E' già Ieri -2008-
Del regista Fernando Meirelles è sempre in attesa di essere visto City of God, che da anni riposa tra i vari DVD e che perfino Muze continua a consigliare imperterrito.
Il caso, o meglio la serata divano a cui l'influenza mi ha costretto, mi ha però portato prima davanti questo film non del tutto riuscito, non del tutto apprezzato (anzi) e non del tutto sensato.
Presentato a Cannes è stato infatti il fanalino di coda di quell'edizione, subendo molte critiche negative e finendo presto nel dimenticatoio.
Perchè?
Il problema sta un po' nella trama e nel suo sviluppo, un po' nella messa in scena di questa.
Ambientato in una metropoli non precisata e in un tempo non precisato, il film mostra il declino della società e soprattutto dell'umanità quando un'inspiegabile epidemia di cecità inizia a mietere numerose vittime.
Dal primo caso -un uomo al volante della sua auto che improvvisamente non ci vede più- alle persone che per prime lo hanno soccorso e cercato di aiutare, il "virus" finirà per contagiare sempre più persone, e per cercare di limitare i danni, il governo deciderà di metterle in quarantena all'interno di un ex manicomio.
La situazione si farà ben presto tragica: come possono dei ciechi improvvisi riuscire a gestire il loro carico emotivo oltre che la gestione politica, igienica, alimentare della loro prigione?
Fortunatamente, e inspiegabilmente, la moglie di un dottore non è stata infettata, e per seguire il marito si finge cieca diventando così una preziosa risorsa per l'uomo e soprattutto l'angelo che silenziosamente sistema le cose.
Ma tutto degenererà con l'affollarsi massiccio delle camerate, con tizi poco raccomandabili che ovviamente prenderanno il potere e inizieranno a razionalizzare il cibo, chiedendo in cambio denaro prima, donne poi.
Come per un The Walking Dead o un classico film apocalittico, l'essere umano si reinventa in caso di crisi, cambiando le regole e la società, non sempre in meglio. Le leggi darwiniane sul più forte prendono il sopravvento, e visto che non sempre il più forte è anche il più intelligente, non si può che aspettarsi il peggio.
Nel suo racconto, Meirelles lascia gran poca speranza, facendo dei suoi protagonisti (dei non proprio convincenti Mark Ruffalo e Julianne Moore e un'inquietante ma mal sfruttato Gael García Bernal) dei personaggi deboli che tireranno poco a poco fuori la loro personalità servendosi della violenza.
Ma se già la trama non brilla per originalità (a parte l'elemento cecità), quello che davvero risulta abbastanza fastidioso è la scelta di messa in scena del regista, con una fotografia che continua a passare dalla normale visione delle cose a un'accecante e biancastra illuminazione che rende la stessa Moore bionda e pallida all'inverosimile. In più, forse per assimilare meglio la visione dei protagonisti, le inquadrature sono volutamente tagliate, riprendendo sempre volti e persone di taglio in modo sfiancante.
La stessa narrazione, infine, appare insicura, con una voice over che si inserisce solo verso la fine del film e che appare quindi confusa e piuttosto inutile, portando ad un finale ancora più inspiegabile che non risponde a nessuna delle domande che naturalmente sorgono allo spettatore (perchè quest'epidemia? che fine ha fatto il governo? perchè la donna non è stata contagiata?) rendendo il film più che non riuscito o non apprezzabile, facilmente dimenticabile.
beh le risposte che il regista non ti da magari sono dentro la metafora della cecità, non vedere il mondo che ci circonda per vedere altro, non a caso quando la ragazza lo capisce ricomincia a vedere, un po' per sottolineare quanto l'uomo in realtà sia incapace di osservare quello che ci circonda e il mondo che Dio ci ha donato, non è un film facile, forse vedendolo in un altra prospettiva lo si percepisce meglio :) L'ho visto pure io e ne parlai anche da me ^_^
RispondiEliminaHo dei problemi con i film metaforici, però se una cosa questo film ha fatto è stato suscitare l'interesse per il libro da cui è tratto, molto più profondo da quel che se ne legge in rete!
EliminaNon l'ho visto tutto, però è un'inquietante epidemia che rappresenta la crudeltà dell'uomo, incapace di vedere come ha ridotto il suo habitat e come sia capace di distruggere non solo l'ambiente in cui vive, ma anche i rapporti con gli altri... Un film che non è poi tanto lontano dalla realtà...
RispondiEliminaVero, ma anche un concetto molto abusato dal cinema.
EliminaNiente, non mi ha proprio convinto pur avendo uno spunto parecchio originale!