I biopic vanno forte quest'anno, e Cannes e gli Emmy lo dimostrano.
Lo strano percorso di questo film di Steven Soderbergh passa infatti per la Croisette, prodotto dal canale via cavo di culto HBO, guadagna tre premi alati e arriva infine, e quasi come un miracolo, nelle nostre sale domani.
La regola numero uno per un biopic che funzioni, è mostrare qualcosa che del protagonista non si sapeva, i suoi lati nascosti, i suoi angoli segreti.
Con Hitchcock, forse il più riuscito degli ultimi anni, si entrava nella sua testa, nella sua vita matrimoniale e dietro le quinte del suo lavoro; con Behind the Candelabra ad essere raccontata è un'intera vita rimasta celata: quella del pianista Lee Liberace.
Famosissimo in America e non solo negli anni '70 e '80, questo astro vistoso è riuscito a vivere la sua vita di omosessuale anche un po' perverso senza mai destare scandalo, con un matrimonio a coprirlo, e un manager a fargli da balia. Certo, visto oggi e con l'occhio di Soderbergh, pare molto strano che quei lustrini, quelle paillette e quelle pellicce non avessero alimentato più di qualche sospetto all'epoca, con orde di fangirl a idolatrarlo... ma tant'è, a queste Liberace ha sempre preferito gli uomini, giovani, molto più giovani di lui, che cambiava con regolarità.
Il film parte però con quello che è l'uomo più importante a dividere il suo letto, un uomo, un ragazzo, che si è pure sottoposto a interventi chirurgici per accontentare la voglia di somiglianza di Liberace, che stava anche per essere adottato dal musicista creando un quasi surreale caso di incesto.
Dal nulla, infatti, Scott piomba nella bambagia e nello sfarzo di cui Lee si circonda, finendo così in poco tempo per perdere la sua purezza finendo nel vortice della droga e della vita troppo agiata di una Las Vegas decadente.
L'amore passionale avrà vita breve, e quello che Soderbergh ci mostra è un genio narcisista, pronto a tutto pur di rimanere giovane e di farsi credere giovane, sfruttato fino all'osso dal sua manager e fondamentalmente sempre solo. A dargli volto un incredibile Michael Douglas, che si invecchia, si lifta e si scatena in un ruolo straordinario che gli vale quella statuetta guadagnata lo scorso 22 settembre. Al suo fianco, un Matt Damon altrettanto bravo, che invece si ringiovanisce (Scott aveva 16 anni all'epoca del primo incontro), ingrassa e dimagrisce finendo sotto i ferri nel mezzo e trasformando e smussando il suo volto.
I due portano su schermo un amore impossibile, in cui i soldi sono sempre di mezzo, tra scene involontariamente comiche (il chirurgo pazzo) e cerchi che si vanno a chiudere.
Se a livello tecnico, colonna sonora ovviamente a parte, nulla pecca o brilla troppo nelle mani di un regista tanto discontinuo, Behind the Candelabra lascia il segno per ciò che racconta, per una vita rinnegata fino all'ultimo (morto per complicanze dovute all'AIDS, il medico personale di Liberace cercò di camuffare il certificato di morte spacciandolo per un attacco di cuore) che viene dopo anni di distanza portata alla luce senza creare troppo scalpore, senza quell'infamia di cui il pianista aveva paura di essere macchiato.
Gran bel film, con il miglior Douglas di sempre.
RispondiEliminaGià, attore che non mi ha mai detto granchè, ma che qui è strepitoso!
Eliminaenorme michael douglas!
RispondiEliminamatt damon nella parte del 16enne invece non mi ha convinto un granché.
il vero idolo del film comunque è rob lowe :)
Rob Lowe è qualcosa di assurdo... Matt, per quanto sbarbatello, manco gli davo meno di 25 anni, figurarsi 16!
EliminaUno dei pochi film che vorrei vedere in questi giorni pre Hobbit
RispondiEliminaMerita davvero! Io spero invece di avere il tempo di rivedermi il primo Lo Hobbit, la memoria inizia già a fare i suoi scherzi e vorrei capirci qualcosa :)
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