A caldo si esce dalla sala affascinati da un finale romantico, malinconico e quasi perfetto, ancora immersi in quella nebbia e in quella luce verde che da lontano si fa desiderare.
A pensarci però più razionalmente, Il Grande Gatsby è anche ridondanza e ripetitività, che si protrae per quei 140 minuti che non possono non risultare troppi e che inevitabilmente nascondono momenti di stallo.
La nuova fatica di Baz Luhrmann ha questa doppia natura: una decisamente affascinante, di cuore, una più di mente, più attenta cioè a dettagli a volte superflui e a chiari rimandi al capolavoro che è e che fu Moulin Rouge. L'amore per il kitsch, per l'eccesso e per la musica è lo stesso, di buona qualità, con una rivisitazione tutta personale dei fantastici anni '20 fatti di fiumi d'alcool, feste esagerate ed eleganza nei costumi. A far da sfondo a tutto ciò, non la musica jazz che ci si aspetta ma una colonna sonora che spazia dall'hip hop al pop romantico (dove spicca senza dubbio Lana del Rey con Young and beautiful) e che dà quindi ritmo e una nuova veste alla trama.
Zoomate, movimenti di macchina quasi computeristici, ricostruzioni fantasmagoriche e fantastiche e attenzione ai dettagli, più una fotografia nitida, spazi geometrici e movimenti sincronizzati. Lo stile di Lurmann è questo, prendere o lasciare, e dopo la caduta di Australia, ritrovarlo in forma è una vera gioia. Ci si perde nella sfarzosa villa di Gatsby, gli occhi luccicano abbagliati dalla bellezza e dalla sontuosità della scenografia e dei costumi. In tutto questo primeggiano gli attori, capitanati da un Leonardo Di Caprio bravo come non mai a dar vita a un Jay tanto spavaldo e sicuro di sé quanto timido e impacciato davanti alla sua bella, interpretata da un'ormai lanciatissima Carey Mulligan, perfetta nei panni dell'elegante e insicura Daisy. A raccontare poi lo svolgersi di quest'amore tormentato un Tobey Maguire che rilancia la sua carriera dopo l'impasse post Spiderman, e che grazie a Luhrmann fa valere le sue doti di attore.
Alla sua quarta trasposizione, il capolavoro intramontabile di Fitzgerald prende così nuova vita, immerso in un universo malinconico e sfarzoso che con cura ripropone quello descritto in pagine indimenticabili e che racchiude tutta la sua forza nel finale magistrale.
Che lo si guardi con il cuore o con la mente, non si può rimanere indifferenti al lavoro fatto da Luhrmann, se ne resta affascinati o semplicemente ci si accapiglia su dettagli, perchè quando un film è un buon film resta (nella mente o nel cuore) a rivivere anche dopo la sua visione.
Film grande come la materia dalla quale è stato tratto.
RispondiEliminaBravissimo Luhrmann, Grande Gatsby. :)
prendere o lasciare...
RispondiEliminae io prendo ben felice :)
*-* Dici sempre cose giuste tu. Io come ormai detto scritto e blaterato ovunque, l'ho amato alla follia <3 Bravo Baz!
RispondiEliminaMe too! Io Baz e il "suo" Gatsby li lovvo tanto tanto!
RispondiElimina... sinceramente... du' palle...
RispondiEliminaMa nooo! Ammetto che un po' di fastidio nelle scene più caotiche l'ho provato, ma il fascino e la malinconia mi hanno ormai presa!
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