Andiamo al Cinema su Mubi
Per alcuni critici è stato il miglior film del 2021.
Se non il migliore, di certo tra i primi cinque.
È dal 2021, quindi, che questo Azor mi ronza attorno, in attesa del suo momento che però, vuoi per la trama (il viaggio di un banchiere svizzero nell'Argentina sotto dittatura alla ricerca del suo socio e di mantenere saldi i rapporti con i clienti storici), vuoi per le immagini con cui era stato pubblicizzato, mi attirava poco.
C'è voluta un'influenza, ci sono volute giornate in cui ho fatto fuori serie TV e film più facili, per convincermi a dargli finalmente una chance.
E ora, vorrei scambiare qualche parola con i critici e i loro gusti del 2021, anno in cui, per me, hanno trionfato Fennell, Sorrentino e Vinterberg, per dire.
Partiamo dalla trama.
Che affascina più per quello che non dice, che per quello che mostra.
Yvan De Wiel e la moglie arrivano a Buenos Aires, vengono scortati in albergo, si muovono di tenuta a circoli privati, ippodromi e feste esclusive, mentre intorno si mormora.
La dittatura politica spaventa tutti, che però non parlano, lasciano intendere le loro ritrosie nell'affidarsi a un nuovo banchiere, lasciano immaginare il destino di quel socio svanito nel nulla, di figli impegnati che non sono più tornarti a casa, mentre Yvan cerca di entrare nelle scomode scarpe di quel socio che sapeva muoversi più agilmente in questo mondo di ricchi decadenti il cui tempo sembra agli sgoccioli.
Gli viene in soccorso la moglie, che legge gli altri, che anticipa mosse e psicologie con cui giocarsi la fedeltà.
Questa, una trama che viene raccontata con i ritmi lenti e sonnolenti propri della borghesia annoiata, che sembra chiudere gli occhi e tenersi lontana dai pericoli, dall'imminente esproprio statale.
Lo stile, quindi, non aiuta ad amare un film in cui i personaggi non cercano la nostra simpatia, e la scelta di attori poco affascinanti nei pochi affascinanti anni '80 come Fabrizio Rongione e Stephanie Cléau sembra confermarlo.
La patina del tempo, poi, non si poggia in una regia a tratti patinata, a tratti ricercata, soprattutto nelle scene bucoliche all'aperto. Creando uno stacco di stile che fa pensare a due mani diverse, a due intenti diversi.
Tutto fa pensare che prima o poi qualcosa esploderà, che un indizio, un passo falso, venga commesso e un destino rivelato.
Invece, le vicende di un banchiere finiscono su un'isola privata, in un crescendo che è difficile ritenere tale.
Andreas Fontana al suo esordio dimostra di avere occhio ma non mano, in una storia che si ispira ai diari del nonno banchiere che in visita in Argentina mai menziona il colpo di stato, lo stato di regime, escludendo dalla sua storia, la Storia.
Forse, averlo visto a ridosso di They Shot the Piano Player che invece la Storia la indaga e la interroga, ha avuto su di me un effetto di rabbia e frustrazione verso questo torpore e questi agi.
Di certo, anche se con anni di ritardo non andrà a modificare le mie preferenze verso donne vendicative, biografie dolorose e esperimenti alcolici.
Voto: ☕☕/5
Non sapevo fosse considerato tra i migliori film del 2021, anche perché non sapevo proprio della sua esistenza XD
RispondiEliminaComunque, non mi sembra di perdermi granché. Anche perché ormai il 2021 è andato e allo stesso è troppo ravvicinato per poter contare su un effetto revival :)
Perdilo tranquillamente, c'era e c'è di meglio, e io devo smetterla di seguire consigli di critici poco affini ai miei gusti.
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