Piove su Napoli.
Piove sul taxi di Sergio.
E Sergio, su quel taxi, ci vive, ormai. Ostinato a non scendere, a non smettere di lavorare, a non farsi trovare dai pensieri che lo assillano.
Suo fratello, Alfredo, non c'è più.
Non c'è più fisicamente da dieci anni, da quando lo ha lasciato solo, con la sua musica, con la sua tristezza.
Non c'è veramente, fisicamente, da poco. Se n'è andato in pace, felice, dall'altra parte del mondo, in India.
Monaco, buddista, in pace.
Cercando di trasmetterla quella pace pure a Sergio, al suo fratello minore che senza il suo compare, senza la sua ala protettiva, ha messo da parte la musica, i sogni, il futuro. per chiudersi in quel taxi.
E guida, Sergio, fra le strade piene di pioggia e piene di spazzatura di Napoli.
Guida, e offre un riparo e un passaggio a chi la felicità sembra averla trovata.
Scappando, con le lacrime agli occhi, come Antonia.
In quello che la gente scarta, ridandole valore, come il gallerista Brachetti.
Senza rimpianti, e con un grande amore, come la signora Pinotta.
E infine osservando i nipoti crescere, allargando una famiglia piena di amore, come zio Luciano.
Tutti, salgono sul taxi di Sergio, con la radio sintonizzata su una radio che proprio di felicità, di buddismo, di scelte e di arte parla.
Sergio, ascolta, pensa, riflette, si arrabbia e non ce la fa a perdonare quel fratello che lo ha lasciato solo.
L'elaborazione del lutto, richiede pazienza, richiede calma e riflessione, sognare.
L'arte della felicità come un lungo sogno si compone.
Un film di animazione diverso, e non solo perchè tutto italiano, ma anche perchè per adulti, perchè maturo e completo.
Sì, la tecnica, come gli argomenti, non sono dei più semplici, fanno parte di quella categoria radical-chic di non facile visione e a grosso rischio scivolone.
Ma L'arte della felicità semplice è, in realtà, nel comunicare e mostrare l'amore fraterno e l'importanza dello star bene, con se stessi, con gli altri. Trovando in mezzo alla pioggia, alla spazzatura, la propria strada, come una macchinina che niente può fermare.
Sergio, burbero e solitario, solo aprendosi, condividendo, ascoltando, accetterà una fine che fine può non essere, mentre si inframmezzano discorsi filosofici, religiosi, politici, a rendere il tutto più serioso ma non noioso.
Alessandro Rak e la sua numerosa squadra di animatori, regalano emozioni fatte di luce, con tratti magari non di mio gusto, ma pieni di poesia e bellezza, emozioni fatte di musica, di note sognanti e malinconiche.
Non è facile, o è troppo facile, questo film. Ma lascia il segno, ed è questo che conta.
Regia Alessandro Rak
Sceneggiatura Alessandro Rak, Luciano Stella,
Nicola Barile, Paola Tortora
Musiche Antonio Fresa, Luigi Scialdone,
Antonin Stahly Viswanadhan
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Nello scovare questi lavori d'animazione poco conosciuti sei un fenomeno. ;)
RispondiEliminaChe poi riescano a convincere anche me è un altro paio di maniche, ma pazienza...
Ce l'avevo in lista da anni, in questa settimana dedicata all'animazione l'ho rispolverato :)
EliminaMeglio se lo eviti al momento, comunque, o non farai mai pace con il genere: siamo al limite del radical-chic anche per me.
Me lo ero procurato più di qualche anno fa, ma mi è passato di mente.
RispondiEliminaDevo ricordarmi dov'è, ma c'è. :)
Me l'ero appuntato anch'io dopo averlo perso a Venezia dove aveva esaltato un po' tutti. Facile non è come visione, ma merita comunque.
Eliminanon è il mio genere...
RispondiEliminai lavori d'animazione mi piacciono solo se sono Disney o con un forte impatto conosciuto...
Ti capisco, a volte, però, ci sono piccoli gioiellini da scoprire nell'animazione minore. Qui siamo allo stato grezzo, e non per tutti, ammetto di aver faticato.
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