24 ottobre 2017

Halt and Catch Fire - Stagione 4 (e ultima)

Mondo Serial

I fazzoletti li preparavo già da un anno.
Da quando dopo aver vinto ogni sfida contro la cancellazione, Halt and Catch Fire aveva deciso per la sua chiusura.
Mi si trovava d'accordo: meglio finire quando si è al meglio, che allungare il brodo.
Meglio fermarsi agli anni '90, lì quando la rivoluzione di internet ha il suo inizio, che avanzare ancora e ancora.
Non pensavo però di dover usare scatole e scatole di quei fazzoletti, per un addio commovente, pieno di emozioni e sopratutto perfetto.



Si corre veloci allora in questi ultimi 10 episodi, si corre saltando anni, mettendo da parte ex, società, matrimoni, ma non per questo si perde sostanza e linearità, anzi.
Sono cresciuti con noi Joe e Cameron, Donna e Gordon, e con loro le figlie di quest'ultimi, ora adolescenti problematiche e interessate al mondo in cui si muovono i genitori.
Prima, però, c'è quella società creata in tre e portata avanti da uno, che non funziona, che resta indietro, che è meglio smantellare prima di soccombere.
Poi c'è un'altra società, creata dalla mente candida di Haley, gestita in modo più disciplinato ma libero proprio come in Mutuny, e poi c'è la stessa Comet gestita dal solo Joe, con Haley che si fa da parte, figlioccia protetta e alla ricerca di sé.
Tre società, nessuna gloria.
Anzi, quattro se ci si mette pure quella di Donna.
E cinque se si aggiunge il secondo videogioco di Cameron.
Perché se c'è una cosa che Halt and Catch Fire ci ha insegnato in questi 4 anni, è non aver paura di tentare. Che da ogni fallimento ci si può riprendere, che sia un matrimonio che ci ha portato lontani, in un altro continente, una relazione rischiosa ma fatta anche di momenti indelebili, una società in cui si hanno avuto momenti esaltanti, di pura gioia.
Il fallimento non fa più paura.
Fa arrabbiare, certo, mina la nostra sicurezza, e basta vedere Cameron in mezzo alla natura, chiusa nella sua roulotte per dire che sì, cadere non è mai bello.
Ma ci si rialza, sempre e comunque.
Ci si rimbocca le maniche alla ricerca di un'idea, quella giusta, quella che arriva anche quando tutto sembrava perduto, la strada per l'addio già presa.


C'ha insegnato poi un mondo a parte, un mondo in cui si parla e si scrive in codice, in cui il lavoro non ha orari, non ha fine, volendo.
Non ha nemmeno genere, e anche qui, dove il potere alle donne non è mai mancato, e dove il ruolo di casalinga è sempre stato stretto -a Donna come a Cameron-, c'è spazio per discorsi importanti, per chi i figli non li vuole e per chi spera in un futuro migliore per le proprie.
Noi, però, figlie di quella generazione, possiamo tristemente dimostrare visti i titoli di giornale delle ultime settimane, che non è andata così. Che di strada in questo senso ce n'è ancora da fare.
E allora, un altro insegnamento è quello di stare sempre all'erta, sempre sull'attenti. Ogni minima parola, o gesto, o sguardo, potrebbe portare a una nuova idea.
Sempre di scrittura si parla, in fondo.
È un mondo di creativi, quello di Halt and Catch Fire, ma mai come in questa stagione conclusiva, è un mondo di persone con le proprie debolezze. Ci mostrano e si scava ancor più nei sentimenti dei protagonisti, e sembra un paradosso che in una serie che dovrebbe parlare di come le macchine sono nate, si scopre che proprio l'amore, l'amicizia, le ha create.
La loro evoluzione ha quindi dell'impressionante, con Donna ora nel ruolo dell'antieroe, una nuova Joe in gonnella, che ruba ed estorce, che gode del suo potere, della sua perfezione. Mentre Joe alle prese con figlie non sue e in un'allineazione dei pianeti con Cameron (la riconquista con una chiamata allunga-vita lunga un giorno intero che è il romanticismo in cui si alternano il Principe di Bel-Air e Updike) diventa incredibilmente socievole e umano. Diverso ma uguale, quando si tratta di prendere la parola, le redini.


Così, si compiono davanti ai nostri occhi scene da incorniciare, con quei dialoghi tesi, solidi, che lasciano solchi, con quelle scene perfette, fatte anche solo di semplici sguardi, o di una frase ("era pensato per persone come te") che fanno piangere tutte le lacrime.
Qualche esempio? Prendere una puntata difficile e a rischio buonismo come Goodwill (4x08) che si mantiene in un equilibrio perfetto di contegno e lacrime, o prendere anche solo la nascita e la morte di Phoenix, per capire.
La crescita di ognuno, pure della piccola Haley e della dirompente Joanie, e pure di un John sacrificato in questa stagione, e un po' fuori contesto, anche se essenziale nel capire e nell'unire il gruppo, è avvenuta sotto i nostri occhi, e non si può che essere grati per un finale pieno di speranza, sì, ma sopratutto di bellezza.
Che chiude un cerchio e ne apre un altro.
Lascia in sospeso, ma allo stesso tempo conclude.
La qualità tecnica è sempre quella: altissima. Tra abiti che si aggiornano, musica bella come quella dei primi anni '90 e ovviamente una fotografia e movimenti di macchina che danno quella solidità, quell'unicità che ricorda i più fumosi e alcolici anni di Mad Men.
Spiace la poca fortuna di pubblico qui come altrove, spiace che questa perla, questo capolavoro -sì, capolavoro- di serie in pochi la conoscano.
Sarà rivalutata, ne sono sicura. E ne sarò felice.


4 commenti:

  1. La migliore serie che quasi nessuno, a parte me e te, non ha mai visto.
    Un motivo in più per essere tristi. :(

    Le ultime puntate sono state delle vere pugnalate. Roba da portare a un incremento nella vendita dei fazzoletti, se solo questa serie avesse avuto più spettatori.

    Anche a me John, un po' moribondo e un po' no, non ha convinto granché in questa stagione. Gli altri invece sono stati spettacolari. In particolare Haley è diventata ben presto la mia preferita.

    Rispetto ad altre serie di maggior successo sono mancati giusto draghi e zombie, per il resto non è mancato niente.

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    1. Io aspetto al varco i nuovi fan, come per Breaking Bad so che arriveranno prima o poi e ne sarò felice. Intanto mi adopero consigliandola a tutti.

      Con gli ultimi 4 episodi ho finito la scorta di fazzoletti, quanta bellezza! Più di Haley, in questa stagione, ho amato Joe, la sua trasformazione è il segno di quanto bene sia fatta Halt and Catch Fire, altro che draghi e zombie: rispetto per i personaggi e per la scrittura.
      Abbiamo un nuovo Mad Men che sa non essere Mad Men, ma se stesso.

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  2. Anche io sono tra gli adoratori di HACF, ancora non capisco come mai è stato completamente ignorato dal mercato italiano...boh... veramente una perla, un capolavoro!

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    1. Il mercato italiano purtroppo snobba la maggior parte dei prodotti seriali di qualità, le prime stagioni però dovrebbero essere disponibili su Netflix. Spero che questo aiuti HACF a sfondare poco a poco, innamorarsene e lodarla è immediato. Mancherà davvero tanto!

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