29 ottobre 2020

Evil Eye

 Welcome to the Blumhouse

Le madri hanno sempre ragione.
L'istinto materno non si può sbagliare.
E se proprio dobbiamo andare di cliché, aggiungiamoci quello etnico: le madri indiane sono quanto mai ingombranti.
Il loro unico scopo: sistemare i figli.
E per una cultura che non vede niente di male nei matrimoni combinati, Pallavi che vive a New Orleans si ritrova a dover convivere con le pressioni della famiglia lontana e pure con le convinzioni materne di una maledizione che aleggia sopra di lei.
Le chiamate e gli scontri madre-figlia abbondano.
E fanno il film.


Ci si chiama per sapere se un fidanzalo lo si è trovato. 
Per informare del matrimonio della cugina e mettere così pressione.
Per accordare un appuntamento al buio, per informare che l'appuntamento non è andato bene, ma inaspettatamente è andato anche meglio, con un altro ragazzo (bello, ricco, indiano!) che ha fatto da sostituto. 
Ora non resta che informare di questo nuovo amore, di questo fidanzamento, di questa convivenza, di questa proposta di matrimonio.
Ma com'è che quella madre che tanto insisteva per vedere Pallavi accasata, non fa i salti di gioia?
Com'è che si incaponisce per dissuaderla, per mettere il bastone fra le ruote dorate che la vita di Pallavi è diventata?
Colpa di una maledizione, una maledizione che ha radici lontane che affondano a quando Pallavi stava per nascere.


Già dal titolo-cliché Evil Eye non sembra che un thrillerino buono per stare su Rai2 in una serata che vuole omaggiare pure Bollywood.
All'interno del pacchetto della Blumhouse, copre la quota etnica con una produzione, una regia e degli interpreti tutti indiani. 
E la cultura indiana si respira tra case e abiti, e ovviamente nel soggetto e nella vena soprannaturale che la trama prende.
Proprio per questo, Evil Eye convince poco.
Facciamo pure per niente.
Che poi, quell'occhio diabolico, di chi è? 
Che cos'è? 
Perché intitolare così un film che non regala nessun brivido, nemmeno in quel finale che gioca finalmente a carte scoperte, ma con carte quanto mai pasticciate?
Per i suoi brevi 89 minuti, si vive di noia.
Si vive nel fastidio per quella madre ossessionata, nella comprensione per quel padre tanto buono, con Pallavi che simpatia non ne suscita e con il bono della situazione che sembra uscito da una soap opera e fa sembrare il tutto ancor più patinato... come se non bastasse la scenografia fatta di arredi presi in stock.
Quando pure il tanto misterioso passato viene mostrato, si sbuffa.
Per non dire altro.
Televisivo pure nel lato tecnico, Evil Eye non aiuta ad alzare le aspettative per i titoli che mancano a questo Benvenuto ormai poco invitante.


Voto: ☕½/5

6 commenti:

  1. Punto più basso di tutta l'operazione, forse la Blumhouse puntava al vastissimo mercato Indiano? Non ho altre spiegazioni. Più che su Amazon Prime Video sarebbe stato perfetto per il pomeriggio di Canale 5. Cheers!

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    1. Già, thrillerino senza capo né coda, con due protagoniste che non si fanno certo voler bene.
      Se proprio nella parte finale -un filo più movimentata- la palpebra ha iniziato a pesare di più, l'obiettivo brividi è tutt'altro che raggiunto.

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  2. Televisivamente parlando non vedrei manco sotto tortura..

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  3. Peccato che dici che è noioso.
    Se no sembrava talmente trash da meritare un recupero per divertirsi con uno scult. :)

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    1. Così brutto da non essere nemmeno trash.
      Solo noioso e dimenticabilissimo.

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