2 ottobre 2020

Le strade del male

 Andiamo al Cinema su Netflix


Come si vive in quell'America di provincia dell'Ohio, bigotta e dimenticata da Dio, dove Dio si cerca di farlo entrare nella case dei bravi cristiani a suon di messe, di prediche e predicatori che razzolano decisamente male?
Si vive non benissimo.
Tra scandali da evitare, segreti da mantenere, quella religione che dà alla testa.
A chi la pratica, a chi la declama, a chi ci crede.
Le strade del male sono quelle che collegano Meade a Knockemstiff, che collegano soprattutto due famiglie e i rami che ne partono.
Sono storie che si intrecciano, che ci impiegano anni a scontrarsi davvero, anni passati a percorrere vie di sangue e di preghiera.
Perché il diavolo del titolo originale (The Devil All the Time) si insidia dentro chiese, dentro famiglie, dentro richieste.
Con quei predicatori che aizzano la folla, che credono di essere speciali, così speciali da poter pure resuscitare i morti o benedire con il proprio seme.
Con quei devoti che si sentono in diritto di offrire sacrifici o se stessi pur di continuare a vivere in pace e conoscere l'amore.
Con chi la fede l'ha persa, e ha bisogno di continue prove fotografiche pur di ritrovarla.



Le strade del male racconta più storie, ma in fondo sembra raccontare solo la storia di Arvin che si intreccia con tutte le altre.
Con quella del padre, sopravvissuto alla guerra nel Pacifico che trova l'amore semplice e prova a vivere semplicemente nonostante i suoi fantasmi a Knockemstiff.
Con quella sorellastra, nata da un predicatore e una zitella devota e ora paradossalmente tentata da un predicatore a sua volta, con quei due serial killer che accumulano fotografie e autostoppisti e con quello sceriffo che né da bambino né ora lo sa aiutare.
La sua storia è così anche le loro storie, fatte di dolore inflitto o provato, di lunghi sermoni e dubbi e vendette.



La sua storia si dipana per 138 lunghi minuti, in un crescendo e in un cambio dei tempi e dei protagonisti che si succedono sotto i nostri occhi come una parata di star: dal bel Bill Skargaard a Mia Wasikowska, da Sebastian Stan a Riley Keouh, da Jason Clarke a Eliza Scanlen fino a loro, il protagonista Tom Holland e il magnete Robert Pattinson che continua a collezionare ruoli -piccolo, in questo caso- portentosi.
Come lo metti insieme un cast così?
Come non strafare per trovare posto ad ognuno e a questa storia complessa che copre anni e miglia?
Lo si fa grazie al suo stesso creatore, con Donald Ray Pollock autore dell'omonimo romanzo che è qui voce narrante e giudicante, a dare un'ironia beffarda alla storia, ad accompagnare per queste strade e per mostrare l'efferatezza di gesti, scelte, violenza.
Polveroso e sanguinolento, Le Strade del Male scorre e riesce a convincere, scorre e fa male, e mostra davvero quel che di più marcio c'è.
Ma alla fine questa storia di sangue, di demoni, è anche una storia d'amore, quella di un fratello verso una sorella, di un figlio verso il padre. Che solo nel percorrere quella tortuosa strada al contrario, riesce finalmente a capirlo, a perdonarlo. 
Ora non può che andare avanti, con ogni possibile scenario davanti, a ricominciare quel cerchio o finalmente a romperlo.
Un finale perfetto per un film che magari perfetto non è, ma che è difficile scrollarsi di dosso.


Voto: ☕☕/5

11 commenti:

  1. Molto bello, inusuale per una piattaforma come Netflix. Stranamente, da amante dell'horror non ho particolarmente apprezzato l'inserto dei due serial killer, l'ho trovato un po' inutile, ma il resto è grande cinema con grandi attori.

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    1. La parte dei due serial killer che prende peso verso il finale è decisamente la più debole, anche come "giustificazione" di fede. Il resto per fortuna è all'altezza, e nonostante la durata che rischiava di vedermi appisolata, il ritmo e il racconto han tenuto alta l'attenzione.

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  2. Non mi è dispiaciuto, ma l'ho trovato troppo lindo e patinato per raccontare la storia luttuosa e disperata che vorrebbe raccontare.

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    1. Patinato forse solo in parte, ma in modo non fastidioso... non alla Murphy diciamo ;)
      La polvere e la solidità del racconto ho continuato a sentirle.

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  3. Ciao passo solo per lasciarti un link.
    Se passi a leggere mi farà piacere.
    Ciao Lisa.
    http://ilbuioinsala.blogspot.com/2020/10/recensione-cara-lilli-diario-di-una.html?m=1

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  4. A me non ha convinto per niente.
    Mi è sembrata la versione venuta male di un romanzo probabilmente molto bello. Anche se non avendolo letto non ne ho la certezza...
    A tratti la storia procede in maniera troppo veloce, in altri troppo lenta. In pratica è come i momenti peggiori di Game of Thrones. :)

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    1. Temevo lo stesso effetto soprattutto per la durata eccessiva. Invece no, tra incroci, personaggi da incubo e voglia di vederli finire male, mi ha convinto. La voce narrante ha fatto la sua parte, cosa che fa pensare pure a me: "il libro era meglio".

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  5. Sembra uno di quei titoli per cui continuare ad avere ancora l'abbonamento Netflix. Ne ho letto molto bene anche in altri blog, quindi credo proprio che lo guarderò al più presto.

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    1. Ogni tanto, tra una serie teen e un progetto di Murphy, Netflix tira fuori questi film.
      Il prossimo per cui vale tenere l'abbonamento è quello di Sorkin ;)

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    2. Poi l'ho visto, ne scriverò a breve anche io, ma comunque non me ne sono affatto pentita. E sì, attendiamo Sorkin :)

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