21 dicembre 2019

Star Wars: L'ascesa di Skywalker

Andiamo al Cinema
[presenti numerosi SPOILER]

Si scrive non per distruggere quello che si odia, ma per salvare quello che si ama.
Riprendo una delle poche cose che ho amato de Gli Ultimi Jedi, e mi aggrappo con tutte le forze a questa citazione, perché non è facile.
Non sarà facile scrivere di quest'ultimo episodio di quest'ultima trilogia senza distruggere, senza odiare, quanto è stato fatto.
La speranza già vacillava in fase di preparazione, con quell'episodio VIII rivisto con più calma a mostrare così tante lacune, così tante lungaggini che avevo dimenticato: temporeggiamenti, intere storylines che tirando le somme non portavano a niente. Anzi.
Ma c'era Poe, c'era Leia, c'era la forza ad unire e dividere Rey e Kylo Ren.
C'erano sequenze spettacolari e sacrifici che meritavano le mie lacrime.
Ora che J. J. Abrams ha ripreso le redini del controllo, la speranza era che almeno in fase di scrittura le cose potessero migliorare, tornare ai fasti di un tempo, di un Risveglio della Forza che sarà anche una rilettura della vecchia trilogia, ma funzionava un gran bene.



Invece si parte subito con fatica, con un Palpatine che non ci si aspettava ancora vivo, ancora una minaccia, trovato in velocità da un Kylo Ren che vuole il potere solo per sé, e che Rey deve riuscire a scovare per distruggere una volta per tutte l'ordine dei Sith.
Così, quello che Ben ha fatto in pochi minuti, Rey e compagni impiegano l'intero film, che si costruisce nel modo più sbagliato in cui si può costruire un racconto: saltando continuamente da un posto all'altro, trovando escamotage per far proseguire l'azione, per creare l'azione.
"Dobbiamo trovare questo navigatore, dobbiamo andare su questo pianeta, dobbiamo trovare questa navicella spaziale, dobbiamo decriptare questo pugnale, dobbiamo resettare un robot, dobbiamo andare su quest'altro pianeta".
No.
Non è così che una storia viene costruita. Non è così che dovrebbe andare.


Allo stesso modo, non è giocando con le carte a disposizione che si mantiene la credibilità.
Perché se Palpatine può ancora essere vivo mantenuto in vita da strane macchine e sopravvissuto a un'esplosione monumentale, il fatto che avesse avuto un figlio e poi pure una nipote, fatico ad accettarlo.
Fatico perché i colpi di scena funzionano se qualche indizio, qualche dettaglio nascosto, qua e là è stato seminato. Soprattutto dopo quanto poteva significare un personaggio dalle umili origini, che con i jedi non ha a che fare.
Ma non in questo caso, in cui per due interi episodi se ne aveva la possibilità.


Che dire poi di Rose, così protagonista due anni fa, ora relegata in un angolo, con la sorpresa Dominic Monaghan ad avere forse più battute di lei.
Capisco che non doveva essere così questo finale, che Leia doveva avere il suo spazio finalmente, dopo esserci concentrati su Han e su Luke, era il suo turno.
Capisco che la vita vera ha giocato un brutto tiro, Carrie Fisher se n'è andata e con provini, scene scartate e controfigure, si è cercato di fare quel che si poteva.
Ma, ripeto, non è così che si scrive un buon film, non infarcendolo di colpi di scena non preparati, non saltando qua e là nella galassia.
Non soprattutto facendo leva sul fanservice, inserendo a forza tutti i personaggi del passato, per un tuffo al cuore che ha però quel retrogusto amaro di inganno.


Ma torno all'inizio, torno a quello che si deve salvare perché lo si ama.
E Star Wars, nel bene e nel male, è nel cuore.
Si ama l'ironia di Poe e il fascino di Oscar Isaac, si amano i droidi anche se in disparte, si ama Chewbe nonostante il colpo gobbo che ci giocano.
Si ama Adam Diver che non ha assolutamente la faccia giusto per il ruolo, ma ce la mette tutta e il lungo percorso di redenzione di Ben Solo funziona.
Si ama la strepitosa Daisy Ridley, che porta molto sulle sue spalle.
Si salvano i combattimenti, quelli fra Rey e Ben in particolare con la doppia location, un mare in tempesta e un'intesa da jedi che fanno a dir poco godere.
Si salva la Forza, quelle che unisce, che chiama a sé, che chiama altri a salvare quello che si ama.
In un finale in cui nonostante i baci non necessari (no, non quello con cui la Disney fa un altro passo avanti verso la modernità, l'altro), nonostante del pathos di troppo.
Lì ci si entusiasma, nonostante tutto.
Nonostante la delusione che è lì che aspetta di essere condivisa con la sala intera e poi scritta.
Perché purtroppo non bastano gli abbracci, i sorrisi, i nuovi nomi a cancellare una storia mal gestita.

Voto: ☕☕/5



3 commenti:

  1. Ammetto di aver provato a vedere La minaccia fantasma, nei giorni scorsi, con risultati disastrosi. No, mi sa, questa serie non fa per me.
    Però mi dispiace leggere tanta delusione in giro, anche se qualcosa qui e lì si salva.

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    1. Però hai iniziato dall'episodio peggiore, in barba alla cronologia, meglio seguire le uscite al cinema che la vecchia trilogia non si batte ;)

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  2. Ed ecco, proprio così, sono uscito dalla sala. Grazie

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