13 agosto 2024

The Bear - Stagione 3

Mondo Serial

Ero scettica, alla prima stagione.
Colpa degli americani, del loro gridare al capolavoro, alla migliore serie TV di tutti i tempi 
Sempre a esagerare, a mettere aspettative che di fronte a una stagione che era agli inizi e che aveva molto da raccontare, beh, non poteva che farmi chiedere: tutto qui?
Ritmo frenetico, montaggio da applausi, Jeremy Allen White finalmente riconosciuto da tutti per il talento che è, visto che faccio fieramente parte del #TeamLip dai tempi di Shameless, ma mi ci è voluta la seconda stagione per abbracciare tutta la bellezza di The Bear, che finalmente si prendeva dei respiri, che ampliava il raggio del racconto, lasciando spazio a comprimari che tali non sono, con uno sguardo al passato che è peggio di un thriller.
Tensione, dinamiche pronte ad esplodere, un ristorante da aprire.
Ora, quel ristorante ha aperto 
E com'è la terza stagione?
Assomiglia allo stesso tempo alla prima e alla seconda.


Una stagione che sembra di passaggio, in cui Carmy rischia di rompere rapporti e gestioni, sennò impara a fare pace con il suo passato, con se stesso, ma che si prende il tempo per approfondire.
Christopher Storer ha capito come muoversi e soprattutto non rinuncia a sperimentare a partire da un primo episodio che sembra un lungo teaser, un flashback che condensa momenti, che unisce i puntini e crea legami, relega l'ansia in un solo episodio in cui non agitarsi è impossibile (ho dovuta fare pausa all'ennesimo urlo del terzo episodio, davvero) per poi approfondire un personaggio ormai centrale come Tina in un episodio flashback diretto da Ayo Edibiri, che fa commuovere come pochi anche grazie al ritorno di Jon Bernthal, e poi il complicatissimo rapporto fra Natalie e la madre (un'altra grande prova di Jamie Lee Curtis), in un parto che fa nascere un momento di pace che non ti aspetti.
Ogni episodio è una storia.
Una scelta, di linguaggio, di racconto.


E il The Bear? 
Come sta andando?
E chi lo sa.
La gestione è caotica, la stella che si vuole ottenere non è facile, il menù cambia, i conti salgono e pure l'Ever chiude.
A questa chiusura è dedicato un finale che vuole portare i nodi al pettine fra il passato traumatico di Carmi (che si ripete), i dubbi di Sidney e la cocciutaggine di un cugino Richie maturo e più acuto. Pensa che evoluzione.


È  una stagione di passaggio, certo, ma con dentro tante belle cose, tante guest star (che tornano -la solita splendida Olivia Colman, l'affascinante stronzo Joel McHale, il pacifico Will Poulter, e che fanno il loro esordio -Josh Hartnett dove non te lo aspetti) tanta buona musica che spazi a dai R.E.M. ai Pearl Jam ai Radiohead con i soliti Refused a gasare, tanta Chicago e tanti piatti che si vorrebbero assaggiare.
Forse per accontentare gli Emmy che la identificano come comedy, si lasciano giocare anche troppo i fratelli Fak, che si prendono spazio, che alleviano la tensione pur facendola aumentare in momenti assurdi al fianco di John Cena.


The Bear mi ha cambiato il palato, e per prepararmi a questa stagione tanto attesa, mi sono rivista le prime due stagioni riuscendo a stare al passo con il montaggio, con i dettagli, con gli indizi. E mi sono pure regalata una cena (quasi)stellata sperando in una cucina meno caotica dietro il bancone.
Forse gli americani non avevano esagerato, mi ci è voluto del tempo per ammetterlo.
Magari non è LA migliore, ma di certo è fra le più speciali serie TV in circolazione.
Christopher Storer si prende il suo tempo, cura la sua creatura, in una scrittura che è visiva e a ampio raggio.
La fame per una quarta stagione già c'è.

Voto: ☕☕☕☕½/5

1 commento:

  1. Una serie che continua a crescere e a sorprendere (quasi) a ogni episodio. La cosa più incredibile è che, come dici, questa è probabilmente una stagione di passaggio, per quanto sia stata pazzesca, e quindi con la quarta potrebbe migliorare ancora. Ho già l'acquolina in bocca 😋

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