5 luglio 2025

On Swift Horses

Andiamo al Cinema a Noleggio

Muriel, figlia di una donna indipendente che le ha lasciato in eredità un'intera casa, si sente indipendente pure lei, tanto da non essere sicura di voler cedere ad un matrimonio poco romantico, ai suoi piccoli segreti, ai soldi che da sola eredita, certo, ma che guadagna pure con scommesse mirate alle corse dei cavalli

Lee, dopo essere tornato sano e salvo dal fronte in Corea, sogna solo una vita tranquilla nella soleggiata San Diego, una casa come tante altre, una famiglia che si allarga, e la tranquillità sotto un portico dopo una giornata di lavoro con cui pagare, poco a poco, quella casa, quel sogno.

Julius un sogno così non riesce a condividerlo con il fratello. Anche lui è tornato sano e salvo dal fronte, ma per congedo forzato. Capisce invece l'indipendenza che sogna Muriel, capisce i segreti di Muriel, la sua capacità di barare in amore come al gioco perché è la stessa che prova a sua volta. Non a San Diego, punta a Las Vegas, dove osservare i bari, denunciarli ai proprietari dei Casinò finendo per conoscere l'amore, quello vero, finalmente.

Henry vorrebbe farsi bastare una vita così, fatta a scoprire i bari, chiudendosi in una stanza dove parlare, amare Julius, guardare le bombe esplodere a distanza di sicurezza come solo gli americani possono fare, ma sa che per lui, messicano, le cose sono diverse. Sogna in grande, sogna di arricchirsi con il colpo giusto finendo per mettere tutto quel precario equilibrio rosicchiato con fatica, in pericolo.

Sandra, infine, la sua indipendenza sembra viverla ogni giorno. Orfana anche lei, ereditiera anche lei di una casa di famiglia da generazioni, vede la tranquillità compromessa dai nuovi vicini invadenti, dal nuovo quartiere che richiede nuove strade, e non ci sta a essere sacrificata né ad essere un ripiego.


Siamo nell'America degli anni '50.
Quella in cui sognare il grande sogno americano, che per questi personaggi non corrisponde allo stesso tipo di libertà.
Libertà di amare, di vivere, di lasciar andare.
La persona giusta, però.
Perché quello che manca nella mia sinossi non troppo dettagliata ma soprattutto nella campagna marketing del film, è che Muriel ama Lee, lo tradisce con Sandra ma preferirebbe stare con Julius, mentre Julius e Henry si amano in modo sincero e appassionato.
Insomma, in un'epoca in cui lei storie LGBTQ+ vengono sbandierate da Hollywood come spillette di vanto, qui si è preferito sorvolare su storie che si basano su segreti, su identità e amori da trovare.
Sarà che i protagonisti sono belli, bellissimi, ma non dichiaratamente queer, cosa verso cui si sta facendo un altro tipo di battaglia?
Meglio sorvolare, e guardare al fatto che senza saperlo, anche aspettandomi coppie diverse da comporre e seguire, On Swift Horses ha il sapore dei film drammatici di un tempo, solidi e capaci di immergere in un'epoca, di raccontare in modo corale quell'epoca e i sentimenti di chi non sa come vivere con i propri sentimenti.


Jacob Elordi continua a convincere pur sapendo che gran parte del lavoro lo fa il suo fascino, qui aumentato dalla moda alla James Dean che lo premia, Daisy Edgar-Jones è il suo contraltare più sicuro e più indipendente, per assurdo, in un'epoca che vede le donne dentro al focolare domestico e lontane dal guadagno con cui alimentarlo, quel focolare.
Comprimari di livello Will Poulter, Diego Calva e Sasha Calle, con il regista Daniel Minahan a gestire bene l'equilibrio di queste storie, l'aderenza alla realtà e l'adattamento piuttosto evidente da un romanzo (omonimo, di Shannon Pufahl).
Sembra un film d'altri tempi fin dall'inizio, con i titoli che si stagliano su foto d'epoca, lettere e appunti che acquistano un senso, bellissimo, solo sul finale, un finale che lascia galoppare -in tutti i sensi- la speranza, che risuona fra le note di Song for Henry di Loren Kramar composta proprio per il film.


Sono storie di sogni e di amori e di libertà, sono sogni di anni che mostrano come poco sia cambiato: è la comunità, che si fa scudo, che si fa protezione, che si fa muro su cui lasciare le proprie richieste di aiuto e le proprio dichiarazioni d'amore.
Certo, verrà ricordato per le scene focose tra Elordi e Calva, ma nel suo appartenere a un genere di film poco urlato, poco esagerato, dimesso nei toni e nel marketing, On Swifft Horses sembra uscito vent'anni fa. E a volte è un complimento.

Voto: ☕☕/5

1 commento:

  1. Affascinante e ben raccontato, anche se forse due ore sono poche per una storia così ampia. Una miniserie sarebbe stata perfetta, magari con lo stesso cast. Nel dubbio, mi segno il libro!

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