trovare storie e di saperle raccontare così bene da parte di Neil Gaiman.
Mi chiedevo, neanche 6 mesi fa, se la serie Netflix che aveva fatto da slancio al mio recupero, dovessi recuperarla o meno, una volta colmata una lacuna così sostanziosa.
Una serie TV attesa da anni, con una gestazione lunghissima, ventilata, rimandata, resa un sogno, anzi, più un incubo per Gaiman stesso che ci credeva troppo fino a non crederci più.
Poi le conferme, il via libera, la scelta del cast, qualche cambiamento e adattamento. E io?
Io avevo deciso di aspettare.
Di perdere un po' la memoria, di avere il tempo giusto, che è arrivato in questa calda estate di recuperi.
Sono tornata nelle terre di Sogno accompagnata da un giovine che mi aveva vista immersa nella lettura per mesi. A cui cercavo di spiegare la grandiosità, la bellezza, a cui mostravo le tavole migliori. Ma allergico al formato fumetto, sapevo che su di lui la serie avrebbe avuto presa, permettendomi anche un confronto fra chi la storia già la conosceva e chi ci si approcciava vergine.
Il risultato, è stato lo stesso.
Coinvolgimento e ammirazione, qualche andamento lento e sognante che ha rischiato l'effetto soporifero, effetti speciali non così ingombranti e storie che appaiono meglio gestite per chi non le divide in albi.
L'inizio resta macchinoso, come lo ricordavo.
La ricerca dei tre oggetti mancanti dopo che Sogno è stato catturato e si è liberato. La ricerca, pure, di chi dal suo regno in sua assenza è scappato, e lo scompiglio che nel mondo crea.
Poi, improvvise, le cose cambiano.
Arriva una Casa delle Bambole, si ritrova Unity Kincaid, si accompagna Rose Walker nella ricerca del fratello e in una convention di cereal collectors.
Ho passato gli episodi a cercare di ricordare e ricostruire, cercando le differenze e abbandonandomi ai cambiamenti.
Accettando una Johanna Constantine in cui l'indimenticabile companion Jenna Coleman fa la dura, nuovi colori di pelle o di genere che poco cambiano, accorpamenti. Ritrovo da ridire solo su una battaglia infernale meno ad effetto rispetto alla luce di speranza nel buio della pagina, apprezzando un Corinzio molto più sinistro (sarà che il fascino di Boyd Holbrook si intuisce anche sotto gli occhiali da sole), con ricostruzioni magniloquente che però sullo schermo di una TV rendono poco.
La scelta azzeccata, la scelta migliore, e quella di Tom Sturridge come protagonista: affascinante e inquietante, spaventoso e benevolo, indecifrabile.
Ma inutile dirlo, è quando entra in campo Morte che tutto cambia.
Che la conquista è completa.
The Sound of Her Wings (1x06) resta l'episodio migliore, quello capace di adattare uno degli albi migliori e di renderlo un tutt'uno con la storia dell'immortale Hob Gadling resa altrettanto bene a mostrare un cambiamento nel gelido Morpheus, un cuore che batte sotto i suoi abiti neri.
Lo tallona giusto il sinistro 24/7 (1x05), chiuso dentro ad un ristorante dove David Thewlis fa davvero paura.
Netflix ha poi regalato un episodio speciale dalle storie speciali del terzo capitolo della saga. E se la vicenda di Calliope è resa più romantica nel suo essere cupa, sono i sogni di 1000 gatti teneri nella loro animazione particolare a fare come sempre sorridere.
Adattare un fumetto è sempre impresa difficile, adattare un fumetto come Sandman sembrava un'impresa impossibile, un'eresia, anche.
Ma gli anni passati ad aspettare, la pazienza a cercare i giusti nomi da coinvolgere e il giusto potere contrattuale hanno saputo regalare ai fan ma anche ai neofiti, il prodotto capace di conquistare entrambi.
Parola di lettrice fresca.
Parola di giovine.