10 giugno 2016

Valhalla Rising

E' già Ieri -2009-

Esce un nuovo Refn, e un vecchio Refn va recuperato.
L'occasione lo richiedeva, visto che all'epoca della sua uscita me lo lasciai scappare, visto che con gli anni è diventato uno di quei titoli di cui temere, visto che -per come ha diviso il pubblico- è uno di quei titoli che mettono in soggezione.
O lo si ama, o lo si odia.
Si può apprezzarlo?
Alcuni aspetti, forse sì, ma un titolo chiave di un Refn regista alla sua maturazione (o serietà), richiede una presa di posizione netta.

Come mi schiero io?
Mi schiero tra quelli che hanno amato Mads Mikkelsen, prima di essere Hannibal, capace di essere elegante anche sporco, rozzo, sanguinario, capace di bucare lo schermo con un solo occhio. Non parla mai, è vero, e forse proprio per questo l'attore è ancor più affascinante.
E mi schiero tra quelli che hanno amato la fotografia, sublime, impressionante, che lascia a bocca aperta. Refn e il fido Morten Søborg ci mostrano una Scozia nebbiosa, promontori brulli e malinconici, una distesa d'acqua ammaliante e infine un cielo tra i più belli.
No, non si può non amare quello che Valhalla Rising mostra.
Si può però odiare quello che racconta.
Fondamentalmente perchè, cosa racconta?
Il viaggio da schiavo a uomo libero di un sanguinario prigioniero, l'incontro con dei cristiani in partenza verso la Terra Santa e le promesse ricchezze, l'amicizia, particolare, con un bambino che solo lo capisce, che solo si salva.
Lo fa in 92 minuti che sembrano eterni a tratti, velocissimi in altri, con una sceneggiatura piatta piatta, che a silenzi in cui ci si chiede "E allora?" alterna dialoghi piuttosto banali.


Immagino che le chiavi di lettura, i miti, le leggende, le metafore, siano parecchie, e che nella mia visione da storcere il naso, me li sono persi, ma davvero, finita la visione, che avrebbe meritato sicuramente uno schermo più grande che quello della mia TV, niente è rimasto.
Il paragone, simile seppur diverso, va all'esperienza The Tree of Life, che mi aveva fatto uscire dalla sala con uno sguardo nuovo, pronto a cogliere la bellezza del mondo.
Lì c'era il cuore, la famiglia, qui l'estetica per una storia da cortometraggio.
Qui, poi, tra morti ammazzati, sangue, visioni in rosso, a restare sono solo i dubbi.
Bronson a parte, quindi, Refn non è ancora riuscito ad entrare come si deve nel mio cuore, nemmeno quel Drive tanto osannato si fa ricordare dalle mie parti dopo una visione senza troppo peso.
Riuscirà allora con The Neon Demon a farmi passare dalla sua parte?
A domani l'ardua sentenza.


Regia Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura Nicolas Winding Refn, Roy Jacobsen
Musiche Peterpeter, Peter Kyed
Cast Mads Mikkelsen, Alexander Morton
Se ti è piaciuto guarda anche
The Tree of life, la serie Vikings (decisamente più avvincente)

7 commenti:

  1. Nemmeno a me Refn fa impazzire...
    Qui un immenso Mads - ci sono persone a cui non piace Mads Mikkelsen, dico io? - fa pendere l'ago della bilancia notevolmente.

    RispondiElimina
  2. Ha i suoi difettoni, ma io lo avevo amato, pur non concordando del tutto col messaggio che lancia.

    RispondiElimina
  3. Film di rara noia, odiato in tutto e per tutto!

    Però non hai amato quel gioiello assoluto di Drive???
    Questo non va per niente bene. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più che non amato, non mi ha entusiasmato. Ricordo però una visione senza il giusto peso, prima o poi lo rivedrò, prometto.

      Elimina
  4. Voglio raccontare un piccolo aneddoto, giusto per dimostrare quanto i media influenzino i gusti del pubblico: vidi la prima di "Valhalla Rising" alla Mostra di Venezia del 2009, me lo ricordo benissimo. In sala c'erano qualche centinaio di persone... alla fine del film eravamo rimasti si e no una cinquantina e la metà dormivano. Film pesantissimo, di una noia mortale, a tratti insostenibile. Poi dopo qualche anno Refn sbanca Cannes con "Drive" e da allora tutto ciò che luccica diventa oro, e anche "Valhalla Rising" diventa oggetto di culto, con tanto di pipponi entusiasti da parte della critica.
    Per me era e resta un film noiosissimo e sconclusionato, dove si salva (a fatica) il solo Mikkelsen

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, il tuo aneddoto dice già tutto. Grazie Sauro :)

      Elimina
  5. Per me, invece, un film visionario e bellissimo.
    Lento, questo è indubbio. Ma magico.
    Andrebbe visto da strafatti. ;)

    RispondiElimina