Vincent Van Gogh mi ha fatto commuovere fino alle lacrime per ben tre volte nella mia vita.
La prima, al suo museo, ad Amsterdam.
Con gli occhi pieni di meraviglia e di gratitudine per tutta quella bellezza, per tutto quell'amore, che si sono riempiti di lacrime davanti a uno dei suoi quadri più semplici, e per questo pieni di poesia.
Un ramo di mandorlo, in fiore, il cielo azzurro a fargli da sfondo.
Un quadro pensato per il nipote, appena nato, appeso sopra la sua culla, così che potesse vedere pure lui la bellezza del mondo. Davanti a quel quadro, bello di per sé, l'audioguida raccontava di come quel nipote, poi cresciuto, senza un padre, avesse dedicato la vita a rendere onore a quello zio particolare, pieno di talento non riconosciuto in vita, e avesse aiutato a fondare quel museo dove mi trovavo.
Lacrime.
La seconda, in piena maratona Doctor Who, con il cuore che si ferma davanti all'episodio Vincent and the Doctor, con Il Dottore nella sua undicesima versione che atterra nell'Olanda di fine '800, e assieme a Amy Pond incontra Vincent, lo segue nei suoi tormenti, nella sua disperazione, e fa uno strappo alla regola. Lui, pittore tormentato che non trova consensi o successo, viene portato nella Parigi dei nostri giorni, gli viene mostrato l'amore, la riconoscenza, che c'è ora nei suoi confronti nella retrospettiva al Museo D'Orsay.
Lacrime.
La terza, e ultima, è stata al cinema, per un film, un progetto, tanto speciale già sulla carta, reso ancora più speciale dal cuore che dimostra di avere.
Loving Vincent.
L'idea folle è quella di realizzare un film di animazione, sì, ma completamente dipinto, prendendo proprio i quadri di Vincent, e donandogli vita, animazione. A completare il quadro (ahah) della situazione, altri quadri dipinti da un team infallibile di artisti chiamati a copiare lo stile di Vincent, per rendere la storia scorrevole.
I protagonisti sono poi gli stessi dei suoi quadri: Armand e Joseph Roulin, Adelin Ravoux, il dottor Paul Gachet e la figlia Marguerite.
La storia, un omaggio a lui, una ricerca della verità che si fonde con la sua vita, con il suo lavoro.
Controvoglia, infatti, Armand figlio del capo delle poste, viene mandato dal padre alla ricerca di Theo Van Gogh. Una lettera, a un anno dalla morte di Vincent, è stata trovata nella sua camera, e deve ora -per rispetto, per amicizia- essere recapitata. Passando per Parigi e arrivando a Auvers-sur-Oise, Armand lascerà andare tutti i suoi pregiudizi per quello che era il pazzo del villaggio, cambiando lui, incontrando amici, conoscenti, chi Vincent l'ha visto nei suoi ultimi giorni di vita, e cercando di capire cosa lo avesse spinto al suicidio.
Non è una visione facile, Loving Vincent, lo bisogna ammettere.
Ci vuole un po' per abituarsi a quei movimenti scattosi, a quell'animazione diversa, non usuale, a quelle prospettive sbagliate, a quei quadri che prendono vita.
Non è facile perchè la sceneggiatura trasborda un po', abbondano le parole, i dialoghi, la ricerca della verità si tinge di giallo, e i collegamenti sono a volte frettolosi.
Ma il cuore, c'è.
C'è nella scelta di attori (Douglas Booth, Jerome Flynn, Saoirse Ronan, Helen McCrory) che aderiscono perfettamente alla fisionomia dei corrispettivi su tela, c'è in una musica emozionante, c'è in quei flashback in bianco e nero che ci restituiscono Vincent.
C'è nei confronti del suo lavoro, nel rendergli omaggio, mettendo da parte cliché e cose già sentite, cercando, con il cuore, di andare al cuore della sua vita.
E riuscendoci, commuovendo per questo fino alle lacrime.
Regia Dorota Kobiela, Hugh Welchman
Sceneggiatura Dorota Kobiela, Hugh Welchman, Jacek Dehnel
Musiche Clint Mansell
Cast Douglas Booth, Jerome Flynn, Saoirse Ronan, Helen McCrory
Sembra un lavoro davvero interessante e originale, e pure con un cast di ottimo livello.
RispondiEliminaPotrebbe però esserci troppa cultura, troppa arte per me, e se pure tu che sei una vangoghiana dici che non è una visione facile, comincio ad aver paura. :)
Non facile perchè la tecnica ha delle lacune, o meglio, non si è abituati alla sua particolarità. Diciamo poi che la sceneggiatura tanto parlata qua e là stanca, ma conta il cuore, e qui anche per chi Van Gogh non lo conosce, ce n'è.
EliminaNon aver paura ;)
Non vedo l'ora di vederlo, davvero.
RispondiEliminaAl cinema, purtroppo, non l'ho beccato.
Io ringrazio questi tre giorni extra, nel primo evento era andato completamente sold out (no, non volevo citare i The Giornalisti) lasciandomi fuori.
EliminaValeva la pena aspettarlo.
Cara Lisa, se passi dalle mie parti... c'è un premio per te!
RispondiEliminaFanne quello che vuoi ;) in realtà è una scusa per ribadire la mia stima nei tuoi confronti: quella sempre!
http://solaris-film.blogspot.it/2017/11/boomstick-award-2017.html
Lo attendevo da moltissimo tempo e, ahimè, non sono riuscita a gustarlo al cinema né alla prima né alla seconda uscita :(
RispondiEliminaLe tue impressioni mi fanno ben sperare!
Chissà che non torni una terza, si meriterebbe una programmazione normale, tanto particolare, tanto bello e commovente è.
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