In attesa di vedere qualche film in concorso, oggi nessuna delusione!
Bando alle ciance, ecco qua:
Future Reloaded - Venezia 70
70 registi sono stati chiamati a celebrare l'anniversario tondo della Mostra. Quello che ne esce è un caleidoscopio di visioni, tra chi si attiene sul tema -che futuro aspetta il cinema?- a chi esce dalle righe in modo comunque poetico. Tra i migliori sicuramente la Breillat, il materno Kim Ki-Duk, l'autobiografico Bertolucci. Alcuni, inevitabilmente, lasciano a desiderare.
Gravity
Alfonso Cuaròn riesce a fare l'impossibile. Rendere un film ambientato nello spazio e in 3D qualcosa di appetibile per la sottoscritta. Lo stesso cast -George Clooney e Sandra Bullock- non attirava poi molto ma in realtà, sia visivamente che a livello di sonoro- Gravity lascia con fiato sospeso per la sua intera visione.
La storia è quella della sopravvivenza di due astronauti improvvisamente soli nel mezzo del nulla, con piogge di detriti ad attaccarli e i loro disperati tentativi di tornare sulla Terra.
La Bullock conferma di meritare quell'Oscar che ha mantenendo alto lo standard della sua interpretazione, dando vita ad una dottoressa volitiva e piena di risorse. George, poco presente nel minutaggio totale -scusate lo spoiler- gigioneggia come sempre alla grande.
Ma come detto, è a livello tecnico e psicologico che il film ha la sua marcia in più e che riesce a immergere e tenere sulle spine lo spettatore!
In uscita il 4 ottobre.
Why don't you play in Hell?
La mia ormai conosciuta avversione verso il cinema orientale continua nella strada della redenzione grazie a questa pellicola che diverte come non mai! Una storia che è poi metacinematografica e si compone a matrioska, in cui il destino di un gruppo di aspiranti registi/operatori va a scontrarsi con spietati clan di mafia in contrapposizione. Ne esce una bagno di sangue ricco di ironia, in cui vederci una spruzzata (rossa, ovviamente) alla Tarantino è inevitabile!
Minuti e minuti di applausi, meritatissimi, per Sono Sion.
Sorcerer
Premiato proprio nel giorno del suo compleanno con il Leone d'oro alla carriera, William Friedkin si fa adorare dal suo pubblico e dai giornalisti. Per l'occasione la Mostra ha proiettato in versione restaurata il suo film del 1977.
Nonostante la ventata di freschezza data all'immagine, però, il tempo per il film è passato inesorabile e infatti riesce a coinvolgere solo a metà tempo. La storia è quella di quattro sconosciuti che, per sfuggire alla loro sorte di morte o prigione, si ritrovano in un paese disperso nella giungla. L'occasione per guadagnare un po' di soldi si presenta nel dover trasportare della pericolosa dinamite per le dissestate strade del Paese, e loro, nonostante il passato e il presente, dovranno iniziare a cooperare.
Il finale, come Killer Joe insegna, non sarà però così lieto.
A me Gravity ispira assai!
RispondiEliminaE fai bene! Sicuramente da vedere!
EliminaMI ispirano gli ultimi 2 e se avrò tempo perché no anche Gravity ma solo per il regista!
RispondiEliminaE per George no?
EliminaSono Sion consigliatissimo!
Gravity, l'ho bidonato, ma quello di Sion Sono mi ha entusiasmato tantissimo: dopo "The land of hope", onestamente, temevo un po' nel buco nell'acqua, ma questo "Why don't you play in hell", se non è un capolavoro, apre comunque buone prospettive per il futuro prossimo del regista.
RispondiEliminaIo non conoscevo il regista ma mi ha aiutato ad apprezzare molto di più il cinema orientale! Davvero sbalorditivo!
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