Andiamo al Cinema a Noleggio
Solo negli ultimi anni è stato un cercatore di tartufi, un professore sognato da tutti, Dracula, se stesso, un pericoloso serial killer, un padre protettivo.
In mezzo, ruoli in film western e più d'azione che nonostante tutto l'amore che provo per lui, non sembravano valere il mio tempo, ma sono pronta a essere smentita.
Ora, Nicolas Cage è un surfer.
O un aspirante tale, visto che la spiaggia in cui è cresciuto e in cui ha sempre ambito a tornare, tanto da dimenticare la sua famiglia per il lavoro e per la sicurezza economica di acquistare la casa della sua infanzia, dicevo, la spiaggia in cui è cresciuto è diventata zona off-limits per chi a Luna Bay non ci abita.
È presidiata da una ciurma di surfisti spacconi e violenti, che sembrano tanto una gang quanto una setta, con un capo messianico, riti di passaggio, guardie e adepti insospettabili.
Lui, surfer senza nome, se ne sta lì.
In un parcheggio che sovrasta quella spiaggia, ad arrabbiarsi e a perdersi, a crogiolarsi sotto il sole aspettando il momento giusto, la giusta telefonata, avvinghiato a un passato da cui non sembra riuscire a staccarsi, a speranze a cui continua a rimanere attaccato.
Com'è che non se ne va, però?
Non dopo le minacce, non dopo i piccoli soprusi, non dopo la violenza e le angherie di quella gang come della natura stessa che lo portano a perdere la testa come solo Nic Cage sa fare, perdendo dignità, denaro, collegamenti con il mondo e con il suo passato e il suo presente.
Perdendo tutto e trasformandosi in quel vagabondo da cui si tengono le distanze, impossibile da capire o da aiutare.
Lorcan Finnegan gioca di nuovo alla claustrofobia, gioca con l'attore e gioca con le sue carte.
Con l'economia dalla sua di una sola location in cui muoversi, lascia campo aperto a Nic, alle sue facce, alle sue visioni e alle sue paranoie.
E ovviamente fa centro.
Aiutano nell'intento le musiche leggerissime di contrappunto o la colonna sonora tesa per i momenti di tensione, con il sole accecante e una fotografia che vira all'arancione a rendere scottante e assetato anche lo schermo.
Nell'abisso in cui ci immerge che non sembra avere fine né tantomeno un lieto fine, esagera giusto un filo di troppo in un finale caotico, a tratti poco credibile -ma và?- fino a collegare tutto.
Chi è quel surfer, davvero?
Chi quel vagabondo?
Chi quel padre e che padre può essere un surfer senza nome?
Chiuso nella sua follia e nella sua spiaggia invalicabile, perde e ritrova se stesso.
Un po' kitsch, un po' violento, un po' semplicemente un film con Nicolas Cage che a suo modo è anche un film di Natale con Nicolas Cage.
Un Natale afoso e australiano, ovviamente.
Voto: ☕☕½/5
Incredibile come Nicolas Cage qualche anno fa si fosse messo a recitare (quasi) solo in filmetti tremendi, mentre negli ultimi tempi non sbaglia (quasi) un colpo. Anche in The Surfer sa il fatto suo e questa pellicola è un autentico trip, perfetto per questo periodo afoso :)
RispondiEliminaBentornati al superiore magistero tecnico di Nicola Gabbia, un film angosciante in pieno sole, all'aperto, di giorno, con Cage che va sopra le righe ma qui facendo percepire tutta la sofferenza del suo personaggio, un gran bel film matto, l'ho apprezzato davvero molto ;-) Cheers
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