22 dicembre 2019

#LaPromessa2019 - I Sette Samurai

Me l'ero ripromessa di riprovarci con il gran Maestro d'Oriente: quell'Akira Kurosawa capace di conquistare l'occidente, di incantare e forgiare numerosi registi.
Non era andata troppo bene lo scorso anno con Rashomon che credevo diverso -più fruibile, anche oggi.
Ma non è andata bene nemmeno quest'anno in cui speranzosa ho messo I Sette Samurai nella Promessa e l'ho lasciato lì, ultimo film da vedere, che la sua durata -207 minuti- e la sua aurea non invogliava amici ad aiutarmi nella maratona.
Ho convinto il giovine allora, lui che del Giappone è invaghito, e ci siamo preparati a conoscere questi sette ronin.



La presentazione è quella che poi tutti i film d'azione adotteranno per introdurre i loro eroi, da Armageddon a Ocean.
Qui abbiamo:

Kambei Shimada, il capo, il primo ad essere convinto da una manciata di riso a proteggere dei poveri contadini di un povero villaggio minacciato dai banditi.

Katsushirō Okamoto, che samurai lo vuole diventare, e diventerà pure un uomo grazie alla difesa del villaggio.

Gorōbei Katayama, che si perde nella massa dei 7.

Shichirōji, amico e compagno di battaglie di Kambei, che con lui sempre sopravvive.

Heihachi Hayashida, il burlone del gruppo, che si sa che ci vuole sempre un burlone nel gruppo e si sa anche che fine fanno di solito questi burloni in battaglia.

Kyūzō, il saggio, il solitario, il venerato dai giovani.

E infine, Kikuchiyo che non è un samurai, si finge tale, si finge molte cose. Ma è soprattutto l'anima e lo spirito dei sette, l'anima e lo spirito del film in cui Toshiro Mifune è libero di improvvisare, di fare il buffone fra bambini divertiti e contadini incantati.


In questa presentazione, nell'impegno poi nell'armare e nel preparare il villaggio di contadini, la modernità c'è tutta, e sarà poi ripresa a ripetizione, prova ne è anche solo il quarto episodio di The Mandolorian, chiaro ed evidente omaggio, anche se di samurai ce ne sono solo due.
Il problema arriva dopo.
Arriva con una battaglia che dura giorni, con i morti contati ad uno ad uno, e le ripetizioni che invece non si contano.
Perché sì, rispetto a un Via col Vento del 1939, qui siamo nel 1954 ma il bianco e nero, l'usura della pellicola, sembrano molto più datati.


Purtroppo la fatica è avanzata, il giovine mi ha abbandonato a metà della visione per abbracciare Orfeo e io ho tenuto duro, ho tenuto gli occhi aperti a fatica che l'ho sempre detto: le lunghe battaglie, le lunghe scene d'azione non fanno per me.
Non basta la sotto trama romantica a distrarmi.
Non bastano certe inquadrature spettacolari di questo amore fra i fiori a farmi cambiare idea.
Alla fine senza vendetta, alla vittoria e ai vinti, sono arrivata stremata.
Con anche questo Kurosawa alle spalle, posso dire che certi tempi lenti, certi film che i loro anni se li portano tutti addosso, li depenno dalle mie prossime Promesse.

Ormai ci siamo, ci siamo!

14 commenti:

  1. Io l'ho visto all'università. Un incubo, si può dire?

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    1. Siamo proprio delle brutte persone, ma pure il giovine che si è addormentato lo definisce così ;)
      Io almeno la prima parte l'ho retta, poi con le battaglie ho rischiato di cedere di continuo.

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  2. Carico pesante proprio, e certo non hai tutti i torti sulla fatica di visione, ma resta pietra miliare del cinema ;)

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    1. Resta, e ne capisco l'importanza. Diciamo che i tempi sono cambiati, e la mia pazienza per le scene d'azione non è infinita :)

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  3. Dico sempre che il giorno in cui riuscirò a commentare in modo soddisfacente “I sette samurai” mi ritirerò a vita privata sul cucuzzolo di una montagna, forte della mia pace cinefila interiore. Un titolo talmente grosso che va visto e rivisto, e la sua modernità colpisce sulla lunga distanza, che sia stata una visione complicata lo capisco perfettamente, ma vale la pena insistere (tempo permettendo) già dalla seconda visione ci ho trovato dentro delle cose che arrivano al cuore. Tanto di cappello, perché scrivere di questo film è una faccenda davvero grossa. Cheers!

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    1. Ringrazio infatti di poterne parlare nella leggerezza dei post della Promessa, che con il timore reverenziale per certi titoli non mi azzarderei mai a criticarli come si deve.
      Rivederlo non è certo nei miei piani, ho capito perché è così importante per la storia del cinema, perché i grandi registi l'hanno amato e copiato, ma ecco, la parte finale mi ha affaticato davvero troppo. Ci vorrebbe una sala, non certo il divano di casa per reggerlo come si deve.

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  4. Solo io lo vidi alle medie e me ne innamorai? ^^'

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    1. A quanto pare no, sono io una brutta persona :)

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  5. Uno dei miei registi preferiti, non mi stanco mai di rivedere i suoi film e I sette Samurai è uno dei migliori... Ma io sono di parte, sono una giappominkia X°°D

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    1. Io fatico da sempre con questi ritmi, con questi racconti. Sono l'antigiappo ma continuerò a provare a cambiare idea.

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  6. Anche io come Mr. Ink l'ho visto all'università, a un corso di cinema orientale che detta così può apparire come una cosa troppo radical-chic e infatti forse lo era. :)

    A differenza vostra io però l'ho apprezzato parecchio. Non una visione semplicissima, però viste le premesse poteva andare parecchio peggio.

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    1. Pure io avevo fatto un corso all'Università di cinema del vicino ed estremo oriente.. Molto radical, capace di allontanarmi per sempre da queste filmografie.

      Poco a poco cerco di farci pace, ma è difficile dimenticare la pesantezza di quelle lezioni.

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  7. Io lo trovo uno dei titoli più importanti della Storia del Cinema, attualissimo e bellissimo da vedere.
    Mifune incredibile.
    Ad ogni modo, penso sia una pellicola cui si deve arrivare preparati in termini di pazienza e tranquillità. Dovrebbe essere affrontata senza aspettarsi nulla, con la mente libera, come un allievo rispetto ad un Maestro Miyagi che fa dare la cera a mille macchine.
    Per poi, un giorno, riconoscere quanto sia arrivato da quell'impresa. ;)

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    1. Ne capisco l'importanza e la bellezza, ho amato alcuni momenti e i personaggi, ma le scene di battaglia, la lunghezza, mi hanno spossato... Non ho potuto farci niente. Forse, visto in sala, con più riposo alle spalle, l'effetto sarebbe stato diverso.

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