Pubblicato nel 1987, La scopa del sistema è l'esplosivo romanzo d'esordio che fece conoscere al pubblico americano e non solo il genio di David Foster Wallace. Il suo stile dirompente e fuori dalle regole, ricercato e giocoso si era già fatto sentire con i numerosi racconti usciti per riviste e quotidiani, ma al passaggio alla prosa lunga, nulla fortunatamente cambia, anzi, migliora.
Personaggi strampalati (un fratello intelligente che vende i suoi pensieri per la droga, un pappagallo sboccato che trova la fede, un fidanzato -Mister Vigorous- geloso e non all'altezza del suo nome... ) compongono il quadro della ricerca da parte della bella Lenore Beadsman della nonna scomparsa dall'ospizio. Attraverso il confronto con la famiglia ricca e per questo abbandonata, il lavoro ripetitivo di centralinista e la convivenza con l'amica del cuore entriamo nel suo mondo particolare e ossessivo, fatto di traumi passati e apatia all'oggi.
La sua indagine è però un pretesto per incrociare in maniera sublime tutte le vicende e tutti i protagonisti, per giocare con lo stile e per esternare riflessioni e malesseri. La depressione, il disfacimento delle proprie capacità sono infatti lo sfondo onnipresente su cui il romanzo si compone, e distinguere le vicende di finzione da quelle reali dell'autore non è facile. Ogni pagina trasuda della sua malattia e della lotta ad essa, Lenore come il fratello LaVache o lo psicanalista immorale Dr. Jay sembrano mille facce rappresenta il suo vissuto. E forse anche per questo tanto ci si affeziona a loro e, nonostante la complessità di stile, finire La scopa del sistema lascia la strana sensazione di aver perso qualcuno di importante.
"Be', credo che non sia esattamente che la vita va raccontata anziché vissuta; è piuttosto che la vita è il suo racconto, e che in me non c'è niente che non sia o raccontato o raccontabile. Ma se è davvero così, allora che differenza c'è, perché vivere?"
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