In quell'Ottocento un po' bacchettone, quasi una donna su due era macchiata di soffrire di isteria. Una "malattia" che comprendeva frustrazione, scatti d'ira, apatia. La cura? Provocare un parossismo, più semplicemente, un orgasmo.
Hysteria racconta dell'invenzione nata un po' per caso un po' per necessità dell'oggetto che ha sconvolto il mondo, e non solo quello femminile di quegli anni: il vibratore.
Protagonista di questa divertente storia è un impacciato Mortimer Granville, giovane medico alla ricerca di imporre un metodo moderno di medicina (che comprende le più normali norme igieniche per combattere degli esserini invisibili chiamati germi) in una Londra vecchia e tradizionalista. Da un impiego all'altro incappa nello studio del Dottor Dalrymple che cura l'isteria femminile con lo stancante ma a suo modo efficace metodo "a mano".
Ma in casa del dottor Dalrymple, Mortimer troverà molto più di un lavoro, l'amore corrisposto per la figlia perfetta Emily ma anche l'inspiegabile attrazione per la sorella Charlotte, donna moderna che lavora e aiuta il prossimo rivendicando i suoi diritti di donna.
Hysteria non è certo il classico film storico ma è più una commedia in costume che attraverso l'elemento del vibratore racconta una classica storia d'amore che ha molti ostacoli da infrangere. Si ride e ci si emoziona quindi, con degli attori che incarnano la grazia e l'eleganza di fine '800 (Hugh Dancy e Maggie Gyllenhaal attraggono) e su cui però spicca Rupert Everett, che in quegli anni avrebbe dovuto nascere visto il modo disincatato e perfetto con cui da anni ormai interpreta ruoli in costume, e che è la spalla comica per le scene più divertenti.
Distante quindi dall'erotismo spudorato di Shame, Hysteria parla di sesso in modo naturale e per questo sorprende piacevolmente.
Da non perdere, nei titoli di coda, la comparsa di un acquirente del magico oggetto del tutto particolare.
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