4 giugno 2016

Julieta

Andiamo al Cinema

Ancora ricordi, ancora un racconto nel racconto che scava nel passato.
Almodóvar torna in vesti serie, e torna a un racconto stile Tutto su mia madre, perchè anche questa volta di una madre si parla, del suo trascorso, dei suoi segreti, anche se è lei stessa a raccontarsi, a quella figlia che non sappiamo dove sta, cosa fa, perchè non è più lì.
Tutto scatta una mattina come le altre, con Julieta prossima al trasferimento definitivo con il fidanzato in Portogallo, lasciandosi dietro le spalle Madrid e il suo dolore, che c'è, si percepisce.
L'incontro con Ava rovina i suoi piani, manda in frantumi la sua eleganza, la sua solidità, la sua vita.
Lascia il fidanzato, cambia appartamento, torna alla ricerca di risposte raccontandosi, nelle pagine di un diario che si fa lettera.


E così, scopriamo una vita che nulla ha da invidiare a una di quelle tragedia greche che Julieta spiega con passione ai suoi alunni: un marito, già sposato, vedovo pur senza esserlo davvero, conosciuto fra i binari di un suicidio; un amore, travolgente, che nasce e cresce sotto lo sguardo di una severa domestica; il litigio, che porta a un'altra morte, ad anni bui, da cui ci si risolleva solo per subire un'altra perdita.
Un inizio, quello marittimo, che per temi e scelte, per quella passione che esplode e non ci viene censurata, sembra scopiazzare Son de Mar di Bigas Luna.
Un evolversi, fermo e stanca, nel male della depressione, che porta al cambiamento d'età, dell'attrice protagonista.
È tanto, troppo, quello che Julieta passa nella sua vita, lei, bellissima e colorata negli anni '80, madre giusta e disciplinata, ma anche figlia, che non si rende conto del pericoloso parallelismo che corre tra lei e il padre, in cerca di conforto, allontanato.


È un racconto che non disdegna le digressioni, che man mano ci porta a capire le scelte, i luoghi ritrovati da Julieta.
Luoghi splendidi, tra case e cascine in cui ci si vorrebbe trasferire, e appartamenti gioiello nel cuore di Madrid, con quel rosso che torna e ritorna, in abiti, oggetti, pareti.
E poi, ovviamente, c'è lo stile. Uno stile Almodóvar che inquadra le due protagoniste Emma Suárez e Adriana Ugarte, le due età di Julieta, in tutto il loro splendore, soffermandosi su abiti dal taglio squisito, su volti pieni di bellezza.
C'è quindi una patina estetica di troppo, una luce troppo accesa, troppo di taglio fiction, a rovinare una storia che fatica ad ingranare, che solo dopo molte pagine, molte parole, ci porta con sé.
Il problema è che restano dubbi, restano in sospeso domande e situazioni, che non trovano una risposta, che si fanno troppo leggere di fronte a tragedie e morti.
Fino ad arrivare a quel finale, tagliato con l'accetta, che lascia di stucco lì in quella svolta che stava per arrivare.
Pur essendo tratto da un racconto di Alice Munro, caro Pedro, un'Antia ce lo devi.


Regia Pedro Almodóvar
Sceneggiatura Pedro Almodóvar
Musiche Alberto Iglesias
Cast Emma Suárez, Adriana Ugarte, Daniel Grao, Inma Cuesta
Se ti è piaciuto guarda anche
Tutto su mia madre, Gli abbracci spezzati, Son de Mar

5 commenti:

  1. Con Almodovar ho un rapporto un po' strano.
    In realtà, mi mancano alcuni dei suoi film più famosi, ma ad esempio mi piacciono "i minori", Gli abbracci spezzati e La pelle che abito. Questo lo vedrò, ma senza fretta. Nel mentre, magari, recupero qualcosa.
    Ps. La pazza gioia, la settimana prossima, arriva da me. Per ingannare l'attesa, ho recuperato un altro Virzì: Io e Napoleone. Carinissimo davvero.

    RispondiElimina
  2. Almodòvar non è più quello di un tempo, dobbiamo farcene una ragione: questo film è appena un po' più dignitoso rispetto a "Gli amanti passeggeri", ma l'estro, il genio, le emozioni degli anni migliori sono andati irrimediabilmente perduti... qui si salvano le due attrici (bravissime) e certe trovate filmiche ma la sceneggiatura è arida e senza spessore, quasi come se tutto quello che accade alle due dono sia solo un canovaccio per far quadrare la sceneggiatura... per me, appena sufficiente.

    RispondiElimina
  3. Se è un Tutto su mia madre in tono minore, potrei accontentarmi...

    RispondiElimina
  4. solitamente vado da Almodovar con cuor leggero, e la quasi certezza che sarà un successo...
    ammetto che, quando ho visto il trailer, non mi è venuta la "solita" stra voglia di correre al cinema, ma la tua recensione, in un qualche modo, mi bacchetta, facendomi tornare sui binari di un antico rispetto reciproco

    RispondiElimina
  5. Un Almodovar in fase calante. La fine è tipica di chi non sa cosa proporre. Banale e senza un perché.

    RispondiElimina