Andiamo al Cinema
Ai tempi del liceo, guardando e studiando quelle marine, quei quadri pieni di fascino e di luce, immaginavo il signor Turner come un elegante uomo inglese, alto e fine, vestito con grazia, con l'immancabile cilindro a rendere ancora più dinoccolata la sua statura. Lo immaginavo girare l'Italia con il suo blocco di schizzi, soffermarsi ai bordi di una collina e contemplare il mare, perdersi in questo, nel suo infinito, riportarlo all'alba dei tempi, alla battaglie greche e romane.
Quale sorpresa, quindi, trovare un uomo non solo completamente diverso, ma anche del tutto opposto a quanto costruito dalla mia mente di studentessa rappresentato nel film di Mike Leigh.
Turner era burbero, era grottesco, parlava grugnendo, tozzo e beone, di certo non fine, che all'età di 54 vive ancora con il padre, scapolo, pur avendo due figlie.
Una cosa almeno l'avevo rappresentata esatta: il suo amore per il mare, il suo perdersi in esso, con il quaderno degli schizzi sempre a portata di mano.
Turner (sull'inspiegabile eliminazione del Mister non mi pronuncio nemmeno) è l'ennesimo film biografico uscito al cinema da inizio anno, e l'ennesimo che si trova ad essere nominato agli Oscar (anche se in categorie minori: fotografia, costumi, colonna sonora e scenografia), ma è diverso dagli altri biopic, non vuole rappresentare un momento particolare della vita dell'artista, no, e nemmeno raccontarcelo e mostrarcelo al suo meglio, o nella sua formazione.
Leigh si sofferma sui suoi ultimi anni di vita, con la tragica morte del padre a segnarlo, con il rapporto con l'Accademia che si fa complicato, con la sua stessa arte che procede furiosa verso la luce, verso quelle pennellate che da lì a qualche anno avrebbero aperto la strada agli impressionisti.
Nel farlo, il regista si affida a un Timothy Spall quanto mai fisico, quasi ripugnante, che grugnisce, che guarda di sottecchi e premiato per questa sua trasformazione a Cannes.
Questo Turner ha però ancora spazio per un amore romantico, segreto, che si distanzia dagli attacchi animaleschi alla cameriera o dalle furiose gesta per finire i suoi quadri: sputi, cibo, polveri... tutto finisce nella sua tela, per dar vita a marine sempre più indecifrabili, sempre più distanti dal pubblico di allora.
Nel ritratto di un artista, trovano spazio poi anche le inquadrature di un'epoca, di altri artisti, dall'egocentrico Haydon, al più mite e pragmatico Constable, e di altri aristocratici, mostrando come si riuscisse a vivere di arte, come questo pittore si preparasse, viaggiasse e vivesse per quanto doveva dipingere.
Il quadro che ne esce è di quelli perfettamente compiti: una fotografia che si fa pittorica, che incastra immagini che potrebbero tranquillamente essere uscite da un pennello, la musica che fa contrappunto, o che sa rimanere in silenzio nei momenti fatidici, la macchina da presa che inquadra e sbircia.
Un po' troppa formalità, forse, per un artista così animalesco e fisico, un lento procedere in cui anche le teorie sulla luce, sul colore ci vengono enunciate, ma un ritratto che nel calore che emana sa lasciare anche un po' freddi, o solo un po' troppo stanchi.
Peccato, da come scrivi ho paura che non sarà molto nelle mie corde.
RispondiEliminaEppure, amo molto Turner, e speravo che Leigh potesse renderlo più "di pancia".
Il ritratto è quello di un uomo molto... terreno. Ma non sempre è un bene, per quanto sincero, soprattutto se annegato nella lentezza.
EliminaQuesto mi incuriosiva perché la storia di Turner la conoscevo, ma l'affollarsi di biopic, per quanto sia diretto da uno come Leigh, mi ha fatto passare la voglia.
RispondiEliminaTra tutti i biopic di questo inizio anno, questo vince come fotografia, ma perde in quanto a ritmo e passione.
EliminaUn personaggio ritratto come un essere ripugnante. Sul fatto che fosse davvero così però è tutto da vedere, magari in realtà era più simile a quanto immaginavi tu al liceo di quanto questo insopportabile, soporifero film ci voglia far credere...
RispondiEliminaLo spero, faccio reset nella mia memoria e mi tengo l'immagine elegante e raffinata che mi ero costruita. Questi grugniti li lascio a Leigh.
EliminaQuesti sono i film che di solito buttano su Rai Movie alle 18.00....Aspetterò quattro/cinque anni per vederlo.
RispondiEliminaHai ragione, e come fiction in due puntate avrebbe più potenzialità anche se ovviamente nettamente superiore a livello tecnico di quanto siamo abituati.
EliminaFilm strano, anche io mi aspettavo qualcosa di diverso. Che personaggio questo Turner, e che strani gusti...
RispondiEliminaIn quanto a donne? In quanto a ingredienti di pittura? In quanto a lingua da parlare?
EliminaUn Turner che forse nessuno si aspettava.
Non sapevo di questo film fino a quando non ho visto la locandina proprio un paio di giorni fa.
RispondiEliminaIn realtà anche io avevo di Turner un'idea completamente diversa, ma credo che mi terrò la mia idea romanzata piuttosto che scoprire com'era il vero Turner xD
La tua è una scelta saggia e giusta, scoprire l'uomo dietro la poesia (dei dipinti) non sempre è un bene.
EliminaTra tutti i biopic usciti questo è di gran lunga il meglio dipinto. Ha una messa in scena straordinaria e Timothy Spall è grandioso. Mi ha messo addosso molta malinconia e quel finale "a specchio" è tristissimo (nel senso buono).
RispondiEliminaIo proprio in quel finale ho ceduto, quei centocinquanta minuti sono troppi, troppi davvero per quanto ben realizzati.
EliminaPer me è un no, tiepido, ma un no.