18 febbraio 2017

Moonlight

Andiamo al Cinema

Bullismo, droga, razzismo, omosessualità.
Solitamente, agli Oscar, toccare uno di questi temi scottanti, difficili, assicura una statuetta.
Moonlight, per non sbagliare, li tocca tutti, li affronta tutti.
Sembrerebbe l'inizio di una stroncatura, di un film che no, pur puntando tanto, troppo, su situazioni disagevoli, non riesce a farle sentire.
E a ben guardare, una forzatura nel racconto, un manierismo a tratti irritanti di una regia che ricerca la diversità, l'originalità, c'è.
Ma Moonlight, nonostante questi difetti che appesantiscono inizialmente, si lascia poi andare, in un racconto di formazione, in una crescita sempre più difficile, in un amore che fatica a realizzarsi, ad esprimersi, che dà un significato al tutto.


Chiron scappa.
Scappa dai bulli che a scuola lo aspettano per picchiarlo, seviziarlo, scappa da una madre che si droga, che cambia umore, che lo ama e lo odia, che lo abbandona e lo protegge, scappa, e si rifugia da Juan, da chi quella droga alla madre la vende, da quella figura paterna che gli manca, e che lo capisce.
Lo sa, Chiron, che è diverso. Che qualcosa in lui si sta mostrando, lo capisce, dai brividi che il tocco di Kevin gli dà, lo capisce, delle offese, le accuse, che riceve.
E lo sa quella madre che il figlio è diverso, lo sa anche Juan.
Aiutarlo? Come?
E così Chiron cresce, da bambino, diventa adolescente, dove i drammi continuano, dove la madre è sempre più assuefatta al crack, dove Juan non c'è più, e dove a scuola, pure Kevin gli volta le spalle, dopo avergli fatto capire, una volta per tutte, cos'è. E reagisce, Chiron, reagisce nell'unico modo possibile, e cresce, ancora, nell'unico luogo possibile, in carcere, uscendone come quell'uomo che lo ha cresciuto, come però, sotto sotto, non è.
Perchè basta una telefonata, una canzone, un cena, a ricordarglielo, a buttare giù barriere e difese, a riportare a galla i sentimenti e le sensazioni di una notte al chiaro di luna sulla spiaggia da cui sembra passata una vita intera, la sua.


Così, Moonlight, che sembrava così forzato nel suo racconto, così premere troppo su tanti, troppi temi scottanti, si fa struggente, si fa molto più di semplice film di denuncia perfetto per gli Oscar.
Sì, il cast all black, sì, i ghetti di Miami, sì, il bullismo e la difficile accettazione dell'omosessualità, soprattutto in gang codificate.
Ma, c'è un ma, che riguarda quel finale malinconico, quel finale sospeso, che alla fine, è quello che davvero resta, assieme alle interpretazioni sentite di Naomie Harris e Mahershala Ali.
Con quel finale, Moonlight lascia perdere le prodezze forzate della macchina da presa, mette da parte quella regia un po' troppo artefatta di Barry Jenkins, che dà il meglio di sé nei raccordi temporali, nei salti e nella crescita di Chiron, lascia indietro quei temi sociali che non si possono dimenticare, per mostrarci la sua essenza, che sta in una storia d'amore nata al chiaro di luna, quando anche i colori, i pregiudizi, cambiano.



Regia Barry Jenkins
Sceneggiatura Barry Jenkins
Musiche Nicholas Britell
Cast Trevante Rhodes, Janelle Monáe,
Naomie Harris, Mahershala Ali
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13 commenti:

  1. E' l'unico che continua a mancarmi, ma spero di vederlo nel weekend.
    Una cosa mi incuriosisce, questo virtuosismo di cui leggo un po' ovunque. Essendo l'adattamento di un'opera teatrale, devo capire se preferire la troppa fedeltà alle scene di Fences (impeccabile, ma il cinema è altro) o il tecnicismo che ricerca Jenkins. Ti dirò. :)

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    1. Se Fences conquista parola dopo parola, qui la conquista arriva pian piano, con me -addirittura- il giorno dopo. Vedremo che ne dirai :)

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  2. A me sono piaciute sia le parti più malinconiche ed emotive, che i virtuosismi registici.
    Qualche scena magari è forzata, però in mezzo a tanti film girati con lo stampino in maniera classica e anonima, questo sa come farsi notare.

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    1. E sa come farsi ricordare, tutti i dubbi che avevo durante la visione si sono sciolti il giorno dopo, con quella malinconia a prevalere. La regia, un tantino "troppo" per i miei gusti, ma ci sono scene decisamente notevoli, vedi i vari passaggi d'età.

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  3. Bella recensione, Lisa. Abbiamo scritto più o meno le stesse cose... ma tu le hai scritte meglio :) buon film, ovviamente non originalissimo ma genuino, dove il tocco lieve e mai retorico della regia delinea bene i sentimenti e i drammi (veri) che vengono raccontati. Forse otto nomination sono un po' troppe, ma merita assolutamente la visione

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    1. Vengo a leggerti allora, che nel weekend mi sono sfuggite un po' di cose. Comunque, sì, otto nominations paiono tantine, per il film che arriva con calma, piano piano.

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  4. Sono molto curioso. Tra lunedì e martedì ho in programma questo e Manchester. L'hype è molto alto.

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    1. Sono i veri contendenti di La La Land -almeno secondo i pronostici-, non ne hanno la stessa forza, ma si fanno apprezzare attraverso la loro malinconia.

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  5. Io tra domani e mercoledì voglio spararmi la doppietta Fences-Moonlight, mi piacciono i film di impianto teatrale, e spero di non esserne delusa!

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    1. Con Fences, l'impianto teatrale c'è e regge bene, con Moonlight, grazie proprio alla regia molto estetizzante, l'adattamento si perde. Per dire, avendolo visto alla cieca (senza sapere della piéce originale) lo credevo una sceneggiatura originale.

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    2. Devo rimandare a settimana prox, hype a manetta! :-D

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  6. Mi è piaciuto molto, come ho scritto da altre parti credo che agli oscar verrà bellamente ignorato, ma resta un film molto interessante.

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    1. Mi ero persa il tuo commento (che non so perchè ma né i tuoi né quelli di Patalice mi arrivano per mail, e io mi dimentico di controllare i post), e lo recupero ora con la clamorosa smentita dell'Academy :)
      Il film resta interessante e molto delicato, pur trattando temi gran poco delicati, ma il migliore dell'anno per me non lo è.

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