17 febbraio 2016

L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo

Andiamo al Cinema

Anni '40, in America.
Visto che gli immigrati sono quelli che hanno costruito e mandano avanti il Paese, visto che i terroristi sono ancora un pensiero lontano, laggente decide di identificare il loro nemico ne I Comunisti.
Comunisti che in piena guerra fredda sono in realtà spie russe, chiamate dal KGB ad investigare e rubare progetti sulla bomba atomica e non solo, a diffondere le loro idee sovversive in romanzi, alla televisione e soprattutto nel cinema.
Sono gli anni della famosa lista nera voluta dal senatore McCarthy, lista di nomi fitta fitta che impedisce a chi ne è dentro di lavorare.
Fra questi, anche lo sceneggiatore Dalton Trumbo, che vede sfumare il suo contratto senza precedenti con la MGM, che vede la sua fortuna eclissarsi, in quanto comunista.


Membro del partito fino al 1943, rifiuta di rispondere delle sue idee davanti alla commissione del senato preposta, finendo così in carcere per due anni.
La sua ribellione, la sua ostinazione, va ben oltre il semplice voler essere comunista, ma si impunta su un diritto fondamentale: quello della libertà, di espressione e di appartenenza politica.
Uscito dal carcere, però, sarà ancora più escluso da quel circolo che lo venerava, finendo a scrivere sceneggiature di serie B per poter mantenere la famiglia, film che parlano di mostri, gorilla, alieni, annebbiando il suo talento dietro al fumo e all'alcool, che ne cambia anche il carattere, anche il rapporto con la famiglia.
Poco a poco, un po' di luce si intravede, e se il copione di Vacanze Romane dato da firmare al collega Ian McLellan Hunter gli varrà un Oscar alla sceneggiatura, passati dieci anni ad Hollywood ci si è stancati dell'egemonia di John Wayne e della commissione per le attività anti-americane e di quella pettegola di Hedda Hopper, e il bisogno di una rivoluzione, di un eroe, convince Kirk Douglas a cercare proprio il reietto Trumbo, lo schiavo della penna, per portare su grande schermo la storia del ribelle Spartacus.


La storia di Dalton Trumbo e una storia di caduta e di rinascita, perfetta per un film di Hollywood se non fosse che proprio Hollywood è chiamata a fare la parte del cattivo.
Sarà per questo, allora, che solo dopo 70 anni dai fatti, e dopo 40 dalla morte di Trumbo, la sua storia arriva su grande schermo, e arriva dritta alla prossima notte degli Oscar grazie alla splendida e perfetta interpretazione di Bryan Cranston, che dopo aver stregato il piccolo schermo con il suo Walter White finalmente azzecca il ruolo giusto per il cinema.
La storia, quindi, c'è, ma manca una penna graffiante a raccontarla, o una regia più sicura, perchè il grande difetto di Trumbo (il lunghissimo titolo italiano, chi diavolo lo ha deciso?) è quello di essere troppo classico nel suo racconto, chiuso com'è in una struttura didascalica, in cui la trama si svolge linearmente, usando la famiglia come contorno non troppo incisivo al tutto.
Non mancano quindi momenti piuttosto ruffianotti, in cui le lacrime sono chiamate a sgorgare, non mancano nemmeno eccessi di buonismo, con la brava moglie che accudisce la famiglia (in cui spicca la brava Elle Fanning), con lo specchio dell'alcolismo affrontato, ma non di petto.
Non si può certo chiedere tutto a quella Hollywood che nei panni dello spaccone John Wayne o della perfida Hedda Hopper (la splendida Helen Mirren) è l'antagonista, mentre il caparbio Kirk Douglas, come l'eroe che è chiamato ad interpretare e a produrre, soccorre come un vero eroe il nostro protagonista.
Ma per una volta va bene così, va bene fare ammenda, ammettere le proprie colpe e godere di un film classico e classicheggiante, di caduta e rinascita, che ci immerge negli anni più bui del cinema americano, facendoci conoscere la vera storia di uno sceneggiatore così sovversivo da immaginare una principessa che sfreccia a bordo di una Vespa per le strade di Roma.
Ah, questi comunisti!


Regia Jay Roach
Sceneggiatura John McNamara
Musiche Theodore Shapiro
Cast Bryan Cranston, Diane Lane, Helen Mirren,
Louis C.K., Elle Fanning, John Goodman
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Good night and good luck, Argo, Il Ladro di orchidee

5 commenti:

  1. L'ho trovato molto scorrevole e garbato. Pensavo non potessi neanche interessarmi, invece mi sono piacevolmente ricreduto. Un intrattenimento vecchio stile, ma solido. Lui bravissimo, e vabbe'. ;)

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  2. Hollywood parla di Hollywood
    Queste storie riescono sempre bene (parlano di quello che vivono; perciò lo conoscono benissimo): VIALE DEL TRAMONTO, SINGING ON THE RAIN, GLI ULTIMI FUOCHI, THE AVIATOR ecc
    qui da noi usa molto meno: il solo film ben fatto è SONO FOTOGENICO

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  3. Sono d'accordo.
    Una gran bella storia, ma a livello cinematografico va bene voler essere classici, però un po' di coraggio in più non avrebbe guastato...

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  4. Classico, scorrevole, ben recitato, con un Cranston grandissimo. Io l'ho apprezzato molto, per quanto non sia certo un filmone.

    Ad ogni modo, era ora che qualcuno si decidesse a parlare di Trumbo, uno degli scrittori più importanti della Storia del Cinema USA.

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  5. ammetto che l'avevo evitato perché ero convintissima fosse lento e un po' difficile da digerire... invece me lo stai descrivendo come da vedere il prima possibile!

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