20 ottobre 2020

The Haunting of Bly Manor

 Mondo Serial

Questa è una storia di fantasmi.
No, non è vero.
Sono più storie di fantasmi.
Come in una raccolta di racconti horror, come in un'antologia di un tempo che vede nello stesso luogo o nelle stesse persone, storie da raccontare.
Siamo in America e siamo nella tenuta di Bly Manor nelle campagne inglesi, siamo nel passato più remoto e in quello più prossimo e negli anni '80 e nel presente.
Siamo al cospetto di fantasmi che tormentano, che uccidono, che vanno zittiti o seguiti, aiutati, aspettati.
Siamo nella notte prima di un matrimonio e siamo anche in una famiglia ormai sfaldata: due bambini rimasti orfani, uno zio che preferisce l'alcool all'occuparsene, che assume un'altra governante per loro, dopo che il collegio non ha funzionato, dopo che l'altra governante se n'è andata nel modo più tragico.


Dani arriva dall'America a Bly Manor con i suoi tormenti e il suo fantasma al seguito, arriva e inizia a prendersi cura di Flora e di Miles, educandoli, punendoli, ascoltandoli e non ascoltandoli.
C'è qualcosa di strano, in loro, in Bly Manor. 
Ci sono presenze sinistre, che tormentano più di quel riflesso da tenere a bada.
Ma oltre i morti, ci sono i vivi, ci sono una giardiniera affascinante, un cuoco dal cuore spezzato, una donna delle pulizie religiosa e caparbia. Loro sono ora l'anima di quella tenuta salvata più volte.
Loro la tengono insieme.
Ma ci sono altre presenze, che camminano, che tormentano, e ci sono le loro storie da raccontare.


Questa è una storia di fantasmi.
Non è vero.
Questa è una storia d'amore.
Sono più storie d'amore.
Travagliate, interrotte, mai nate o morte troppo in fretta.
Sono storie di passione che acceca, di amicizia che non aiuta a fermare tutto prima che sia troppo tardi, di paura che non fa dire quel che si prova, di tradimenti che feriscono e mandano a pezzi un'intera famiglia.
Siamo sempre in America e siamo a Bly Manor, in un passato remoto e in uno più recente e negli anni '80 in cui Dani arriva per dimenticare un amore che non è nato e si è interrotto, e ne trova uno nuovo, che fa comunque paura.
E ci sono i vivi che han paura di esprimersi e ci sono i morti, ovviamente, con le loro storie d'amore, i loro segreti, che vanno raccontati, svelati per dare un senso a quelle presenze, un significato a quei tormenti.


Questa è una storia di fantasmi. 
Sì, questa volta è vero. 
Ed è anche una storia d'amore e di famiglia.
Una storia che nasce da Mike Flanagan e che inevitabilmente deve fare i conti con la sua prima creatura seriale per Netflix: quell'Hill House che nonostante -o forse proprio grazie- a quei brividi aveva incantato, commosso, conquistato.
Il paragone non andrebbe fatto, Flanagan qui scrive e dirige solo il primo episodio, limitandosi a produrre il resto, anche se ci si porta dietro parte del cast (Carla Cugino, Victoria Pedretti, Oliver Jackson-Cohen, Kate Siegel), anche se l'aurea di un adattamento che mescola classico e moderno continua
Meglio non farlo, questo confronto, che Bly Manor perderebbe in partenza.
Meno unitaria questa nuova storia scorporata in più storie, più patinata l'estetica degli anni '80.
Il problema, dove sta?
Sta in alcune di queste storie. 
Sta in episodi giustamente dedicati a ognuno dei personaggi coinvolti, anche quelli del passato più remoto, che non hanno tutti lo stesso peso.
Non lo ha una storia come quella tra Peter e Rebecca che annoia e non sa commuovere per come è nata, per come è gestita, per come Oliver Jackson-Cohen parla e interpreta il suo Peter.


E poi ci sono gli episodi speciali, quelli che lo senti che sono lì per far andare nuovamente in visibilio, sono lì che chiedono attenzione e applausi, ma che anche per questo, non riescono a funzionare a dovere.
Parlo di The Altar of the Dead (1x05), che saltando nel tempo e nei ricordi, cerca di fare quello che altri (Castle Rock, per dire) han saputo fare meglio, parlo di The Romance of Certain Old Clothes (1x08) che nel suo bianco e nero, con la magnetica Kate Siegel, cerca di andare in profondità, riportando a quei romanzi da leggere al buio con la sola luce di un camino o di una torcia sotto le lenzuola, ripetendosi però fino allo stremo.
La narrazione, quella sì resta il vero punto forte di Bly Manor: la voce fuori campo di Carla Cugino che tutto racconta, che incanta, che conquista anche nei panni giovani di Amelia Eve, in quella notte dove un fiore di luna sboccia per le sue poche ore di vita, o attorno ad un fuoco, dove condividere dolori.


E i brividi?
Quelli di paura, sono pochi. 
Stanno tutti in soffitta e in uno zittire che carica di angoscia, stanno in un corridoio che si anima improvviso.
Quelli di bellezza stanno tutti nella splendidamente perfetta Amelie Bea Smith/Flora, in ricordi che ricordi non sono più, e in un finale inaspettatamente commovente, in quella voce che si fa nuovamente protagonista a riassumere anni di amore e poi di attesa.
Ma a conti fatti, The Haunting of Bly Manor non è solo una storia di fantasmi, una storia d'amore e una storia in parte di Mike Flanagan, è soprattutto una storia che delude.
Per come alcuni dei racconti che formano la sua storia non sono ben calibrati, per come certe storie d'amore non sono ben rappresentate, per come certe aspettative han finito per avere la meglio.


Voto: ☕½/5

8 commenti:

  1. La sfiga di arrivare dopo una prima annata davvero riuscita, alla fine mi ha appassionato lo stesso, anche se la parte centrale della storia arranca, ma la differenza rispetto a "Hill House" è palese. Cheers!

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    1. Il confronto è meglio non farlo, che sarebbe perso in partenza.
      Qui mi è mancata la stessa solidità, con tante storie ma non tutte con lo stesso peso e la voglia palese di ripetere il successo con episodi tutto stile e poca sostanza.
      Forse Flanagan doveva stare alla regia e alla scrittura di tutti per convincermi davvero, perché buon materiale ce n'era.

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  2. Io non sono rimasta affatto delusa. Ancora una volta Flanagan è riuscito a inquietarmi e commuovermi al tempo stesso con queste intensissime storie d'amore e di fantasmi. Ovviamente il paragone con Hill House non regge, ma lì eravamo veramente su vette altissime.

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    1. Il finale mi ha commosso, e buone storie ce n'erano.
      Ma non tutte purtroppo, non per come le ho sentite, per come erano scritti certi personaggi e snodi.
      Vince la delusione nel mio caso.

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  3. L'ho trovato noioso e stucchevole, grande delusione.

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    1. In questo caso siamo d'accordo: tra storie poco coinvolgenti ed esercizi di stile, la delusione non può che far capolino.

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  4. Per me per niente deludente, anzi.
    Hill House era bella, ma rovinava clamorosamente sul finale. Qui invece il finale è una cose perfettamente splendida. Al di là di questo, meno brividi, ma una storia nel complesso ancora più sfaccettata, emozionante e coinvolgente. L'episodio incentrato sull'attore cresciuto di E.T. telefono casa mi è sembrato forse leggermente inferiore, per il resto uno spettacolo.
    Sarà che le mie aspettative nei confronti di Mike Flanagan dopo l'orrendo Doctor Sleep erano crollate. :)
    Comunque capisco benissimo che possa non piacere. Se non si ha un cuore ahahah

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    1. Pensa che a me Doctor Sleep è piaciuto più di questa serie.
      Troppe storie, troppi personaggi che non sono riusciti ad entrarmi nel cuore.
      Il finale, quello sì, è perfettamente splendido e risolleva da quell'episodio aggiunto a Hill House che lo aveva rovinato pure a me.

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